Dopo aver perso le elezioni politiche, le europee e una decina di elezioni regionali, nel giorno in cui perde anche la Calabria, il Pd canta vittoria perché mantiene il governo dell’Emilia Romagna grazie a un sistema di potere ancora vetero-Pci che domina sulla società e che a Bologna si salda con la borghesia radical-chic e quella cattoprodiana. Contenti loro…

Ma il dato più clamoroso è la conferma della sparizione, dal Paese, del M5S, ormai annichilito e assorbito nel Pd. L’esplosione elettorale e, subito dopo, il crollo – un fenomeno che accomuna i grillini e Renzi – ha una spiegazione: la mancanza di identità e di senso di appartenenza. Continua

La Cina è (pericolosamente) vicina. Non solo per il terribile coronavirus che sta allarmando tutto il mondo. Ma per quello che rappresenta, come minaccia planetaria, dal punto di vista economico e politico.

Infatti è stata proprio la Cina l’argomento (prevalente) dei colloqui che il vicepresidente americano Mike Pence ha avuto, in queste ore, a Roma, con papa Bergoglio, col presidente del Consiglio Conte e col Capo dello Stato Mattarella.

Colloqui che seguono quelli che, nell’ottobre scorso, ha avuto a Roma il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo. Cosa significano queste due visite ad altissimo livello così ravvicinate nel tempo? Continua

“Viviamo in un mondo di dittature, grandi o piccole che siano. Quella americana è la più forte”. Così iniziava ieri l’editoriale di “Repubblica”, che è il vangelo del progressismo italico. Editoriale di prima pagina (che quindi esprime la posizione del giornale) firmato dal suo fondatore, Eugenio Scalfari.

Prevedendo lo sbalordimento di qualche lettore, Scalfari subito dopo (bontà sua) spiegava che “formalmente non è una dittatura” quella americana, perché “c’è un presidente che governa, sotto il controllo del Parlamento. Ma si chiama Trump e abbiamo visto in queste ore di che cosa è capace”.

Scalfari si riferisce all’azione contro l’uomo forte dell’Iran, il generale Soleiman. Questo episodio gli basta per affermare che gli Stati Uniti sono la dittatura più forte del mondo.

Dittatura che non c’era con Obama, il quale faceva bombardare la Libia per rovesciare Gheddafi, con tutta la catastrofe che ne è seguita, ma non veniva annoverato da Scalfari fra i dittatori. Anzi, lui era un benemerito premio Nobel per la Pace. Continua

Proprio nei giorni in cui tutti – con fiumi di ipocrisia, di amnesia e di autoassoluzione – ricordano il crollo del Muro di Berlino, arrivando a incredibili assurdità (nella più totale dimenticanza di quanto il comunismo qua da noi abbia impregnato i media, la cultura, la scuola e non solo), esce un nuovo libro di Federico Rampini che squaderna davanti ai nostri occhi ciò che negli Stati Uniti è evidente da tempo (e che l’Europa non vede): l’altro comunismo, quello travestito da capitalismo, il comunismo – per così dire – vincente (informazione da dare a chi ripete da anni che il comunismo è defunto, quindi è inutile parlarne).

Vincente proprio sul fronte che vide crollare il comunismo sovietico: l’economia e la tecnologia. Ma restando un sistema totalitario  e comunista come quelli di sempre.

La nuova superpotenza cinese – con un miliardo e 400 milioni di abitanti – ha ormai raggiunto le dimensioni dell’economia americana e adesso s’impone nel mondo come antagonista globale degli Stati Uniti. Ecco perché Rampini titola il suo libro “La seconda guerra fredda”  (Mondadori), descrivendo lo scontro planetario fra Occidente e Oriente comunista, non più nel bipolarismo Washington/Mosca, ma nel confronto Washington/Pechino. Continua

Tutti parlano delle minacce  del presidente turco Erdogan  all’Unione europea perché se ne stia zitta sull’aggressione militare al Kurdistan siriano (o meglio: alla Siria). Il leader di Ankara ha dichiarato che in caso contrario apriremo le porte a 3,6 milioni di rifugiati siriani e li manderemo da voi”.

Chi prospetta questa ritorsione è lo stesso Erdogan, ovvero la stessa Turchia, che riceve dall’Unione europea un bel po’ di soldi. Non solo i finanziamenti  per favorire l’avvicinamento della Turchia ai requisiti richiesti per l’ingresso nella Ue (si è ottenuto l’opposto  perché il regime è diventato sempre più antidemocratico e fondamentalista).

Ma soprattutto i tre miliardi di euro  (secondo alcuni sarebbero di più) spediti dalla Ue alla Turchia per gestire i campi profughi, ovvero per bloccare l’arrivo di migranti in Europa. Come si vede adesso ci viene pure ordinato da Ankara di stare zitti altrimenti ce li spedisce qua. Doppio fallimento clamoroso dell’Unione europea. Continua

Diceva Totò che ci sono le cose vere e quelle supposte. Spesso i media dimenticano le cose vere per usare le seconde – le (cose) supposte – contro i propri avversari politici.

E’ il caso dei “muri” , ovvero le barriere (rafforzate) di confine fra gli stati. I media sono interessati solo a due muri, quello che Donald Trump  vuole costruire sul confine messicano e quello che Matteo Salvini ha ipotizzato per la frontiera con la Slovenia.

Sono due muri che non esistono al momento, eppure sono al centro delle polemiche. Poi ci sono i muri veri, ma quelli non attirano l’attenzione dei media. Perché non si possono usare per propaganda.

Per esempio, si polemizza contro il muro che Trump vorrebbe costruire, tuttavia non si considera il muro, fra Usa e Messico, che è già stato costruito dai predecessori di Trump.

Forse perché fra loro c’è il democratico Bill Clinton ? O dispiace ricordare che fra i senatori che nel 2006 votarono per il rafforzamento di quel muro c’erano anche Hillary Clinton  e Barack Obama?

Elisabeth Vallet, docente di Geografia all’Università del Québec, a Montreal, ha fatto uno studio sui muri: sono circa settanta, più altri sette in preparazione. La prima sorpresa è questa: non si tratta perlopiù di muri dell’egoista Occidente ricco  per lasciare fuori i poveri, come Bergoglio va dicendo. Continua

Giulio Sapelli , fra le poche teste pensanti in circolazione, sostiene che siamo a una svolta storica nell’assetto del mondo: “È iniziata una nuova Guerra fredda che ha per contendenti gli Usa e la potenza eversiva di ciò che rimane dell’ordine internazionale: la potenza militare e demografica della Cina. La questione dei dazi è solo l’inizio… di una guerra su tutti i fronti…  Una guerra che sarà in primo luogo per procura… Il Mediterraneo è già oggi terreno di scontro e di contenimento. La stabilizzazione dei rapporti Usa e Russia diviene sempre più necessaria”.

In questo quadro internazionale – secondo Sapelli – l’America si chiede: la classe politica italiana sarà al suo fianco nella lotta alla Cina? Si tratta di una lotta per il predominio tecnologico e militare planetario e il ruolo che il Mediterraneo , lago atlantico ma altresì stagno dei conflitti franco-anglo-italiani, potrà svolgere sarà essenziale , sorvegliando le porte di accesso all’heartland sia per via marittima con Suez, sia per via terrestre con il Caucaso e la Turchia”. Continua

E’ sempre più chiaro che, per i popoli di oriente e di occidente, papa Bergoglio è ormai un grosso problema

Il “caso Venezuela”lo ha reso evidente, come pure l’“alleanza” vaticana col regime comunista cinesee, ancora prima, l’esplosione dell’emergenza emigrazioneche ha destabilizzatol’Italia e l’Europa. 

Tutti e tre questi “temi” vedonoconfliggere frontalmente Bergoglio con i popoli interessati e con la politica della Casa Bianca. Non a caso Trump fu attaccato dal papa argentino già durante la campagna presidenziale.

Il pontificato di Bergoglio è infatti un prodotto dell’epoca Obama/Clinton, di cui porta avanti l’agenda, senza più avere però quella sponda politica (e pure Macron ormai è un’anatra zoppa).

La prima destabilizzazione bergogliana ovviamente si abbatté sulla Chiesa  che aveva rappresentato, fino a Benedetto XVI, l’istituzione più autorevole, più rappresentativa e più antica del mondo. E che ora, con Bergoglio, è precipitata nella crisi più grave della sua storia.

Bergoglio ha radicalmente stravoltoi connotati del papato: non più un messaggio spirituale, ma mondano, niente più soprannaturale, ma sempre politica. All’annuncio di Cristo unico salvatore, si è sostituita un’imitazione dell’Onu politically correct, con un forte timbro di sinistra radicale

E’ la vecchia teologia della liberazione. Non a caso proprio in queste ore è stato “pensionato” il cardinale Cipriani, arcivescovo di Lima e capo della chiesa peruviana, sostituito da don Carlos Castillo, discepolo di Gustavo Gutiérrez, il fondatore della teologia della liberazione.

Il pontefice argentino è amichevole o dialogante con i regimi illiberali (islamici o socialisteggianti o comunisti), mentre è duro con i paesi liberi occidentali (in particolare con il presidente Trump e con Matteo Salvini)

In America latina infatti Bergoglio ha rapporti amichevoli con Cuba, con il Venezuela di Maduroe con il compagno presidente boliviano Evo Morales(quello che gli regalò la scultura del crocifisso con falce e martello).

Nei giorni scorsi c’è stata una clamorosa iniziativa di venti ex capi di Stato dell’America Latinache hanno contestatoa Bergoglio, con una lettera pubblica, il suo solenne messaggio di Natale in cui invitava alla concordia il popolo del Venezuela e anche quello del Nicaragua.

Gli ex capi di Stato hanno obiettato: “In questo modo non si mette affatto l’accento sul fatto che il primo Paese è vittima dell’oppressione di una narco-dittatura militarizzata, che non ha remore a violare sistematicamente i diritti alla vita, alla libertà e all’integrità personale e… lo sottopone a condizioni di carestia diffusa e mancanza di medicine. Il secondo Paese, a metà del 2018, è stato vittima di un’ondata di repressione che ha seminato quasi 300 morti e circa 2.500 feriti”

Le parole di Bergoglio, in quei termini, aggiungono i firmatari, “possono essere interpretate anche in modo negativo per la maggioranza dei venezuelani e nicaraguensi”, perché rischiano di essere sentite come “una richiesta ai popoli oppressi, che sono vittime ad accordarsi con i rispettivi aguzzini”, specialmente nel caso del Venezuela, dove “c’è un governo che ha causato 3 milioni di rifugiati”.  

Ma per i profughi provocati da Maduro, Bergoglio non ha affatto l’interesse ossessivo che invece manifesta sempre per i migranti che vogliono venire in Italia

Anzi, ha fatto clamore il fatto che il Vaticanoabbia voluto mandare un proprio rappresentantealla recente cerimonia di insediamento di Maduroche è stata disertata dalla maggior parte dei paesi europei e sudamericani.

Intanto il popolo venezuelano, in miseria, protesta, i vescovi denunciano i soprusi del regime di Maduro e, proprio in questi giorni, in Venezuela è esplosa la crisi istituzionale, perché il presidente dell’assemblea nazionale Guaidò(con l’appoggio del mondo libero) si è fatto avanti per liberare il paese dal successore di Chavez. Così adesso Bergoglio si trova in palese imbarazzoe, pur trovandosi a due passi (a Panama), non ha finora pronunciato parola.

Va detto che anche la clamorosa intervista papale sulla Cina, che aprì la strada all’accordo col regime comunista, stupì, scriveva Sandro Magisterper le parole con cui il papa assolveva in blocco il passato e il presente della Cina, esortandola ad ‘accettare il proprio cammino per quel che è stato’, come ‘acqua che scorre’ e tutto purifica, anche quei milioni di vittime che il papa s’è guardato dal nominare, neppure velatamente”.

Così fu siglato l’accordo con cui il Vaticano ha sostanzialmente consegnato la Chiesa cinese al regime.

La stessa indifferenza verso i cristiani perseguitatimanifestata dal Segretario di Stato di Bergoglio, card. Parolin, quando, di recente, ha dichiarato che non c’è nessuna attività diplomatica del Vaticano a favore di Asia Bibie della sua famiglia e che la tragedia di quella povera donna cristiana “è una questione interna al Pakistan”.

All’Italia invece Bergoglio ritiene di dover prescrivere perfino la politica migratoria, che sarebbe prerogativa dello Stato laico.

Bergoglio ha giocato un ruolo importantedurante la formidabile ondata migratoriadegli ultimi sei anni. Non solo per i continui, quotidiani interventiad abbattere le frontiere. 

Si è saputo di recente che fece pure un intervento direttosull’allora premier Enrico Letta, dopo la tragedia di Lampedusa. Telefonata dell’ottobre 2013dopo la quale fu varata l’operazione “Mare Nostrum”, che di fatto spalancò le porte agli arrivi. 

Dunque un pontificato pernicioso non solo per la Chiesa, ma per i popoli

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Antonio Socci

(nella foto papa Bergoglio con Nicolas Maduro)

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www.antoniosocci.com

Nei mesi scorsi imperversava (anche fuori d’Italia) “Forza Spread”, il partito trasversale di chi faceva il tifo per lo spread, contro l’Italia, pur di abbattere questo esecutivo alla stessa maniera del 2011. 

Poi è diventato “Forza Moscovici”: facevano il tifo per la Commissione Europea, perché punisse duramente l’Italia. C’erano anche degli italiani, sempre con l’illusione che la chiamata degli stranieri– eterna tragedia italica – servisse ad abbattere i loro nemici interni, cioè (ancora) l’attuale governo.

Tutte e due queste speranze sono andate deluse. Così quelle truppe trasversali si sono ritrovate ora sotto l’insegna “Forza recessione”: si riconoscono dalle acclamazioni eccitate di fronte alla stima di Bankitaliasecondo cui il Paese va verso la recessione.

Sperano che il ciclo economico sfavorevole penalizzi Lega e M5S alle prossime elezioni europee e, magari, mandi in crisiil governo già prima o almeno lo costringa a una nuova manovra correttivadi tagli e tasse che faccia crollare il consenso per l’esecutivo.

Questo “partito”, che definirei anti italiano, è una parte (non piccola) del problema. L’altra parte del dilemma è costituito dalle forze di governo, perché – varato il Def – si tratta ora di misurarsi appunto con la minaccia della recessionee con la “questione europea”.

Ancora una volta, per le rigidità ideologiche del M5Sche rischia di paralizzare gli investimenti pubblici, vera molla della crescita, è soprattutto su Matteo Salvini che incombe il compito di trovare la via d’uscita. 

O almeno a lui guarda quella parte maggioritaria della nostra gente che fa il tifo per l’Italia, a cominciare dai ceti produttivi del Nord.

Oltreché essere una via obbligata questa è anche una grande “chance” per il leader leghista che – essendo un pragmatico –  affronta i problemi e anche le scelte strategiche quando concretamente si presentano. 

Dunque il compito che lo aspetta, da adesso alle elezioni europee – mentre presidia le sue tradizionali trincee: immigrazione e decreto sicurezza– potrebbe essere riassunto in tre punti.

PrimoSbloccare gli investimenti pubblici: è una misura necessaria per cercare di scongiurare il rischio recessione, per rimettere in moto l’economia e l’occupazione e per evitare che l’Italia (con la sua industria) rimanga ai margini dei nuovi flussi del commercio mondialeo paghi un prezzo salatissimo. 

Fra l’altro non ci sono solo le grandi operecome TavTap: l’Associazione nazionale dei costruttori edilisostiene che tra ponti, acquedotti, dighe, strade, scuole e altre infrastrutture sono circa 270 i cantieri fermiper le più diverse motivazioni e hanno un valore complessivo di 21 miliardi di euro

Inoltre, secondo gli ultimi dati dell’Anagrafe ufficiale delle opere incompiutedel ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, risulta che sono circa 670 le opere– appunto – incompiute che hanno un valore di circa 4 miliardi.

Secondo il presidente di ConfindustriaVincenzo Boccia, la riapertura di tutti i cantieri (al di sopra dei cento milioni) pronti a partire darebbe lavoro a 400 mila persone “con una ricaduta sull’economia di 86 miliardi”. Si può facilmente capire tutto quello che ciò significa in una fase critica come questa.

Da parte di Salvini questa battaglia è anche il modo migliore per farsi carico delle istanze del mondo produttivo. Certo, non sarà facile far capire al M5S la necessità di combattere preventivamente la recessione con la riapertura dei cantieri, ma nessuno può illudersi che sia il “reddito di cittadinanza” a far crescere il Pile la prospettiva di una recessione dovrebbe far ragionare i Grillini, perché sarebbe disastrosa per il Paese ed anche per i partiti di governo.

Fra l’altro sarebbe sensato anche di rivedere l’ecotassa sulle autoche rischia di far annullare gli investimenti e il piano industriale di Fiat Chryslerin Italia secondo le dichiarazioni del Ceo di Fca, Mike Manley.

Secondo. L’Italia – nella crisi in cui si dibatte la UE, per le politiche economiche suicidefin qui praticate e poi per la Brexit, per il progressivo affondamento di Macrone per il tramonto della Merkel– dovrebbe cercare un rapporto forte con gli Stati Uniti di Donald Trump

Come Giulio Sapelliha spiegato ieri, in un articolo sul “Sussidiario”, l’Italia è tornata ad avere una sua importanza geopolitica per la presidenza Trump e questo dovrebbe facilitare un forte legamecon quel paese, nostro tradizionale alleato, dove troviamo l’unica economia occidentale forte e in crescita.

Gli Stati Uniti sono il grande interlocutore dell’Italia: è proprio questa perseveranza transatlantica” scrive Sapelli “la migliore risposta all’avvento quale che sia della Brexit. Di questo sono pochissimi in Italia ad avere contezza, a cominciare dagli imprenditori. Comprendere tutto ciò è decisivo, perché solo il legame con gli Usa ci può salvare dal prossimo tsunami mondiale. Si addensano infatti le nubi e si alzano le maree di uno tsunami molto più grande di quello del 2008. La causa di ciò è nella tendenza alla deflazione europea che minaccia tutta l’economia mondiale e segnala la potenza distruttiva del nazionalismo economico tedesco”.

Terzo. La questione europea. La recente autocriticadel presidente della Commissione europea Junckersull’eccesso di “austerità avventata” della UE, soprattutto quella che è stata imposta alla Grecia, è solo un patetico tentativo delle élite di smarcarsi dai propri errori. Lacrime di coccodrillo. La stessa cosa si può dire per la Merkel e per Macron. 

Oggi ci sono tutte le condizioni per “lanciare” – in vista delle elezioni – una “Europa dei popoli” che archivi per sempre l’Europa delle élite attraverso una seria proposta di riscrittura dei Trattati di Maastrichtche restituisca ai popoli, quindi ai parlamenti e agli Stati, quella sovranitàche è codificata nelle loro Costituzioni (a cominciare dalla nostra, per quanto riguarda l’Italia). Niente più e niente di meno che la Costituzione

E’ questo anche l’unico modo per salvare l’Europa, che è una cosa troppo importante e preziosa per essere lasciata ai fallimentari “europeisti” fino ad oggi dominanti.

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Antonio Socci

Da “Libero”, 20 gennaio 2019

cristiani del Medio Oriente, finora martirizzati, perseguitati, dispersi e ignorati da tutti, hanno finalmente un difensore

Non si trova in Vaticano, ma a Washington, precisamente alla Casa Bianca. Il presidente Donald Trumpha infatti firmato l’“Iraq and Syria Genocide Relief and Accountability Act (HR390)”, cioè una legge che riconosce il “genocidio”in corso, perpetrato dai gruppi Jihadisti ai danni di cristiani e yazidi.

È una legge che obbliga formalmente il governo americano ad andare in soccorso di queste popolazionianche con progetti umanitari che difendano le minoranze religiose e stabilizzino quelle aree. Inoltre tale legge permette all’amministrazione Usa di intervenire contro i persecutori, per dare la caccia ai terroristiche si macchiano dei crimini più efferati.

Per la firma di Trump, a questo atto solenne, hanno esultato i cristianidel Medio Oriente e quelli americani, insieme con i loro vescovi.

Gelida invece la reazione negli ambienti vaticani: è il Vaticano di papa Bergoglio, dove si detesta Trump, dove non si muove un dito per i cristiani perseguitati e dove invece si preferisce caldeggiare – quotidianamente e ossessivamente – le migrazioni di massa (specie musulmane) in Italia e in Europa.

Il cinismodel Vaticano bergogliano nei confronti dei cristiani perseguitati si è reso evidente in una recente dichiarazione del Segretario di Stato di Bergoglio, il cardinale Parolin, una dichiarazione che ha dell’incredibile.

Come riporta l’Agenzia dei vescovi italiani, Sir, Parolin è stato interpellato sulla tragedia di Asia Bibi, la donna pakistana, madre di cinque figli, che, per la sua fede cattolica, era stata accusata falsamente di blasfemia. Asia ha sopportato quasi dieci anni di carcere durissimo, rifiutando di convertirsi all’Islam, è stata condannata a mortein due gradi di giudizio e infine è stata assoltadalla Corte Suprema del Pakistan.

Com’è noto la donna e la sua famiglia ora vivono braccatidai fanatici e suo marito ha chiesto asilo politico in diversi Paesi. La famiglia è poverissima ed è ad altissimo rischioin Pakistan.

Ebbene Parolin, il numero 2 della chiesa di Bergoglio, interrogato su questo caso, che ha commosso e indignato il mondo intero, ha dichiarato che attualmente non c’è nessuna attività diplomatica della Santa Sede per Asia Bibie la sua famiglia. Poi ha testualmente aggiunto:“È una questione interna al Pakistan, spero possa risolversi nel migliore dei modi”.

Come dire: chi se ne frega, la cosa non ci riguarda. La sconcertante dichiarazione dell’uomo di punta del Vaticano ha scandalizzato molti, pur essendo passata in sordina sui media. Infatti le gravi violazioni dei diritti umani non sono mai un affare interno di un regime, ma chiamano in causa tutti gli uomini e tutti i popoli. Lo proclama quella “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”di cui proprio in questi giorni il mondo ha celebrato i 70 anni (dall’approvazione all’Onu). 

Ma soprattutto è sconcertanteche sia il vertice della Chiesa a lavarsi le manicosì platealmente della sorte di una donna condannata a morte per la sua fede cattolica e oggi minacciata con tutta la sua famiglia. Sono parole inauditeche cestinano pure il Vangelo, oltre al semplice senso di umanità.

Purtroppo però la scelta di questo pontificatosembra proprio quella di non disturbare i regimi che perseguitano i cristiani, “sacrificando”, all’abbraccio con i dittatori, i diritti fondamentali dei perseguitati per la fede: lo dimostra anche il recente accordo del Vaticano con il regime comunista cineseche ha scandalizzato sia i cattolici perseguitati della Cina, sia i cattolici del mondo libero.

Peraltro lo stesso card. Parolin – contraddicendosi platealmente– ha poi rilasciato un’altra dichiarazione sconcertante.

Intervistato da Rai Newsil 13 dicembrescorso sul “Global Compact” sull’immigrazione, ha sostenuto, a nome del Vaticano, che “poter migrare è un diritto”, mentre, per gli Stati come l’Italia, “il diritto a non accogliere non c’è”.

Un’idea del genere, grottesca fino al ridicolo (oltreché inquietante), di per sé distrugge la sovranità di qualunque Stato, perché se uno Stato non può controllare le sue frontiere ed è costretto a subire qualsiasi emigrazione di massa, non esiste più come Stato.

Basti pensare all’Italia che dovrebbe rassegnarsi, senza poter fare nulla, alla potenziale emigrazione sul suo territorio di centinaia di milioni di persone dall’Africa. Sarebbe davvero un’invasione e con effetti apocalittici.

L’aspetto surreale delle posizioni espresse dal numero 2 di Bergoglio è questo: mentre il Vaticano non intende disturbare i regimi dove sono violati i diritti umani fondamentali (perché sono questioni interne), lo stesso Vaticano nega a paesi liberi e democratici di esercitare una loro fondamentale prerogativa, quella di controllare le proprie frontiere, e decidere se e quale politiche migratorie praticare.

Tutto questo, peraltro, mentre il Vaticano, circondato da alte mura, è l’unico Stato che non ha accolto e non accoglie nessun migrante e nessun profugo. Tanto meno accolgono la famiglia di Asia Bibi che, per la fede cattolica, è gravemente a rischio. Eppure oltretevere vi sono grandi palazzi e lussuosi appartamenti, occupati da prelati che poi fanno prediche agli altri sul dovere dell’accoglienza.

Gesùcosì tuonava contro alcuni esponenti del potere religioso del suo tempo: dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito” (Mt 23, 3-4).

Si ha la netta sensazione che a questo Vaticano importi assai poco pure dei migranti, ma li usa ideologicamentesecondo l’Agenda Obama che poi è l’Agenda Onu. Nella stessa direzione del “Global compact for migration” che produrrebbe una destabilizzazione globalecolpendo la sovranità degli Stati e le identità dei popoli

Per l’Italia, per l’Occidente e per la Chiesa le posizioni di Bergoglio sono devastanti. Anche sul Global Compact – come sui cristiani perseguitati – meno male che c’è Trump.

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Antonio Socci

Da “Libero”, 16 dicembre 2018

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