Nell’anno epidemico 2020 ha fatto irruzione nel mondo – per miliardi di persone – un ospite imprevisto e sgradito (perché obbligato): la solitudine. Un fenomeno planetario e – al tempo stesso – intimo, con cui stentiamo a fare i conti.

Più amara e drammatica è stata la solitudine in cui sono morte centinaia di migliaia di persone che, per ragioni sanitarie, non hanno potuto vivere i loro ultimi minuti con coloro che amavano. Una vera tragedia.

Meno straziante, ma straniante e dolorosa è stata la solitudine che a tutti noi è stata imposta dal lockdown. Dopo qualche mese estivo di ripresa dei contatti umani – ma per molti di “isolamento” prudenziale dovuto alla positività – arriva adesso questo nuovo lockdown soft, di distanziamento fisico in cui ci è prescritto pure un Natale senza ospiti e addirittura sono bocciati abbracci, baci e altri tipi di contatto. Continua

C’è una piaga sociale che dovrebbe allarmare quanto l’esplosione della povertà fra gli italiani e in parte è amplificata proprio dalla massiccia caduta nella povertà di una grossa fascia del ceto medio.

Questa nuova piaga potrebbe diventare altrettanto drammatica e costosa socialmente: si tratta della solitudine.

Secondo un’indagine Istat circa 9 milioni di italiani temono di ritrovarsi soli in un eventuale momento di bisogno dovuto a malattia o altri gravi problemi.

La domanda è stata così formulata: “ha la certezza di poter contare su un certo numero di persone (senza quantificare quante) in caso di gravi problemi personali? Gli altri sono attenti a quanto le accade? In caso di necessità è facile per lei avere aiuto dai vicini di casa?”.

Ai nove milioni di italiani che ritengono di poter avere un supporto “debole”, cioè temono di trovarsi da soli, si aggiungono poi i ventotto milioni di connazionali che danno una risposta “intermedia”. Solo quattordici milioni affermano di poter contare su un sostegno “forte”.

Sono dati riportati dal sito “Quotidiano sanità” secondo cui “dai 35 anni in su la paura di restare di soli colpisce quasi un italiano su cinque”.

Ovviamente fra gli anziani e i più poveri c’è una maggiore incidenza della solitudine. E’ infatti una situazione dovuta all’invecchiamento della popolazione e al crollo demografico, due fenomeni che in Italia sono particolarmente gravi, ma anche alla contestuale e progressiva dissoluzione della famiglia che, in questi anni, nel nostro Paese, ha svolto una straordinaria funzione di supplenza dello “stato sociale” ormai sfasciato. Continua