E’ già successo in Gran Bretagna per la Brexit e negli Stati Uniti per l’elezione di Trump. Anche da noi le élite usano lo sbrigativo anatema del “populismo” per delegittimare e silenziare il malessere del popolo. Quel popolo a cui l’articolo 1 della Costituzione attribuisce “la sovranità” che gli hanno in gran parte sottratto.

Il disagio sociale che dilaga in Italia (il Censis lo ha chiamato “rancore” per il declassamento sociale subito) è lo stesso che, negli Stati Uniti, ha portato Donald Trump a vincere. Le élite puntavano sulla candidata “progressista” Hillary Clinton, mentre Trump ha dato voce ai “dimenticati”, al ceto medio massacrato dalla globalizzazione e dalla crisi, ai lavoratori senza più lavoro, scomparsi dai radar di Obama e della Clinton

Da noi il “massacro sociale” della globalizzazione ha assunto la forma dell’Euro e dell’Unione Europea (che poi è una Super Germania).

E’ incredibile che ci si ostini a non vedere il disastro di questi venti anni “europei” tanto acclamati dalle nostre élite: la media annua della crescita economica dal 2000 ad oggi è zero, la produzione industriale è crollata di circa 20 punti percentuali, migliaia di imprese chiuse, abbiamo il 35 per cento di disoccupazione giovanile, due milioni di italiani che guadagnano meno del minimo salariale e tre milioni a nero; i “poveri assoluti” sono più che raddoppiati, circa 5 milioni, e – se sommati ai poveri relativi – superano i dieci milioni. Sono nuovi poveri: il 25,8 per cento delle famiglie con un reddito da partita Iva – secondo la Cgia di Mestre – è sprofondato sotto il livello di povertà. Continua

E’ cambiato il vento. D’improvviso la mano invisibile dei padroni del pensiero ha capovolto il pollice su internet e sui i social.

Lorsignori del mainstream hanno deciso che la Rete – fino a ieri simbolo delle magnifiche sorti e progressive dell’umanità – è diventata la terribile minaccia che incombe su di noi, “il lato oscuro della forza” che può distruggerci.

Addirittura Sean Parker, inventore di Napster, uno che fu tra i primi collaboratori di Mark Zuckerberg a Facebook, spara a zero sui social media: “approfittano delle vulnerabilità della psicologia umana” producendo dipendenza dalla rete e “Dio solo sa cosa sta facendo alla mente dei bimbi”.

Ci va pesante: “si sta sfruttando una vulnerabilità della psicologia umana. I creatori, gli inventori, come me, Mark, Kevin Systrom di Instagram, lo capivamo perfettamente. Ma l’abbiamo fatto lo stesso”.

Non è il primo. Da un anno a questa parte nei Palazzi del potere soffia quest’aria qua. E’ tutto un bau bau, tutto un puntare l’indice sulla rete, tutto un fare piani di guerra. Lo si vede sui media. D’improvviso sono apparsi nuovi bersagli polemici e vengono ripetute nuove parole d’ordine. Basta passare in rassegna i giornali. Continua

Da cittadino elettore ritengo essenziale restituire quanto prima la parola agli italiani. Anche per riavere finalmente una rappresentanza parlamentare che rispecchi davvero l’orientamento politico del nostro popolo e non sia falsata da “premi di maggioranza” incostituzionali come accade oggi.

Tuttavia – al di là delle chiacchiere di Renzi – ritengo impossibile che il Pd vada in Parlamento a sfiduciare il suo stesso governo. Pagherebbe un prezzo d’immagine pesante. Inoltre abbiamo anche a che fare con delle regole.

Quella della “coerenza” fra sistema elettorale della Camera e del Senato è discutibile e di difficile decifrazione: ognuno la interpreta come più gli conviene e soprattutto è solo un argomento politico. Infatti in passato è accaduto più volte che i diversi sistemi elettorali delle due Camere abbiano dato due maggioranze diverse, da comporre poi politicamente.

Più importante mi pare un orientamento giuridico che oggi politici e media hanno totalmente dimenticato, ma che fece molto discutere qualche anno fa. Si tratta del “Codice di buona condotta elettorale” che fu messo a punto dalla European Commission for Democracy through Law (la “Commissione di Venezia” che era presieduta da Antonio La Pergola).

Si tratta di un organo consultivo del Consiglio d’Europa, ma il documento che ha elaborato sulle materie elettorali è stato giudicato rilevante dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, “consacrato” dalla risoluzione 1320 (del 2003) dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa e ripresa dal Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa (2004).

NON SI PUO’

Nelle Linee guida di quel documento – fra le altre cose – si dice che non si può modificare la legge elettorale nell’anno che precede la chiamata alle urne: Continua