Scriveva Charles Péguy, grande convertito, che i veri eroi del nostro tempo non sono i rivoluzionari, le star, i capipopolo, i tribuni mediatici o i condottieri, ma sono le madri e i padri di famiglia.

E in Italia lo si vede in queste ore. E’ un popolo di padri, di madri e di figli, un popolo inerme e gioioso, che – facendo mille sacrifici (perché qui non ci sono i potenti sindacati a pagare i biglietti) – va a Roma a proprie spese contro il Ddl Cirinnà.

Va a Roma per ricordare che c’è una sola “famiglia” ed è “la società naturale fondata sul matrimonio”, cioè quella fra uomo e donna che è riconosciuta dalla Costituzione.

Ma anche per difendere la dignità delle donne dalla pratica dell’”utero in affitto” e per ricordare a tutti i diritti dei bambini che vengono prima di ogni altra cosa.

Non era mai accaduto che un’iniziativa di massa, come si annuncia essere il Family day di domani, partisse completamente dal basso, dalle famiglie, per riempire la “location” più grande d’Italia: il Circo Massimo di Roma. Senza nessuna organizzazione, senza nessun leader politico o sindacale. Continua

“E’ accaduto una piccolo miracolo, speriamo duri…”. Così, nel popolo cattolico più ortodosso, si commenta il sorprendente intervento di ieri di papa Bergoglio. Anche se si temono gelate che smentiscano l’improvvisa primavera.

Infatti la frase di ieri del pontefice – “non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione” – per di più in un discorso solenne alla Rota romana, cade proprio nel mezzo alla discussione parlamentare sulle unioni civili.

Colpisce anche la vicinanza di quell’argomento papale ai dubbi di costituzionalità delle legge che – a quanto pare – hanno trovato orecchie attente al Quirinale. Continua

La visita di papa Bergoglio alla comunità ebraica di Roma è stata bella e significativa, ma ovviamente – per ragioni storiche – non poteva essere emozionante come le precedenti visite di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

L’intervento di Francesco è stato nel solco dei suoi predecessori, di cui ha anche ricordato qualche espressione.

Netta è stata la sua condanna “di ogni forma di antisemitismo” e la “condanna di ogni ingiuria, discriminazione e persecuzione che ne derivano”.

Sacrosante parole, ma a far uscire l’incontro da una certa ovvia ritualità ha provveduto l’appassionato e toccante intervento di Ruth Dureghello, Presidente della Comunità ebraica di Roma. Continua

Forse voleva essere il primo Papa a entrare in un tempio ebraico, dagli anni di san Pietro, ma ben prima di Francesco, che oggi incontrerà la comunità ebraica romana, Giovanni Paolo II visitò il Tempio Maggiore di Roma il 13 aprile 1986.

Benedetto XVI – oltre al Tempio della capitale, visitato il 17 gennaio 2010 – era già andato, il 22 agosto 2005, alla Sinagoga di Colonia, quella che era stata distrutta dai nazisti nel 1938, nella “Notte dei cristalli”.

Wojtyla e Ratzinger, che possono essere considerati come protagonisti di un unico pontificato, riempirono di contenuti il dialogo fraterno con il mondo ebraico.

Papa Benedetto proseguì sulla strada aperta dal predecessore anche con i suoi libri su Gesù.

Ma c’è molto altro. Giorgio Israel, un grande intellettuale ebreo recentemente scomparso, mi ha parlato più volte con entusiasmo di importanti testi teologici e interventi preziosi della luminosa stagione di Giovanni Paolo II e Joseph Ratzinger.

Di fronte a questi due giganti, papa Bergoglio ha uno spessore infinitamente minore e la sua visita servirà soprattutto a mettere qualche toppa. Continua

Fino a ieri la Chiesa ci ha insegnato che avremmo dovuto ascoltare e pregare di più la Vergine Maria, che è la nostra Madre premurosa e la potente protezione contro il male.

Giovanni Paolo II ci ha fatto scoprire la bellezza della consacrazione a Lei. E Ratzinger ci ha pure insegnato che la Madonna è la garanzia contro tutte le eresie.

Ma oggi sembra proprio che stia venendo giù tutto…

Adesso ci vengono a dire addirittura il contrario, cioè che non bisogna essere troppo devoti alla Madre di Dio altrimenti si disturba il “dialogo” con i luterani…

Chi lo ha detto? Continua

Il discorso bergogliano di Firenze ha d’un solo colpo cancellato il pontificato di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI riprecipitando la Chiesa italiana nel devastante marasma clericoprogressista degli anni Settanta, proprio gli anni in cui Paolo VI – isolato e inascoltato – denunciava il “fumo di Satana” entrato nel tempio di Dio e la furia autodemolitrice scatenatasi nella Chiesa. Quelli furono gli anni più cupi della storia della Chiesa italiana e ci stiamo tornando.

Bergoglio peraltro è così a digiuno di riferimenti culturali e privo di solide basi teologiche che in quel discorso fiorentino ha preso abbagli incredibili. Ho già segnalato quello sul don Camillo di Guareschi, un goffo autogol.

Il professor Pietro De Marco (QUI pubblicato da Sandro Magister con una breve introduzione) mostra pure come siano del tutto sbagliati e rovesciati anche i suoi riferimenti polemici a gnosi e pelagianismo.

Passano pochi giorni e arriva l’eccidio di Parigi… Continua

In Italia la stampa ha steso una cappa di plumbea e uniforme propaganda di regime attorno al Vaticano di Bergoglio.

Altrove non è così. Sui giornali stranieri più autorevoli ci sono voci che spiegano le conseguenze devastanti del colpo di mano di Bergoglio sulla Chiesa Cattolica.

Per esempio, venerdì scorso sul sito del “Washington Post”, Steve Skojec ha firmato un articolo che aveva questa esauriente titolazione:

“Il Sinodo è stato una farsa. I leader cattolici fedeli (alla dottrina) dovrebbero abbandonare l’aula sinodale. La chiesa sta facendo una svolta pericolosa verso l’eresia nelle sue posizioni sul divorzio e l’omosessualità”. Continua

Ieri ho ricevuto questo messaggio mail:
“DUNQUE, LA PROFANAZIONE DELL’EUCARISTIA COMPIUTA DA UN RAGAZZO CHE SI IMPOSSESSA DELL’OSTIA CONSACRATA, LA SPEZZA E NE CONSEGNA LA META’ AL PADRE DIVORZIATO, VIENE PORTATA AD ESEMPIO DA UN PADRE SINODALE. MA DOVE VOGLIONO ARRIVARE QUESTI?”
Sono basito anche io perché – stando a quanto è stato detto in conferenza stampa dai bergogliani – questo racconto, fatto da un vescovo (!!!) al Sinodo, avrebbe “commosso” molti padre sinodali.
Personalmente ne dubito. Anzi credo che la maggioranza dei padri sia rimasta addolorata e costernata. Perché non si può fare ciò che si vuole del Santissimo Corpo e del Sangue del Signore. Continua

La persona di Gesù ‘è’ la sua dottrina, e la sua dottrina ‘è’ lui stesso. Pertanto, la fede cristiana, ossia la credenza in Gesù visto come Cristo, è davvero una ‘fede personale’… Una fede così impostata non è l’accettazione d’un sistema, bensì l’accoglimento di questa persona che è il suo Verbo; è la ricezione del Verbo in quanto persona, e della persona in quanto Verbo.
JOSEPH RATZINGER

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Chi va oltre e non si attiene alla dottrina del Cristo, non possiede Dio. Chi si attiene alla dottrina, possiede il Padre e il Figlio. Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non salutatelo; poiché chi lo saluta partecipa alle sue opere perverse.

(2 GV, 9-11)

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Come ebbi a scrivere nella Esortazione Apostolica Familiaris consortio, i divorziati risposati non possono essere ammessi alla comunione eucaristica “dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell’unione di amore tra Cristo e la Chiesa che è significata ed attuata dall’Eucaristia” (Familiaris consortio, n. 84). E questo, in virtù della stessa autorità del Signore, Pastore dei Pastori, che cerca sempre le sue pecore. Ciò vale anche per la Penitenza, il cui duplice e unitario significato di conversione e di riconciliazione risulta contraddetto dalla condizione di vita di divorziati risposati che tali permangono.
GIOVANNI PAOLO II

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Maria condivide la nostra condizione umana… Non avendo conosciuto il peccato, ella è in grado di compatire ogni debolezza. Comprende l’uomo peccatore e lo ama…Per lo stesso motivo NON ACCETTA CHE L’UOMO PECCATORE VENGA INGANNATO DA CHI PRETENDEREBBE DI AMARLO GIUSTIFICANDONE IL PECCATO.

GIOVANNI PAOLO II

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Per concludere vorrei toccare l’altra questione… quella che riguarda il COME della fede. In Paolo si trova in proposito una parola singolare, che ci potrà aiutare. Egli dice che la fede è un’obbedienza di cuore a quella forma di insegnamento, alla quale siamo stati consegnati (Rom6,17). Si esprime qui in fondo il carattere sacramentale dell’atto di fede, l’intimo legame fra confessione di fede e sacramento. È propria della fede una “forma di insegnamento”, dice l’apostolo. Non la inventiamo noi. Non ci viene come un’idea dal di dentro di noi, ma come una parola dal di fuori di noi.
JOSEPH RATZINGER
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Tutte le “verità della fede” sono sviluppi dell’unica verità, che noi scopriamo in esse come la perla preziosa, per la quale merita dare tutta la vita. Si tratta di Dio… Tutto ciò che viene detto nella catechesi è sviluppo dell’unica verità, che è Dio stesso – ‘l’amore che muove il sole e l’altre stelle’ (Dante, Paradiso XXXIII,145).
JOSEPH RATZINGER

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Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti (anche i papi, nda), per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e DOTTRINA. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la SANA DOTTRINA, ma, pur di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla VERITA’ per PERDERSI DIETRO ALLE FAVOLE. Tu però vigila attentamente, sopporta le sofferenze, compi la tua opera di annunciatore del Vangelo, adempi il tuo ministero.

SAN PAOLO APOSTOLO, 2 Tm 4,1-5

Continua

Appena iniziato, questo Sinodo (imbavagliato e “teleguidato”) è già finito. Infatti la conclusione è già scritta: l’arbitro argentino ha stabilito in anticipo la vittoria – a tavolino – della fazione “di sinistra” che lui stesso capeggia.

Dopo non si sa cosa potrà accadere fra ortodossi (cioè fedeli all’insegnamento del Vangelo e della Chiesa di sempre) ed eterodossi che vogliono sottomettere la Chiesa alle mode ideologiche del momento (san Pio X definiva il modernismo “la sintesi di tutte le eresie”). Continua