Di recente sono stato a Pontremoli a presentare il mio libro sulla Toscana, nella bella piazza di quella cittadina della Val di Magra.

Per arrivarci sono passato vicino a Luni che dà il nome alla Lunigiana, la terra che è fra il mare e quelle Alpi Apuane in cui Michelangelo trovava il marmo per capolavori come il Mosè e la Pietà vaticana(coltivò addirittura il sogno di scolpire una di quelle montagne perché il colosso si vedesse dal mare). Mille suggestioni vengono in mente percorrendo la nostra terra. Continua

Giovanni Guareschi voleva essere la voce “dei milioni e milioni di uomini comuni che, con la loro assennata mediocrità, tengono in piedi la baracca di questo mondo”.

Torna in mente oggi perché, nell’Italia profonda, l’Italia popolare, il 2 novembre ancora si visitano i cimiteri e si ricordano i nostri morti, quei “milioni di uomini comuni” da cui abbiamo ricevuto la vita e il cui lavoro, le cui sofferenze, hanno costruito la nostra Italia. Continua

Ieri si coglieva, anche nei media, l’entusiasmo e perfino la commozione di tutti per la scoperta archeologica di San Casciano dei Bagni (le statue e i reperti in un’area sacra etrusca poi romanizzata).

Alcuni entusiasti sono poi quelli che hanno da ridire sul ritorno della parola “patria”. Eppure nulla come quel tesoro millenario spiega il significato di questa parola che per decenni è stata bandita dal discorso pubblico.

Patria è la terra dei padri, la terra dove sono sepolte le generazioni da cui discendiamo, la terra che è impastata con le loro ossa e con i segni della loro vita, con le mura, le case, i templi, le civiltà che costruirono. Confondere questa idea di “patria” con il fascismo o il nazionalismo è come confondere il polmone con la polmonite.

Non a caso la ritroviamo nelle bellissime pagine di una personalità che è un simbolo dell’antifascismo, Piero Calamandrei, un padre costituente che fu tra i fondatori del Partito d’Azione. Continua

“E credo che per ristabilire l’amicizia europea, sarebbe bene che – prima di tutto – i ladri restituissero la refurtiva”. Così tuonò Piero Calamandrei, nel suo storico discorso del 1951, a Londra, parlando delle “Opere d’arte in Italia e la guerra”.

Chi sono stati coloro che hanno “spogliato” l’Italia trafugando i suoi tesori? Anzitutto Germania e Francia, proprio quei paesi che oggi pretendono di insegnare l’europeismo e di condannare gli italiani come “nazionalisti” perché cercano di difendere i loro interessi.

Due volte hanno provato con le armi e il sangue a “unire l’Europa” sotto il loro dominio: prima con Napoleone e poi con Hitler. In entrambi i casi sono venuti in Italia a massacrare e derubare i nostri immensi tesori d’arte (che poi sono la nostra anima e la nostra identità).

Chi oggi vuole davvero “fare l’Europa” dovrebbe cominciare a chiedere – con Calamandrei – la restituzione della “refurtiva”. Ma non facciamoci illusioni. In questa Europa all’Italia si riservano solo attacchi. A noi nessuno restituisce alcunché. Continua

Stavolta il maltempo non solo ha fatto molte vittime (e ovviamente è questa la tragedia più grave), ma ha anche devastato immensi e bellissimi boschi, come quello – in alto Friuli – dei preziosi abeti rossi da cui si ricavano i violini Stradivari, o una foresta in Trentino. In Veneto si ha uno scenario apocalittico: 100 mila ettari di bosco distrutti. Con una miriade di frane.

Purtroppo – con buona pace degli ambientalisti che incolpano sempre l’uomo – la natura è la prima grande devastatrice di se stessa, come sapeva Giacomo Leopardi quando, nella “Ginestra”, ricordava la distruzione prodotta dai vulcani (il “formidabil monte/ Sterminator Vesevo”).

Nel disastro ambientale di questi giorni, anzi, l’opera dell’uomo è chiamata a “riparare” i danni della natura e anche a prevenirli e scongiurarli. A ben vedere poi, soprattutto in Italia, ciò che chiamiamo “natura” e che appare così puro, bello e affascinante, è in una certa parte opera dell’uomo stesso.

Mi spiego. L’Italia – oltre ad essere uno scrigno unico al mondo di tesori artistici, monumentali e architettonici – è un caso straordinario anche come ricchezze naturalistiche. Continua

“Identità nazionale” oggi sembra essere diventata un’espressione tabù per i salotti intellettuali. Perfino la parola “Italia” è diventata sospetta.

Eppure l’amore per la nostra identità e l’orgoglio per la grande storia dell’Italia e la sua bellezza incomparabile, vibrano nel meglio della nostra cultura.

La Feltrinelli ha appena pubblicato una raccolta di scritti di Giorgio Bassani, “Italia da salvare (Gli anni della presidenza di Italia Nostra 1965-1980)”. Sono gli interventi dello scrittore ferrarese come fondatore e presidente di “Italia Nostra”.

Prendo spunto da una delle citazioni iniziali del libro: L’Italia è un Paese sacro non soltanto per noi, ma per il mondo intero. Il mondo è diventato moderno perché la storia è passata veramente di qua; ne abbiamo le prove sparse in tutto il territorio. Bisogna che noi, per noi stessi innanzi tutto, ma anche per il mondo intero che deve aiutarci, riusciamo a salvare, a conservare il patrimonio artistico e naturale italiano.”

Altri pensieri dello scrittore: “siamo dei conservatori, perché siamo dei progressisti”; “è vero o no che il mondo, da antico è diventato moderno proprio grazie all’Italia e alla sua storia?”. Continua