Venezia si proietta nel futuro come “Città campus”, culla di bellezza sì, da secoli, ma ora anche del sapere e dell’eccellenza (vedremo come). Così – essendo ammirata e amata in tutto il mondo – può diventare il simbolo della rinascita del nostro Paese, di ciò che il governo di centrodestra dovrebbe avere l’ambizione di realizzare: l’Italia del XXI secolo.

Il “caso Venezia” contiene un suggerimento per l’esecutivo: deve puntare su una sua narrazione positiva, sul fare, sul costruire, anziché lasciarsi continuamente risucchiare nelle deprimenti polemiche quotidiane del “partito mediatico”. Continua

Cosa cercava quel milione e mezzo di persone che ha percorso la passerella allestita sul lago d’Iseo dal bulgaro Christo Vladimirov Javacheff?

L’emozione di uno spaesamento, di un’illusionistica abolizione delle consuete leggi fisiche. Qualcosa che provoca sensazioni analoghe al volo in aereo o alle montagne russe. Ma che c’entra “l’arte”?

Era un luna park – presentato come “opera d’arte” – che consentiva di giocare, cioè di (virtualmente) camminare sulle acque come Gesù fece realmente, essendo il sogno inconscio di tutti un tale dominio divino della materia, del tempo e dello spazio.

Una sorta di videogioco 2.0, di quelli a tre dimensioni. La trovata poteva essere adeguata agli Stati Uniti, dove quasi non c’è storia: una perfetta appendice di Disneyland in California.

E’ singolare che sia stata invece realizzata in Italia, a un tiro di schioppo da una vera e incomparabile opera d’arte che da più di mille anni sorge sulle acque e permette di “camminare sulle acque”: Venezia. Continua

A Roma, simbolo perfetto di una gloria millenaria (passata) e della miseria presente, grande bellezza e grande monnezza, come al solito hanno superato anche quest’onda di piena con la scialuppa di salvataggio dell’ironia. Rassegnata e beffarda. Continua