Chi volesse saperne di più, su questo tema, può vedere il capitolo che ho dedicato a Boccaccio e Certaldo nel mio “Dio abita in Toscana” (Rizzoli).

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Benedetti gli anniversari che riportano alle radici e all’identità di un popolo. Per esempio, quest’anno è il 650° della morte di Giovanni Boccaccio (1313-1375), personalità di straordinaria importanza ridotta purtroppo a una figura minore e ignota ai più.

Così come il suo capolavoro, il Decameron, è stato ridotto al film che nel 1971, all’insegna della trasgressione politico-culturale, ne ricavò Pier Paolo Pasolini (salvo scrivere nel 1975, un’“Abiura dalla Trilogia della vita” che andrebbe riletta per la sua tragicità).

Peraltro il tragico è proprio la vera (e dimenticata) cornice delle novelle del Decameron e conferma l’ispirazione dantesca di quest’opera che ebbe subito un successo strepitoso e fu il primo grande best seller. Continua

Conosciuto e stimato come studioso che ha sviluppato la filosofia di René Girard, approfondendone, come pochi altri, le intuizioni, Giuseppe Fornari, con gli anni, ha poi costruito su di essa una sua particolare visione filosofica che espone anche con incursioni nel mondo dell’arte.

Nel volume La verità di Caravaggio (Nomos Edizioni), per esempio, scioglie il complesso intreccio fra vita e opere di Michelangelo Merisi (che è il vero nome del pittore) offrendoci una lettura nuova e più profonda del suo genio creativo. Continua

Spesso don Lorenzo Milani dovette difendersi da coloro – in genere laici e di sinistra – che volevano mettergli la loro casacca, tirarlo dalla propria parte e magari strumentalizzarlo contro la Chiesa.

La rappresentazione di don Milani ad uso e consumo dei progressisti è continuata dopo la sua morte, avvenuta nel 1967, specialmente negli anni Settanta. Era dunque prevedibile che, nel centenario della nascita (2023), si sarebbe riproposta. Continua

“Dovremmo benedire l’epoca della riproducibilità tecnica dell’opera d’arte acutamente descritta, in un saggio più citato che letto, da Walter Benjamin quale segno epocale della sua perdita d’aura, che però nel presente caso potrebbe introdurre a nuove forme di ‘aura’. Sarebbe un grave errore considerare l’aspetto riproduzionistico come puramente strumentale”. Così scrive il filosofo Giuseppe Fornari nel suo volume “Leonardo e la crisi del Rinascimento” (Mimesis). Continua