È morto a 94 anni lo scrittore ceco Milan Kundera e qualcuno ha ricordato in che modo divenne un best seller il suo “L’insostenibile leggerezza dell’essere”.

DAGO E ADELPHI

Era il 1985. Nel mitico programma di Renzo Arbore “Quelli della notte”, fra i buffi personaggi che cazzeggiavano, c’era pure Roberto D’Agostino nella parte dell’intellettuale post-moderno che discettava di nuove tendenze e – come un tormentone – citava “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, non perché lo avesse letto, ma perché – ha spiegato – gli sembrava un “titolo capace di racchiudere lo Spirito del Tempo”: gli anni Ottanta. Continua

IRRIVERENTE

Nel coro unanime di lodi che si sono levate per Roberto Calasso, in occasione della sua scomparsa, l’unica voce dissonante che ho letto è stata quella del matematico Piergiorio Odifreddi che sulla Stampa (1/8) ha scritto fra l’altro: “L’astuzia editoriale di Calasso, che ‘infiniti addusse danni’ alla cultura italiana, è stata di andare a cercare con il lanternino opere scientifiche borderline, che ben si sposassero con quelle dei filosofi e dei pensatori esoterici o new age che invece costituiscono il nocciolo duro delle pubblicazioni adelphiane”. Continua

“Etere o catetere, questo è il problema”. L’irriverente calembour amletico di Roberto d’Agostino non sarà mai un titolo del sofisticato catalogo Adelphi. Nemmeno “Parmenide o Parmalat”. Eppure il pittoresco Dago c’entra (almeno a sentire lui) con il celebrato editore che è morto giovedì scorso.

E va bene, Roberto Calasso avrà pure “inseguito gli dèi” come scrive Antonio Gnoli. Avrà anche avuto col passato un rapporto “simile a quello di Hölderlincon la madre-Ellade”, come dice Massimo Cacciari, e avrà pure voluto “Heidegger, quello di Volpi…l’Heidegger dell’Aristotele riletto alla luce della fenomenologia”, ma come la mettiamo con D’Agostino e “Quelli della notte” di Renzo Arbore? Continua