Ieri il “Corriere della sera” annunciava con questo incredibile tweet un suo articolo: “I discendenti degli ebrei sfuggiti al nazismo ora scappano dalla Brexit”. Sotto – per rincarare la dose – c’era una foto in bianco e nero di soldati nazisti che convogliano deportati verso i campi di sterminio.

Ma davvero al “Corriere” pensano che gli ebrei fuggano dalla Brexit come fuggivano dallo sterminio nazista? Cosa c’entra l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea (cioè appunto la Brexit) con lo sterminio degli ebrei sotto il nazismo?

C’è da trasecolare. Oltretutto nella Brexit è riemersa proprio la storica avversità britannica al formarsi di qualunque impero continentale europeo (tentato sia sotto Napoleone, sia sotto il III Reich). Oggi la Ue ha perlopiù natura economica, non militare, ma gli inglesi continuano a voler restare indipendenti da questa Ue a egemonia tedesca.

In ogni caso la Brexit è una decisione libera della maggioranza degli elettori del Regno Unito. Il nazismo è tutt’altra cosa. Perché mai la comunità ebraica britannica dovrebbe sentirsi minacciata dalla Brexit? Anzi, il fatto che venga limitata la già vasta immigrazione musulmana può casomai rasserenarla.

In effetti nell’articolo sul “Corriere” di Luigi Ippolito si parla di ebrei “in fuga evidentemente dalla Brexit”. Ma senza dimostrare che la comunità ebraica si sente minacciata dalla Brexit.

Se si approfondisce altrove la questione si scopre poi tutt’altra storia. Due mesi fa un sondaggio ha rivelato che il 40 per cento della comunità ebraica inglese “sta seriamente pensando di emigrare” se Jeremy Corbyn dovesse vincere le prossime elezioni. Il leader laburista – che, detto per inciso, non era per la Brexit – è noto per le sue posizioni estremistiche contro Israele. Continua

I media italiani, nella quasi totalità, sembrano una sorta di Giornale Unico scritto dal Giornalista Collettivo. Esso rappresenta il vero partito di opposizione a questo governo. Ma soprattutto è il Giornale Unico di opposizione, pregiudiziale e frontale, a Matteo Salvini.

E’ il Giornale Unico delle élite, dell’establishment che perde quote di potere, che tuona ogni giorno contro i barbari provinciali, che si dice ideologicamente cosmopolita e così amplifica la voce del Partito trasversale anti-italiano.

Quello che idolatra l’Unione Europea e gli ineffabili Mercati, mentre sparge discredito sull’Italia e “dimentica” il nostro interesse nazionale. Le élite si professano globali. Lorsignori hanno l’orticaria a sentir parlare di nazione italiana e di patrie.

Sono quelli che “il problema è il fascismo” e cosa volete che importi se dall’arrivo dell’euro abbiamo perso il 20 per cento di produzione industriale, se in otto anni hanno chiuso 158 mila saracinesche, sono raddoppiati i poveri assoluti, se in cinque anni sono arrivati 600 mila immigrati ed è schizzata al 35 per cento la disoccupazione giovanile. Continua

Una cosa è populista, fascista e xenofoba se la dice (o la fa) Salvini. Mentre diventa giusta, meritoria e lungimirante appena la dice o la fa la Sinistra. Ormai questo è l’andazzo. Lo abbiamo visto con l’emigrazione e il caso Minniti.

Qualcosa di simile potrebbe accadere sui temi dell’identità, della nazione, del sovranismo e dell’Europa.

Lo storico Ernesto Galli della Loggia, venerdì scorso, con un editoriale sul “Corriere della sera”, ha attaccato “l’ideologia europeista” perché ha “delegittimato alla radice” la moderna idea di nazione (o di stato nazionale) facendone la “responsabile di tutte le sciagure novecentesche”. Continua

Ma i giornali e gli intellettuali “illuminati”, a proposito della sciagurata guerra alla Libia, oggi non hanno nulla da dichiarare? Dilaga l’amnesia? Hanno perso tutti la favella?

A riportarci a quei giorni sono state – in queste ore – le sventure giudiziarie di Nicolas Sarkozy, l’ex presidente francese accusato dai magistrati di presunti finanziamenti occulti dalla Libia di Gheddafi per le presidenziali del 2007.

Lui nega tutto, ma è stato messo “sotto controllo giudiziario”. La vicenda potrebbe gettare una nuova luce sulla guerra alla Libia del 2011 che portò all’uccisione di Gheddafi, dal momento che proprio Sarkozy fu tra i suoi principali promotori.

Oggi possiamo dire che in quell’assurda avventura degli “esportatori della democrazia” – come era prevedibile – furono esportati solo distruzioni, caos e morte e furono fatti importare all’Italia valanghe di immigrati. Continua

Finalmente si alzano altre voci a denunciare il naufragio in corso della nave chiamata “Italia”. Almeno per una volta non solo noi, famigerati “populisti”, ma perfino il “Corriere della sera” si accorge che questo Paese – che era già alla deriva – sta andando a picco. Va in malora.

Lo dimostrano anzitutto la Caporetto quotidiana delle nostre frontiere violate (ieri 5.000 nuovi arrivati) e i dati dell’economia come il debito pubblico che aumenta (a maggio nuovo record, 2.279 miliardi di euro), come i 4,7 milioni di italiani che vivono in povertà assoluta (8,4 milioni in povertà relativa), la pressione fiscale che soffoca la ripresa, la disoccupazione giovanile a livelli tragici e il pil che boccheggia.

Ma il “Corriere” di ieri – grazie alla penna di Ernesto Galli della Loggia – rappresenta il disastro da un altro punto di vista: la vita quotidiana degli italiani.

Iniziando la sua lucida diagnosi, Galli si chiede quale immagine di sé stia dando l’Italia in questi mesi estivi. Ed ecco la sua desolata risposta: “quella di un Paese in cui il governo e con lui tutti i pubblici poteri appaiono sul punto di perdere il controllo del territorio”.

Poi stila un triste elenco di fatti e fenomeni di questa estate italiana: “decine di incendiari spinti da interessi criminali mettono tranquillamente a fuoco vastissime zone della Penisola”, senza che nessuno di loro venga individuato e arrestato.

Periferie (“soffocanti e orribili”) della grandi città con i servizi “al collasso”, dove al crepuscolo scatta una sorta di coprifuoco, dove i mezzi pubblici diventano luoghi pericolosi o dove interi caseggiati o quartieri sono “nelle mani di bande di malavitosi abituati a farla da padroni”. Continua

Non è facile convincere i giovani che è necessario studiare sodo, imparare, sudare sui libri, fare master e tirocini sottopagati…

Quando poi nelle università italiane non ci sono spazi e così nei centri di ricerca ed è difficilissimo inserirsi nelle “corporazioni” professionali dei propri sogni. Che molti vanno ad inseguire all’estero.

Per capire qual è la considerazione del lavoro intellettuale, in Italia, oggi, forse basta un flash, un piccolo episodio che mi ha colpito in questi giorni: il magazine culturale del Corriere della sera, che si chiama La Lettura, questa settimana si apre con quattro paginone (quattro!) dedicate a… Jovanotti.

E’ un simpatico ragazzone, ma non credo che – lui stesso – si ritenga un gigante del pensiero universale. Eppure si trova su un tale palcoscenico culturale per il solo fatto che compie 50 anni, un evento – a quanto pare – superiore al 750° anniversario della nascita di Dante, che non ricordo sia stato celebrato così. Continua

Ieri una pagina del “Corriere della sera” a firma Vittorio Messori (col titolo: “Ecco perché abbiamo davvero due papi”), ci ha fatto una rivelazione clamorosa: Benedetto XVI, rinunciando al suo mandato con certe particolari espressioni, ha lasciato “solo il suo potere di governo e di comando sulla Chiesa”.  Continua

Perché una corazzata come il “Corriere della sera” sta così amplificando il presunto smarrimento della Chiesa in seguito alle dimissioni del Papa? Continua

Domenica scorsa, su queste colonne, ho spiegato come fosse in corso – al convegno delle associazioni cattoliche a Todi – un tentativo di “colonizzazione”  del mondo cristiano da parte degli ambienti del “Corriere”, presenti in forze a quel simposio non solo col direttore Ferruccio de Bortoli, ma pure con il banchiere-editore Corrado Passera e con l’editorialista Galli della Loggia. Continua