Soffiano venti di guerra. E pensieri dolorosi e confusi riempivano la mia mente, nei giorni scorsi, mentre, tornato a Siena, salivo fino al Duomo (vedi foto). Quando, in cima a via dei Fusari, appare di colpo lo splendore della facciata scolpita da Giovanni Pisano, si è investiti da emozioni che – come diceva Federico Tozzi – “fanno mancare il respiro e scoppiare il cuore”.

Non si trovano parole. Anche se si sono letti mille studi che spiegano tutti i dettagli di quel capolavoro. Anche se si è nati lì ed è la millesima volta che si torna su quella piazza. Il libro di marmo della facciata e poi quello dell’immenso pavimento istoriato, lo struggente Pulpito di Nicola Pisano e poi l’opera di Duccio, di Donatello, di Michelangelo… Quella fuga di marmi e di colonne bianche e nere…

Si comprende perché Richard Wagner – che arrivò a Siena nell’estate 1880 – ne rimase folgorato. Era il 23 agosto. La moglie Cosima annotò: “visita al Duomo! Richard si è commosso fino alle lacrime, dice che è l’impressione più forte che abbia mai ricevuto da un edificio. Vorrei ascoltare il preludio del Parsifal sotto questa cupola”. Continua

“Lì si trova un altro mondo contrapposto a questo, che è perituro e transitorio… perché esiste un altro mondo la cui forma non perisce, il cui sembiante non trascorre, la cui bellezza non ha mai fine… Non c’è nulla di quanto tu possa volere che non vi possa trovare”.

Così Ugo di S. Vittore medita sul simbolo dell’arca descrivendola come “i nuovi cieli e la nuova terra” che l’Apocalisse annuncia col ritorno di Cristo e la resurrezione.

A queste esegesi si ispiravano i costruttori di cattedrali del Medioevo: l’edificio sacro è immagine della Gerusalemme celeste. La pianta stessa dell’edificio è a forma di croce e rappresenta anche il Corpo di Dio.

Il Duomo di Siena è un perfetto esempio dei significati simbolici dell’architettura cristiana. Entrandovi si entra letteralmente dentro un’opera d’arte e si entra dentro un altro mondo in questo mondo. Il Duomo è tutto in marmo, all’esterno e all’interno, in tutte le sue tre dimensioni e il marmo richiama il Tempio di Gerusalemme. Continua

“Tenet”, due volte la parola latina “Tenet” a forma di croce palindromica, con la N al centro e il Tau ai quattro vertici. Così è scritto nel cosiddetto “quadrato magico” che – sconosciuto a tutti – sta da secoli inciso su un lato del Duomo di Siena.

“Tiene”. E’ la Cattedrale che “tiene”, perché è fondata sulla “pietra angolare” che è Cristo. Ricorda il motto dei certosini: “Stat crux dum volvitur orbis”, cioè fissa resta la croce, come asse dell’universo, mentre il mondo ruota e il tempo divora la vanità e la gloria mondana.

Dunque “tenet” la fede millenaria degli avi e dei santi di Siena, a cui si appoggia la povera fede dei senesi di oggi, ma anche il loro accanito amore alla tradizione.

Ed è stato emozionante, lunedì – per la solenne Messa della Madonna Assunta in cielo, a cui sono dedicati il Duomo e il Palio di agosto (e perfino il campanone sulla Torre del Mangia) – dopo la consacrazione, al momento in cui il vescovo ha elevato l’Ostia e il Calice, assistere all’irrompere del suono alto e limpidissimo delle chiarine (simbolo dell’antica repubblica di Siena) con tutte le bandiere delle contrade innalzate che si sono inchinate all’eucaristico re dell’universo.

In questa misteriosa città, di cui la Madonna è Regina, tutto grida la passione per la bellezza, cioè per la fede cattolica. “Tenet” questa fede millenaria. Sia pure come piccola luce, oggi, nei cuori.

IL TRACOLLO

Altro, a Siena, non tiene. Anzi, frana tutta una storia per il malgoverno, l’incultura e l’arrogante ideologia che da settant’anni soffocano questa antica città. Continua