C’è un aspetto curioso nelle polemiche di questi giorni fra Stati Uniti e Unione europea. Negli ultimi mesi Mario Draghi è intervenuto diverse volte per demolire le disastrose politiche della UE che ci hanno portato al collasso industriale e al declino economico che ha impoverito i nostri popoli (politiche che, a suo tempo, Draghi stesso ha condiviso e di cui, anzi, è stato protagonista, ma questo passa in cavalleria).

Qual è stata la reazione dei giornali conformisti e dell’establishment europeista davanti alle sue cannonate? Tutti in estasi. Applausi scroscianti, elogi, monumenti a cavallo al grande banchiere.

Ora la Casa Bianca ha appena pubblicato il documento che delinea la strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, mettendo a fuoco lo stesso declino europeo, e come viene accolto? Fischi, grida scandalizzate e proteste. Nessuna riflessione seria e approfondita. Continua

“Promuovere la grandezza dell’Europa”. È il titolo del capitolo che la Casa Bianca ha dedicato al nostro continente nel documento che delinea la strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

Eppure a leggere i titoli di prima pagina dei giornali di ieri sembrava il contrario. “L’attacco choc di Trump all’Europa” (Corriere della sera). “Trump scarica l’Europa” (la Repubblica). “Europa addio, strappo americano” (La Stampa). “Trump scarica l’Europa” (Il Resto del Carlino). “Il nemico di Trump è l’Europa” (Il Foglio). “Guerra di secessione” (Il Manifesto). “Trump e l’odio contro l’Europa. ‘La sua civiltà sarà cancellata’” (Domani).

Titoli che stupiscono perché il documento Usa dice: “L’Europa rimane strategicamente e culturalmente vitale per gli Stati Uniti. Il commercio transatlantico resta uno dei pilastri dell’economia globale e della prosperità americana… Non solo non possiamo permetterci di ‘scaricare’ l’Europa: farlo sarebbe autolesionistico rispetto a ciò che questa strategia vuole ottenere”.

Continua

Donald Trump riprende l’antica consuetudine delle proclamazioni presidenziali, che risale a George Washington, e lancia l’Anti Communism Week (la settimana dell’anticomunismo) come “solenne ricordo della devastazione causata da una delle ideologie più distruttive della storia… Il comunismo ha devastato nazioni e anime. Oltre 100 milioni di vite sono state spezzate da regimi che hanno cercato di cancellare la fede, sopprimere la libertà e distruggere la prosperità”.

Lo spunto è l’anniversario della caduta del Muro di Berlino (vedi foto), ma il Corriere della sera nota che il testo è stato pubblicato, “forse per coincidenza, forse no”, appena dopo la vittoria di Zohran Mamdani come sindaco di New York. In realtà il testo contiene una lettura degli ultimi 35 anni di storia ed è la visione geopolitica della presidenza Trump. Continua

“Il nemico emergente in Occidente è il wokismo/marxismo che si combina con l’islamismo per distruggere lo stile di vita americano”.  Pochi giorni prima di essere ucciso, Charlie Kirk rilanciò questo suo tweet dove indicava all’Occidente la “battaglia spirituale”, che riteneva legata al cristianesimo, per salvare la nostra civiltà.

Kirk aveva ragione? Sono parole realiste e attuali anche per noi? In Italia, in effetti, il “campo largo” della sinistra, che va da Fratoianni e Vendola a Elly Schlein e Landini, passando per il populismo dei grillini, somiglia alla miscela di wokismo/marxismo. E l’aver fatto di Gaza la propria bandiera dimostra, quantomeno, che non hanno capito il pericolo islamista. Che riguarda anche l’Europa. Continua

“La cosa più importante da sapere su Charlie Kirk è che era un guerriero gioioso. Questo trentunenne era l’attivista conservatore più importante d’America, ma non era un uomo arrabbiato. Era sposato, aveva due figli piccoli ed era un devoto cristiano evangelico. Quando gli è stato chiesto in un’intervista come sperava di essere ricordato dopo la sua morte, ha risposto: ‘Per il mio coraggio nella fede’“.

Così Rod Dreher su Kirk. In effetti egli era detestato dai progressisti non solo per la sua opposizione al “politicamente corretto” e all’ideologia woke. Ma anche per il cordiale rispetto che aveva verso di loro. Li trattava come si deve fare fra esseri umani e “provava a dialogarci. Due colpe imperdonabili” scrive Ludovico Vicino “per chi disprezza l’umanità e odia se stesso”. Continua

La sinistra in Italia è traumatizzata. Questo spiega l’esasperazione dei toni, ogni giorno più aggressivi e più demagogici. Ha visto crollare tutte le sue certezze.

In breve tempo i compagni hanno perso le elezioni e il governo, vedendo insediarsi a Palazzo Chigi la leader della destra Giorgia Meloni. Hanno visto sgonfiarsi tutte le loro nefaste previsioni di crisi internazionale e di crollo dell’esecutivo di centrodestra (si è verificato esattamente il contrario).

Poi hanno perso la loro stella polare Usa con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Infine è scomparso papa Francesco che loro consideravano “il principale leader della sinistra” (D’Alema dixit). Continua

Tantissimi, a parole, invocano pace pace pace. Ma poi sono sempre pronti a distillare veleno, disprezzo e critiche contro l’unico leader mondiale che prova a lavorare davvero per la pacificazione: Donald Trump.

Rischiano di somigliare a certi personaggi della Bibbia: “La loro lingua è una freccia micidiale, essa non parla che in malafede; con la bocca ognuno parla di pace al suo prossimo, ma nel cuore gli tende insidie” (Ger 9:8); “parlano di pace al loro prossimo, ma hanno la malizia nel cuore” (Salmo 28:3).

Nei giorni scorsi molti attaccavano Trump perché – a loro dire – incontrava Putin per accordarsi con lui, escludendo Zelensky e l’Unione europea. Non è andata così. Continua

Il presidente Trump rifiuta sia l’isolazionismo dogmatico di certi Maga (che consegnerebbe il mondo a poteri folli), sia le guerre ideologiche di Neocon e Dem (che tanti danni hanno fatto in passato). Vecchi schemi da archiviare.

Invece c’è per ora una sorprendente vicinanza fra la sua azione e le esortazioni di Leone XIV, pur essendo due leader assai diversi con responsabilità e compiti diversi. Continua

Di fronte allo stallo (momentaneo?) delle trattative fra Ucraina e Russiaoccorre trovare vie diverse per la pacificazione altrimenti la Casa Bianca dovrà cambiare strategie e scenari. Quali?

Non so se la prospettiva delineata ieri sul Giornale da Edward Luttwak potrà mai diventare la linea dell’amministrazione Trump, ma certamente Luttwak è un addetto ai lavori e ben conosce le idee che attualmente circolano negli ambienti repubblicani di Washington. Continua

Ieri, fra i vaticanisti, dopo la prima omelia di Leone XIV, qualcuno ha commentato: “Mi ricorda più Wojtyla che Francesco”. È la sensazione giusta.

L’elezione di Giovanni Paolo II, nel 1978, fece conoscere a tutto il mondo la fede cattolica del popolo polacco, da cui poi venne la scintilla che fece crollare (in modo incruento) il mostro comunista dell’Est europeo.

Oggi l’elezione di Leone XIV fa scoprire a tutti la fioritura e la vivacità del cattolicesimo americano. Perché gli Stati Uniti, negli anni di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI e su loro impulso, hanno vissuto una grande rinascita della fede cattolica che sembrava smarrita e che è diventata socialmente molto rilevante. Continua