E’ stata chiamata “la triste gioventù” e pare la protagonista delle cronache estive di quest’anno. Nell’inverno scorso sui giornali era rappresentata come una gioventù dal presente precario e dal futuro incerto, che sconta i debiti dei padri e deve lasciare l’Italia per potersi costruire qualcosa.
In questi giorni è diventata pure una “gioventù consumata” che “esaurisce la vitalità e la vita stessa in discoteca e nei dintorni. Questi giovani: che si avvelenano con pasticche e droghe”, come scrive Ilvo Diamanti.
Ma c’è qualcosa che nessuno dice: estate o inverno, tutti sono sempre alla ricerca del senso della vita, sia la ragazzina adolescente che si riempie di piercing per “gridare” il bisogno di essere notata, cioè di esistere per qualcuno, di essere amata; sia il laureato in Informatica che deve fare il pizzaiolo, ma ora ha messo da parte i soldi per cercare a Londra la sua vera opportunità di lavoro. Continua