CONTRADDIZIONE

Antonio Polito, sul “Corriere della sera” (21/9), critica il governatore del Texas, Greg Abbott, che ha preso due decisioni: “la legge che nega il diritto all’aborto dopo la sesta settimana, togliendo alla gestante la libertà di scelta, e l’ordine esecutivo che proibisce l’imposizione del green pass o di qualsiasi obbligo vaccinale, che invece dà al cittadino totale libertà di scelta”.

Secondo Polito le due norme sono clamorosamente contraddittorie: è vero. Ma – precisato che nel primo caso non è un divieto assoluto di aborto, ma solo oltre la sesta settimana – è egualmente contraddittorio anche il contrario: sostenere l’obbligo del Green pass (o l’obbligo vaccinale) e proclamare la libertà di abortire.

Infatti chi si oppone al Green pass e al vaccino rivendica la propria libertà di decidere sul proprio corpo (fra l’altro con slogan simili a quelli del movimento abortista). Quindi pone una questione di libertà.

Ma l’obbligo del Green pass viene giustamente motivato con la necessità di opporsi al contagio collettivo tramite il vaccino o il tampone, in base al principio secondo cui “la tua libertà finisce dove comincia la mia”.

A ben vedere questo principio vale anche nel caso dell’aborto, perché anche lì c’è di mezzo un’altra persona: la libertà assoluta della donna di abortire infatti confligge con i diritti di un’altra vita.

A spiegarlo razionalmente non è stato un qualche bigotto clericale, ma il simbolo della cultura laica italiana, Norberto Bobbio e proprio sul Corriere della sera.

BOBBIO E KANT

Infatti l’8 maggio 1981, al tempo del referendum sull’aborto, Bobbioargomentava da giurista: “ci sono tre diritti. Il primo, quello del concepito, è fondamentale (perché è il diritto alla vita, ndr). Gli altri, quella della donna e quello della società, sono derivati. Inoltre, e questo per me è il punto centrale, il diritto della donna e quello della società, che vengono di solito addotti per giustificare l’aborto, possono essere soddisfatti senza ricorrere all’aborto, cioè evitando il concepimento. Una volta avvenuto il concepimento il diritto del concepito può essere soddisfatto solo lasciandolo nascere”.

In sostanza Bobbio sembra ispirarsi ai fondamenti razionali dell’agire morale di Kant: “agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona, sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine, mai solo come mezzo”.

Bobbio, nella stessa intervista, dichiarava: “Mi stupisco che i laici lascino ai credenti il privilegio e l’onore di affermare che non si deve uccidere”.

Ovviamente ci fu chi obiettò e negò che il concepito sia subito un essere umano, ma se si nega che lo sia dal concepimento resta da spiegare quando lo diventerebbe: non sapendolo dire con certezza il “principio di precauzione” imporrebbe egualmente il no all’aborto.

Nel mondo laico diverse altre voci significative si espressero in modo simile a Bobbio: per esempio Nicola Abbagnano, Antonello Trombadori e Nicola Matteucci.

Pier Paolo Pasolini scrisse, anch’egli, contro l’aborto sul “Corriere della sera” del 19 gennaio 1975, usando espressioni assai dure. Leonardo Sciascia riconobbe che nelle parole di Pasolini c’era “un fondo di inquietante verità”.

DESTRA/SINISTRA

Torniamo a Polito: nell’editoriale citato voleva mettere in guardia “la destra del futuro” dal cadere nella contraddizione del governatore del Texas. Ma ha dimenticato di mettere in guardia la sinistra del presente che (a temi capovolti) cade già nella contraddizione di Abbott.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 25 settembre 2021

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