LA STORIA SONO LORO

Siamo al 25 aprile e “Repubblica” (11/4) intervista lo storico Giovanni De Luna, autore di una storia del Partito d’Azione. Nel titolo esalta quella formazione politica la cui classe dirigente – dice il quotidiano – fu “capace di ricostruire il Paese”. Il sommario ribadisce che “furono capaci di risuscitare una nazione in macerie”.  Le precise parole dello storico sono queste: “Seppero trasformarsi da intellettuali a combattenti e poi furono capaci di guidare la ricostruzione”.

Ma è davvero così? Il Partito d’Azione ebbe la presidenza del Consiglio con Parri per soli 5 mesi (dal 21 giugno 1945 al 10 dicembre 1945) in un governo largamente dominato dai grandi partiti popolari: Dc, Pci e Psi.

Il PdA fu del tutto marginale nel Paese e visse lo spazio di un mattino: alle elezioni del 1946 prese l’1,45 per cento. Nel 1947 si sciolse e alle decisive elezioni del 18 aprile 1948 non c’era già più, né è mai rinato.

Fu certamente significativo il contributo dell’azionismo alla Resistenza. Questo va giustamente valorizzato. Ma dire che guidò la ricostruzione, che fu “capace di ricostruire il Paese”, è obiettivamente surreale.

 

 

ROGHI

Il ministro Franceschini annuncia la fine della censura cinematografica, che però era già una cosa del passato.

Giulio Meotti osserva: “Via la censura di stato. Ora ci sono la censura e l’autodafé politicamente corretti. Il ministro Franceschini dice che ‘l’arte torna libera’. Ma in tutta la cultura occidentale si è imposto un vero regime su quel che si può dire o scrivere. Tolgono persino Peter Pan dalle biblioteche pubbliche”. Continua

In questi tempi di pensiero uniforme e preconfezionato, sui media e nella rete, quindi nelle relazioni sociali, sembra tornata di grande attualità la canzone di Giorgio Gaber, “Il conformista”.

E’ la perfetta rappresentazione del mondo dei semicolti e dei cosiddetti intellettuali di oggi, seguiti e imitati pedissequamente da greggi che pascolano sui social e nei media:

Il conformista

è uno che di solito sta sempre dalla parte giusta

ha tutte le risposte belle chiare dentro la sua testa

è un concentrato di opinioni

E quando ha voglia di pensare pensa per sentito dire

forse da buon opportunista

si adegua senza farci caso

e vive nel suo paradiso”.

Ovviamente “il conformista” che un tempo fu “fascista” poi è diventato “marxista-leninista/ e dopo un po’ non so perché mi son trovato Americanista” (il testo dice: cattocomunista, ma lui cantando dice “americanista”).

Ma soprattutto – dice Gaber, facendo una carrellata degli ultimi decenni – è stato “un po’ sessantottista”, da qualche tempo “è ambientalista”, per un po’ è stato “come un po’ tutti socialista”, ma in sintesi oggi è “progressista,/ al tempo stesso liberista antirazzista” e pure “animalista” (non più “assistenzialista”). E naturalmente è “ottimista europeista”, “femminista” e “pacifista”. Continua

“Tutte le involuzioni autoritarie hanno bisogno di un pretesto. Il turco Erdogan ha utilizzato il tentato colpo di stato del 2016, Mussolini il tentato omicidio di uno studente di 15 anni nel 1926, Hitler l’incendio del Reichstag. In alcuni casi i pretesti sono chiaramente fabbricati, come nel caso di Hitler, altri sono chiaramente autentici, ma in tutti questi casi la reazione emotiva a un torto serve a giustificare qualcosa che, almeno nel lungo termine, è molto peggio. Sento che questo è ciò che sta accadendo negli Stati Uniti in questo momento”.

Chi firma queste considerazioni, prendendo spunto dall’irruzione di manifestanti nel parlamento americano del 6 gennaio, non è affatto un trumpiano o un analista “di destra”. Tutt’altro.

E’ Luigi Zingales, stimato e autorevole economista italiano che ha una cattedra alla prestigiosa Università di Chicago e una quantità di titoli accademici. In Italia è editorialista del “Sole 24 ore” e ha una rubrica su “L’Espresso”. L’articolo di Zingales è uscito su “Promarket”, pubblicazione collegata alla stessa Università di Chicago. Continua

La Guida Suprema dell’Iran, Alì Khamenei, su twitter, tuona tranquillamente: “Israele è un cancro maligno che deve essere rimosso e debellato: è possibile e accadrà”.

E’ un tweet che sta lì da tempo, nessuno ritiene di cancellarlo, tanto meno viene cancellata da Twitter la Guida Suprema che pure in questi mesi ha tuonato contro gli stati musulmani che “scendono a compromessi con il regime sionista usurpatore” (si riferisce agli “Accordi di Abramo” stipulati grazie a Trump fra Israele e alcuni stati arabi).

In compenso Twitter ha “imbavagliato” Trump che continua a ripetere che ci sono state enormi irregolarità nel voto del 3 novembre.

Su Twitter cinguettano tutti, solo Trump è stato cancellato. C’è per esempio Maduro, che domina in Venezuela e può twittare esaltando il suo regime e attaccando gli oppositori.

“Mentre Twitter bannava il presidente degli Stati Uniti”, ha scritto Giulio Meotti, l’ambasciata cinese negli Stati Uniti presentava la tragedia demografica degli Uiguri “come una loro ‘scelta riproduttiva’. Il fantastico mondo della libertà digitale”. Continua

Sono tempi cupi per chi ama la libertà. La voglia di bavaglio e di censuraavanza come un carro armato. La Sinistra “politically correct” – tribunale supremo delle idee ammesse o proibite – rivendica ormai la pretesa di decidere chi può parlare e chi no, cosa bisogna dire e come dirlo (in Italia già si discutono leggi di questo tipo).

Negli Stati Uniti questa ideologia accomuna i capitalisti della Silicon valley, gran parte dei media e le piazze manifestanti degli estremisti di sinistra. Con la compiacenza del Deep State.

Sono più potenti del presidente degli Stati Uniti Trump a cui hanno imposto, per tutta la campagna elettorale 2020, il bollo di biasimo delegittimante di twitter e facebook. Continua

FINALMENTE UN PASTORE CHE CRITICA LA CENSURA IMPOSTA AL SINODO PER FAR SENTIRE SOLO LA CAMPANA DI KASPER E BERGOGLIO.
MULLER DIFENDE IL DIRITTO DEL POPOLO DI DIO A SAPERE. EVVIVA IL CARDINALE MULLER, DIFENSORE DELLA RETTA DOTTRINA CATTOLICA E DEL POPOLO DI DIO
Qui la critica alla censura imposta agli interventi dei partecipanti del Sinodo.
Foto: Il Cardinale Müller