Stavolta il maltempo non solo ha fatto molte vittime (e ovviamente è questa la tragedia più grave), ma ha anche devastato immensi e bellissimi boschi, come quello – in alto Friuli – dei preziosi abeti rossi da cui si ricavano i violini Stradivari, o una foresta in Trentino. In Veneto si ha uno scenario apocalittico: 100 mila ettari di bosco distrutti. Con una miriade di frane.
Purtroppo – con buona pace degli ambientalisti che incolpano sempre l’uomo – la natura è la prima grande devastatrice di se stessa, come sapeva Giacomo Leopardi quando, nella “Ginestra”, ricordava la distruzione prodotta dai vulcani (il “formidabil monte/ Sterminator Vesevo”).
Nel disastro ambientale di questi giorni, anzi, l’opera dell’uomo è chiamata a “riparare” i danni della natura e anche a prevenirli e scongiurarli. A ben vedere poi, soprattutto in Italia, ciò che chiamiamo “natura” e che appare così puro, bello e affascinante, è in una certa parte opera dell’uomo stesso.
Mi spiego. L’Italia – oltre ad essere uno scrigno unico al mondo di tesori artistici, monumentali e architettonici – è un caso straordinario anche come ricchezze naturalistiche. Continua