L’ITALIA DEI GIORNALI NON E’ L’ITALIA REALE. QUELLA CHE COSTRUISCE IL SUO FUTURO (L’ESEMPIO DI VENEZIA)
Venezia si proietta nel futuro come “Città campus”, culla di bellezza sì, da secoli, ma ora anche del sapere e dell’eccellenza (vedremo come). Così – essendo ammirata e amata in tutto il mondo – può diventare il simbolo della rinascita del nostro Paese, di ciò che il governo di centrodestra dovrebbe avere l’ambizione di realizzare: l’Italia del XXI secolo.
Il “caso Venezia” contiene un suggerimento per l’esecutivo: deve puntare su una sua narrazione positiva, sul fare, sul costruire, anziché lasciarsi continuamente risucchiare nelle deprimenti polemiche quotidiane del “partito mediatico”.
Alla narrazione pregiudizialmente negativa e catastrofista di tale “partito mediatico”, che ha conquistato il vertice del Pd grazie al meccanismo surreale del voto-di-chiunque (che alle primarie del Pd ha annullato il voto degli iscritti), il governo può rispondere con un’altra narrazione, positiva e concreta.
Infatti il governo Meloni può vantare un bilancio positivo dei suoi primi cinque mesi, ma non riesce a far arrivare agli italiani i fatti e i dati che motivano l’ottimismo. La scena è dominata dalle quotidiane polemiche ideologiche dei giornali.
Eppure il Paese ha bisogno di avere consapevolezza del suo buono stato di salute e di non essere costantemente bombardato da narrazioni che lo dipingono sull’orlo di una guerra civile o sul ciglio di un baratro. La fiducia è un fattore essenziale per la crescita dell’economia (oltreché per la vita civile).
Non a caso domenica scorsa Francesco Giavazzi, sul “Corriere della sera”, ha firmato un editoriale intitolato “La fiducia che spinge la crescita”. Ha ricordato la straordinaria crescita dell’economia italiana degli ultimi due anni (10,5 per cento, al netto dell’inflazione) a cui i bonus edilizi hanno dato un contributo “trascurabile”, 1,4 dei 10,5 punti di crescita (creando “altri effetti negativi”).
Ha poi citato i recenti dati Istat 2022, fra cui la crescita delle esportazioni (+9 per cento) e degli investimenti (+9,4 per cento) e non ha fatto critiche alla politica economica del governo.
Si possono aggiungere i dati positivi sul lavoro: a gennaio è proseguito l’aumento degli occupati (459 mila unità in più rispetto al gennaio precedente): sono i dati migliori degli ultimi trent’anni (superiamo i 23 milioni e 300 mila occupati). Con buona pace dei catastrofisti.
Perfino un economista pessimista come Giavazzi dunque ha tracciato un quadro positivo (la sua autorevolezza gli permette di cantare fuori dal coro dei catastrofisti).
Bisogna però far tesoro del suo suggerimento finale sul Pnrr: “finora si sono svolti per lo più lavori preparatori, necessari affinché gli investimenti potessero partire. Il Pnrr vale più di 10 punti di Pil da spendere in quattro anni: è una spinta alla domanda che vale oltre due punti di Pil l’anno”.
È quindi un’opportunità molto grande, se non si fosse in grado di utilizzarlo “l’arresto della crescita diventerebbe una certezza”. È anche l’occasione storica per varare grandi opere infrastrutturali, per realizzare le reti di approvvigionamento energetico del Mediterraneo, per valorizzare i porti del Sud, vero hub commerciale nel punto di incontro di tre continenti. È l’occasione per ripensare le nostre città rendendole più moderne, più vivibili e capaci di valorizzare il “capitale umano” del nostro Paese.
E qui torniamo al “caso Venezia”. Nei giorni scorsi si è tenuto un workshop, organizzato dalla Fondazione “Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità”, guidata da Renato Brunetta, con la presenza del ministro dell’Università e della ricerca, per approfondire il progetto promosso dall’Università Ca’ Foscari, dall’Università Iuav di Venezia, dal Comune di Venezia, dalla Regione Veneto, dal Conservatorio di musica e dall’Accademia delle Belle Arti.
Si tratta del progetto “Venezia Città Campus” che punta ad ampliare l’offerta formativa fino a raddoppiare, nei prossimi dieci anni, la presenza studentesca (da 31 mila a 60 mila unità).
Il ministro Anna Maria Bernini ha detto: “è un progetto ambizioso, potremmo quasi definirlo un’ideale di città della conoscenza. Una Venezia che corre, che rincorre il sapere e che vuole superarsi. Una città in cui la conoscenza diventa motore di progresso con e per il territorio. Può rappresentare un progetto-pilota per instaurare nuove relazioni tra gli atenei, le imprese e i territori”.
In sostanza una Oxford lagunare che genera ricerca, innovazione e cultura. Sembra quello che auspicava Fernand Braudel nel suo libro “Venezia” (Il Mulino).
È un esempio da seguire per legare il passato e il futuro. Così l’Italia sarà sempre per tutti, come scriveva Anna Achmatova, “un sogno che continua a ripresentarsi per il resto della vita”.
Antonio Socci
Da “Libero”, 12 marzo 2023