“Etere o catetere, questo è il problema”. L’irriverente calembour amletico di Roberto d’Agostino non sarà mai un titolo del sofisticato catalogo Adelphi. Nemmeno “Parmenide o Parmalat”. Eppure il pittoresco Dago c’entra (almeno a sentire lui) con il celebrato editore che è morto giovedì scorso.

E va bene, Roberto Calasso avrà pure “inseguito gli dèi” come scrive Antonio Gnoli. Avrà anche avuto col passato un rapporto “simile a quello di Hölderlincon la madre-Ellade”, come dice Massimo Cacciari, e avrà pure voluto “Heidegger, quello di Volpi…l’Heidegger dell’Aristotele riletto alla luce della fenomenologia”, ma come la mettiamo con D’Agostino e “Quelli della notte” di Renzo Arbore?

Perché in fondo una casa editrice è un’impresa: i libri bisogna anche venderli. E forse la casalinga di Voghera e il geometra di Anagni non fanno proprio a gomitate in libreria per accaparrarsi Guénon, Schmitt, Nietzsche o “Che cos’è la metafisica?” di Heidegger.

E se all’inizio la Adelphi – come ricorda Paolo Di Stefano – fu “finanziata da Roberto Olivetti”, chi è che  l’ha (involontariamente) salvata negli anni Ottanta?

A quanto pare proprio lui, Roberto D’Agostino, l’inventore di Dagospia, il sito più scapigliato e meno adelphiano che ci sia. Vero? Verosimile? Boh, di certo se questa storia non è vera è ben trovata.

Giovedì, mentre tutti i siti dei giornali celebravano il grande editore appena morto, D’Agostino ha pubblicato sul suo sito un ricordo del 1985, quando, a “Quelli della notte”, interpretando la parte dell’intellettuale “cazzaro”, dette vita a un esilarante tormentone sul romanzo “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera (che neanche aveva letto, ma era stato folgorato dal titolo) e per Kundera la casa editrice di Calasso conquistò – scrive Dago – “la classifica del best-sellerismo, salvandola da un bilancio in profondo rosso”.

Fu davvero merito di Dago? Di fatto quel libro è il secondo più venduto dell’Adelphi (dopo Siddartha di Hesse). Per quanto aristocratico, l’editore dev’essere stato ben contento di tanta visibilità televisiva.

La raffinata casa editrice è storicamente servita (dopo la sbornia marxista degli anni Settanta) a far leggere gli autori di destra agli intellettuali di sinistra. La via indicata da Calasso è stata uno dei modi che ha permesso alla sinistra di uscire dal comunismo senza mai rinnegarlo e continuando a sentirsi la sede della sapienza.

P.S. A pensarci bene “Quelli della notte” potrebbe anche essere il titolo di un libro di Adelphi…

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 31 luglio 2021

 

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