E’ cambiato tutto rispetto a quando è stato votato alle Camere il taglio dei parlamentari. Il centrodestra dovrebbe capirlo, rifletterci e riconsiderare tutto (anche il suo “sì” al referendum): se non apre gli occhi e non comprende le manovre in corso, rischia di suicidarsi.

Perché diciamo che è cambiato tutto? Per due ragioni. Anzitutto è totalmente cambiato il Paese: se già l’Italia era ferma, collassata da vent’anni, con un quarto della manifattura persa, il Covid ci ha dato il colpo di grazia.

Con un paese allo sfascio e la pandemia che potrebbe ricominciare, con l’economia in coma e milioni di posti di lavoro che salteranno di sicuro in autunno, quindi una crisi sociale senza precedenti, è assurdo e inammissibile che la politica, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, si occupi di taglio dei parlamentari, riforma dei regolamenti parlamentari, ridistribuzione dei collegi e nuova legge elettorale.

Quando c’è un’emergenza sociale di queste dimensioni non si può perdere tempo così. Di tutto questo agli italiani importa meno di zero e potrebbe davvero esplodere la rabbia sociale se – invece di salvare la barca che affonda – i politici si gingillassero con manovre di palazzo come la nuova legge elettorale.

In secondo luogo è cambiato tutto nel quadro politico e il centrodestra non può ignorarlo. Perché? Premetto che io considero fortissime le ragioni del “no” al referendum, perché abbiamo già una rappresentanza simile agli altri paesi europei e con questo dissennato taglio dei parlamentari intere regioni e anche certe aree politiche non sarebbero più rappresentate in Parlamento: si creerebbe uno squilibrio pericoloso nelle istituzioni. Inoltre – dopo la gestione dell’emergenza fatta dal governo Conte, emarginando il Parlamento – si assesterebbe un colpo ulteriore alla democrazia rappresentativa in un momento in cui invece c’è bisogno di difendere le nostre libertà di fronte allo strapotere dell’esecutivo.

La democrazia può costare un caffè in più a testa (questo è in effetti il risparmio), però è meglio pagare un euro in più per la democrazia che risparmiare un euro per avere un regimetto.

Tuttavia, anche se – in via di principio – si considerasse positivo il taglio dei parlamentari e anche se si fosse votato a favore (come hanno fatto i partiti di centrodestra, più o meno di malavoglia) – oggi c’è un nuovo scenario politico che impone di riconsiderare tutto. Continua

Ci sono due Matteo Renzi. Del primo sono estimatore ed amico. Il secondo – a mio avviso – rappresenta un pericolo, per l’Italia e anche per se stesso.

Dico subito – anticipando le mie conclusioni – che voterò “no” (e spero che vinca il no) per “rottamare” il Matteo 2 e far tornare sulla scena il Matteo 1.

Infatti sono convinto che – spazzato via il delirio di onnipotenza del secondo Matteo, che ha fatto perdere al Paese il momento giusto per la ripresa economica – il primo Matteo, ridimensionato dalla batosta, più umile e più serio, potrà essere utile alla politica italiana e al nostro Paese. Continua

Qui lo spiego partendo da un pensiero di Dostoevskij e da uno di S. Agostino. Per arrivare al grande cardinale Newman che afferma: “La Chiesa E’ necessariamente un partito”. Se non capiamo questo … Continua