Ieri molti hanno cercato di vedere le stelle cadenti. E’ dalla notte dei tempi che gli uomini guardano il cielo stellato pieni di meraviglia e di timore: uno spettacolo commovente perché ha a che fare col mistero del nostro essere nell’universo, con la nostra solitudine.

C’è una traccia nella nostra lingua, nella parola “desiderio”. Infatti “de-sidera” etimologicamente rimanda all’impossibilità di vedere le stelle, quando gli aruspici non potevano scrutare gli astri per decifrare un destino e i viandanti non potevano orientarsi per ritrovare la strada.

Così gli antichi chiamavano “desiderantes” quei soldati romani che, preoccupati, attendevano il ritorno incerto dei propri compagni dal campo di battaglia.

Ma “desiderantes” sono tutti coloro che soffrono una mancanza o una nostalgia, siamo tutti noi per il buio che avvolge il nostro destino.

Soldati di non si sa quale guerra, inquieti viandanti, inappagati sognatori alla ricerca di noi stessi, con tante domande sul senso della vita e sulla nostra sorte, come in una notte senza stelle.

Con la sua sensibilità ebraica, George Steiner dice: “Siamo le creature di una grande sete, ossessionate dal ritorno a una casa che non abbiamo mai conosciuto. […] Più che ‘homo sapiens’, l’uomo è ‘homo quaerens’ ”. Continua