Per quanto i (neo, post o ex) comunisti nostrani, fischiettando, facciano finta di non conoscerlo, Vladimir Putin è (e rimane) un compagno, un comunista del Pcus fatto e finito, uscito dalla gelida fabbrica del Kgb. La riabilitazione dell’Urss in corso in Russia in questi anni (compresa quella di Stalin) lo dimostra platealmente. Come la felpa con la scritta CCCP esibita provocatoriamente dal ministro Lavrov in Alaska.

Cosa comporta il comunismo di Putin? Vuol dire che comprende soprattutto il linguaggio della forza, della supremazia militare e della violenza, perché è quello dalla storia sovietica, è il marxismo-leninismo. Perciò tende a considerare la mano tesa dell’avversario come un segno di debolezza. Continua

La notizia susciterà dei mal di pancia fra i cattocomunisti e nei salotti NoPax del progressismo mediatico. Ma come potranno far finta di nulla?

Ieri, all’indomani del primo incontro fra Putin e Trump sull’Ucraina, papa Leone XIV ha dato la sua importante benedizione al tentativo del presidente americano di tessere la tela di una trattativa che possa mettere fine alla sanguinosa guerra in Ucraina.

Ecco le sue parole chiare pronunciate all’Angelus: “Preghiamo perché vadano a buon fine gli sforzi per far cessare le guerre e promuovere la pace; affinché, nelle trattative, si ponga sempre al primo posto il bene comune dei popoli”. Continua

Tantissimi, a parole, invocano pace pace pace. Ma poi sono sempre pronti a distillare veleno, disprezzo e critiche contro l’unico leader mondiale che prova a lavorare davvero per la pacificazione: Donald Trump.

Rischiano di somigliare a certi personaggi della Bibbia: “La loro lingua è una freccia micidiale, essa non parla che in malafede; con la bocca ognuno parla di pace al suo prossimo, ma nel cuore gli tende insidie” (Ger 9:8); “parlano di pace al loro prossimo, ma hanno la malizia nel cuore” (Salmo 28:3).

Nei giorni scorsi molti attaccavano Trump perché – a loro dire – incontrava Putin per accordarsi con lui, escludendo Zelensky e l’Unione europea. Non è andata così. Continua

Di fronte allo stallo (momentaneo?) delle trattative fra Ucraina e Russiaoccorre trovare vie diverse per la pacificazione altrimenti la Casa Bianca dovrà cambiare strategie e scenari. Quali?

Non so se la prospettiva delineata ieri sul Giornale da Edward Luttwak potrà mai diventare la linea dell’amministrazione Trump, ma certamente Luttwak è un addetto ai lavori e ben conosce le idee che attualmente circolano negli ambienti repubblicani di Washington. Continua

Per far finire la guerra in Ucraina non bisogna risolvere solo questioni territoriali, militari o economiche. In fondo su tutte queste cose si possono trovare dei compromessi. Dopo qualsiasi guerra si sono stipulati trattati di pace.

Nell’immediato però c’è un’altra cosa che blocca tutto. È di natura esistenziale. Lo ha spiegato, con amarezza, Donald Trump, giorni fa, in un’intervista in cui ha detto che forse la pace in Ucraina è diventata impossibile perché “c’è un odio tremendo tra loro”. Parlava di Putin e Zelensky. Lo conferma il tira e molla sull’incontro fra i due presidenti in Turchia. Continua

Stanno demolendo l’Unione europea. Chi? I cattivi “sovranisti”? L’odioso Trump? Il perfido Putin? No: gli europeisti. Proprio coloro che ogni giorno fanno pubbliche e fanatiche professioni di fede europeista.

Già negli anni passati, per fare un esermpio, con il Geen Deal, la leadership della UE ha assestato un colpo mortale all’industria europea e al benessere dei nostri popoli. Continua

“Militari franco-britannici a Kiev”, titolano i giornali. Macron tuona: “Momento della storia decisivo”. Questa trovata militarista – mentre gli Usa stanno lavorando per la pace – è un “missile” contro le trattative, un colpo all’unità dell’Occidente e pure alla UE.

L’invio di soldati francesi e britannici in Ucraina peraltro ricorda l’intervento di questi due Paesi nella Guerra di Crimea (1853-1856) contro la Russia. Solo che oggi la Russia è una grande potenza atomica e la loro è quindi una mossa doppiamente pericolosa. Continua

Ieri il Papa, che essendo ricoverato non ha potuto leggere il suo messaggio all’Angelus, ha scritto: “Anch’io prego per voi e prego soprattutto per la pace. Da qui la guerra appare ancora più assurda. Preghiamo per la martoriata Ucraina, per Palestina, Israele, Libano, Myanmar, Sudan, Kivu”.

Il Pontefice in questi anni ha continuato a implorare pace come la biblica voce che grida nel deserto. Probabilmente oggi, da malato, in ospedale, offre anche le sue sofferenze per questo. E proprio nei giorni di dolore del Pontefice si sta faticosamente mettendo in moto quel cammino della pace che egli ha invocato per anni. Continua

Non si è mai vista una tale ondata di anti americanismo sui media, sotto forma di anti trumpismo, che tracima, in questi giorni, nelle pagine dei quotidiani. Il clima è reso incandescente anche dalle reazioni di certe aristocrazie che vedono traballare vecchie posizioni di potere.

In particolare, a proposito della guerra in Ucraina e della strategia di pacificazione della nuova amministrazione americana, accade un fatto surreale: si dipingono gli Stati Uniti di Trump (addirittura) come una minaccia per l’Occidente i cui valori sarebbero invece rappresentati e difesi dall’Unione europea contro l’America. Verrebbe da sorridere di tali assurdità se non fossero espresse anche da personalità importanti come se fossero realtà. Continua

Fin dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, papa Francesco ha cercato in tutti i modi far tacere le armi e scongiurare l’esplodere un terzo conflitto mondiale. In questi giorni è in corso una missione della Santa Sede e ieri il presidente ucraino Zelensky ha incontrato il Papa a Roma. Hanno parlato di iniziative umanitarie che forse sono un passo verso la pace.

Ma, al di là degli aspetti diplomatici e geopolitici, nell’evento di ieri c’è un dettaglio che incuriosisce: la data. Lo ha sottolineato il Papa stesso, prima di incontrare Zelensky, con questo tweet: “La Madonna di Fatima, Madre di Gesù e nostra, ci aiuti a costruire vie di incontro e sentieri di dialogo verso la pace, e ci dia il coraggio di intraprenderli senza indugio. Preghiamo insieme”. Continua