“E’ accaduto una piccolo miracolo, speriamo duri…”. Così, nel popolo cattolico più ortodosso, si commenta il sorprendente intervento di ieri di papa Bergoglio. Anche se si temono gelate che smentiscano l’improvvisa primavera.

Infatti la frase di ieri del pontefice – “non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione” – per di più in un discorso solenne alla Rota romana, cade proprio nel mezzo alla discussione parlamentare sulle unioni civili.

Colpisce anche la vicinanza di quell’argomento papale ai dubbi di costituzionalità delle legge che – a quanto pare – hanno trovato orecchie attente al Quirinale.

Quindi il pronunciamento di ieri è considerato, in qualche modo, un inaspettato siluro pontificio contro la legge sulle unioni gay.

Per Giovanni Paolo II o per Benedetto XVI (e qualunque altro papa) sarebbe stato più che normale, ma per papa Francesco no. Oltretutto nella Chiesa italiana si stanno scontrando due linee contrapposte, quella incarnata dal presidente della Cei card. Angelo Bagnasco (in continuità con i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI) e quella capeggiata dal Segretario mons. Nunzio Galantino che fa il bello e il cattivo tempo perché considerato come il fiduciario di Bergoglio.

I segnali che arrivavano fino a ieri dal Vaticano erano avversi al card. Bagnasco: si è parlato perfino di un’udienza col papa che è stata annullata. Ma ora l’esternazione di Bergoglio pare rovesciare gli equilibri. Non tanto per le parole in sé, quando per il momento scelto.

E’ noto infatti che questo papa sui cosiddetti “principi non negoziabili” parla sempre fuori tempo, cioè quando non c’è uno scontro in atto. E’ una scelta politica precisa che mira a escludere la Chiesa dalla controversia e quindi da un’incidenza diretta nel dibattito pubblico.

Invece stavolta – e per la prima volta – l’intervento cade proprio nel momento giusto e suona come appoggio ai cattolici che s’impegnano nella difesa della famiglia.

Difficile dire che sviluppi avrà, ma – se non ci saranno inversioni di rotta – il cardinale Bagnasco alla riunione della Cei avrà la strada spianata nell’appoggio al Family day del 30 gennaio prossimo.

Qual è la causa di una così sorprendente “svolta” di Bergoglio?

COSA C’E’ DIETRO?

Molti cattolici pensano che il “miracolo” sia stato propiziato da una vera e propria valanga di preghiere che è partita da centinaia di monasteri di clausura e dall’iniziativa “Un’ora di guardia”.

Anche perché questa autentica “arma segreta” (la preghiera) aveva già avuto un successo clamoroso ai due Sinodi sulla famiglia del 2014 e del 2015, dove la linea Kasper-Bergoglio è stata sorprendentemente messa in minoranza.

Probabilmente però c’è anche dell’altro: il calcolo. Si sa che il papa gesuita è un politico calcolatore, molto scaltro. La vicenda del Family day è un terremoto in corso che ha preso tutti di sorpresa. La sollevazione del popolo cristiano è cresciuta e si è ingigantita spontaneamente dal basso, dalle famiglie stesse.

Pur senza strutture organizzative e senza veri leader (i nomi che fanno da punti di riferimento organizzativo non  sono rappresentativi, solo Costanza Miriano è nota),  si è assistito a un fenomeno incontenibile che, dopo aver riempito – il 20 giugno scorso – Piazza San Giovanni, a Roma, adesso punta addirittura a riempire il Circo Massimo. Un obiettivo pazzesco.

Tutti gli addetti ai lavori sanno che nessuno in Italia è in grado di riempire né la prima, né – a maggior ragione – la seconda “piazza”. Solo la Cgil e tutta la Sinistra dei tempi d’oro, ma solo ai tempi d’oro, riuscivano a farlo, con un colossale sforzo organizzativo e i mezzi di trasporto pagati. E per motivi molto importanti.

Che dal basso, senza nessuna organizzazione e senza leader, un popolo – a proprie spese! – si metta in marcia in nome della famiglia e dei figli, oltretutto in un freddo gennaio, conoscendo l’ostilità vaticana, e che questo popolo cresca di ora in ora, ha colto tutti di sorpresa. E ha travolto tutti.

Anzitutto i vescovi che timidamente, uno dopo l’altro, insieme a Bagnasco, adesso stanno dando l’adesione al Family day.

Ma il fenomeno deve aver fatto riflettere anche papa Bergoglio che – sensibile com’è al consenso e alle folle – non vuole rischiare di trovarsi “sfiduciato”, con Galantino, dal popolo cristiano che cammina sulla strada di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, in tacita opposizione alla sua linea.

Oltretutto si tratta di un popolo cristiano che nei giorni scorsi, per certi atteggiamenti della gerarchia, è arrivato fino a mettere in discussione l’opportunità di versare ancora l’otto per mille. Argomento a cui pure la Chiesa di Bergoglio è estremamente sensibile.

LE VERE SORPRESE DELLO SPIRITO

Quello che tutti – da Bergoglio ai vescovi – hanno sottovalutato finora, a mio avviso, è la traccia profondissima e indelebile che hanno lasciato nell’anima del nostro popolo fedele le figure e i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Memoria tenuta viva dalle pochissime voci che non hanno cambiato bandiera e non si sono arruolate alla corte bergogliana.

Il popolo cristiano si è sollevato contro la legge Cirinnà in modo così massiccio da indurre il papa gesuita, fine calcolatore politico, ad ascoltare piuttosto Bagnasco che Galantino.

E questo crea grossi problemi perfino a Renzi, che pensava di poter contare sul tacito consenso vaticano.

Anche perché, nei sondaggi, la grande maggioranza degli italiani (non solo dei cattolici) è contraria. Il resto il nostro Paese ha così gravi problemi che ingolfarsi nelle unioni civili sconcerta molti.

Oltretutto il “caso Renzi” pone anch’esso una questione cattolica: il premier infatti è notoriamente un credente e nel 2007 dette addirittura l’adesione al Family day.

Il fatto che oggi sia così cambiato da essere addirittura il principale promotore della legge sulle nuove unioni lo pone in esplicita e totale contrapposizione a pronunciamenti ufficiali della Chiesa che – sebbene risalgano a Giovanni Paolo II e Benedetto XVI – sono tuttora in vigore per i politici cattolici. Le conseguenze sono tutte da tirare.

E riguardano anche Alfano e i suoi che – di fatto – tenendo in piedi il governo, permettono a questa legge di passare.

L’ALTRA NOVITA’

Infine, nel discorso fatto ieri dal Papa alla Rota romana c’è anche un altro punto importante. Che corregge uno dei passi più ambigui del suo Motu proprio sugli annullamenti matrimoniali (peraltro di difficile applicazione), nel quale sembrava che la mancanza di una fede vissuta potesse essere evocata per “provare” un vizio nel consenso matrimoniale e quindi per aprire la strada all’annullamento da parte della Chiesa.

Ecco cos’ha detto ieri il papa:

“È bene ribadire con chiarezza che la qualità della fede non è condizione essenziale del consenso matrimoniale, che, secondo la dottrina di sempre, può essere minato solo a livello naturale (cfr CIC, can. 1055 § 1 e 2). Infatti, l’habitus fidei è infuso nel momento del Battesimo e continua ad avere influsso misterioso nell’anima, anche quando la fede non è stata sviluppata e psicologicamente sembra essere assente. Non è raro che i nubendi, spinti al vero matrimonio dall’instinctus naturae, nel momento della celebrazione abbiano una coscienza limitata della pienezza del progetto di Dio, e solamente dopo, nella vita di famiglia, scoprano tutto ciò che Dio Creatore e Redentore ha stabilito per loro. Le mancanze della formazione nella fede e anche l’errore circa l’unità, l’indissolubilità e la dignità sacramentale del matrimonio viziano il consenso matrimoniale soltanto se determinano la volontà (cfr CIC, can. 1099).

Proprio per questo gli errori che riguardano la sacramentalità del matrimonio devono essere valutati molto attentamente”.


Sembra una “correzione” del suo Motu proprio, che ne indica un’applicazione “restrittiva”. Evidentemente gli interventi critici (per esempio del card. Burke), hanno colpito nel segno. I critici sono più utili al Papa degli adulatori.

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Antonio Socci

Da “Libero”, 23 gennaio 2016

 

Ho voluto mettere, nella foto, una frase del card. Caffarra, per far capire cosa ci si aspetterebbe di sentir dire da un papa, ma ognuno dà quello che ha e in Caffarra c’è solo l’amore per la verità (“sia il vostro parlare sì sì, no no”), non c’è il calcolo opportunistico e l’ambiguità.

Ecco dunque le parole di Caffarra:

Affermare che omo ed etero sono coppie equivalenti, che per la società e per i figli non fa differenza, è negare un’evidenza che a doverla spiegare vien da piangere. Siamo giunti a un tale oscuramento della ragione, da pensare che siano le leggi a stabilire la verità delle cose”.

 

@AntonioSocci1

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