È noto che fra l’8 settembre 1943 e la Liberazione, tante chiese e conventi dettero rifugio a perseguitati e ricercati dai nazifascisti, in particolare ebrei che la sanguinaria ideologia hitleriana aveva destinato allo sterminio. A Roma – secondo lo storico Renzo De Felice – furono circa 150 questi istituti religiosi.

LA SCOPERTA

Nei giorni scorsi è stato reso noto che nell’archivio del Pontificio istituto biblico si è ritrovato un documento di grande valore, l’elenco delle 4.300 persone che a Roma furono salvate da quest’opera di accoglienza clandestina, con l’identificazione di 3.600 nominativi. Dall’incrocio con i documenti della Comunità ebraica romana risulta che 3.200 di loro erano sicuramente ebrei.

Per una pura coincidenza temporale questa scoperta è stata fatta alla vigilia della beatificazione della famiglia Ulma, la cui vicenda mostra cosa accadeva a chi, in quei mesi tremendi, nascondeva ebrei, quando venivano scoperti. Continua

La visita di papa Bergoglio alla comunità ebraica di Roma è stata bella e significativa, ma ovviamente – per ragioni storiche – non poteva essere emozionante come le precedenti visite di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

L’intervento di Francesco è stato nel solco dei suoi predecessori, di cui ha anche ricordato qualche espressione.

Netta è stata la sua condanna “di ogni forma di antisemitismo” e la “condanna di ogni ingiuria, discriminazione e persecuzione che ne derivano”.

Sacrosante parole, ma a far uscire l’incontro da una certa ovvia ritualità ha provveduto l’appassionato e toccante intervento di Ruth Dureghello, Presidente della Comunità ebraica di Roma. Continua