Giulio Sapelli , fra le poche teste pensanti in circolazione, sostiene che siamo a una svolta storica nell’assetto del mondo: “È iniziata una nuova Guerra fredda che ha per contendenti gli Usa e la potenza eversiva di ciò che rimane dell’ordine internazionale: la potenza militare e demografica della Cina. La questione dei dazi è solo l’inizio… di una guerra su tutti i fronti…  Una guerra che sarà in primo luogo per procura… Il Mediterraneo è già oggi terreno di scontro e di contenimento. La stabilizzazione dei rapporti Usa e Russia diviene sempre più necessaria”.

In questo quadro internazionale – secondo Sapelli – l’America si chiede: la classe politica italiana sarà al suo fianco nella lotta alla Cina? Si tratta di una lotta per il predominio tecnologico e militare planetario e il ruolo che il Mediterraneo , lago atlantico ma altresì stagno dei conflitti franco-anglo-italiani, potrà svolgere sarà essenziale , sorvegliando le porte di accesso all’heartland sia per via marittima con Suez, sia per via terrestre con il Caucaso e la Turchia”.

Il futuro del governo gialloverde – in cui il M5S  ha spinto per l’accordo della “via della seta” con la Cina e invece la Lega è molto più in sintonia con la Casa Bianca – sarà determinato molto più da questo quadro internazionale che dalle schermaglie interne.

Dunque per capire cosa sta accadendo è molto più interessante leggere il dossier “Come si sta arrivando allo scontro di civiltà fra Cina e Usa” , pubblicato sulla rivista di geopolitica Limes, che ascoltare le dichiarazioni di Di Maio.

Le nostre attuali classi dirigenti dimenticano che la geopolitica detta legge. Per tutta la prima repubblica in Italia la politica interna e i suoi equilibri di governo, sono stati determinati dalla nostra collocazione internazionale . Così è accaduto anche dopo il crollo del Muro di Berlino, che rappresenta una delle svolte storiche. E così accadrà oggi in vista di una nuova svolta storica.

Per questo è necessaria una classe di governo consapevole di cosa c’è in gioco. Come nel dopoguerra, quando Alcide De Gasperi riuscì – nonostante mille opposizioni – a collocarci nel giusto campo internazionale, quello della Nato , che poi favorì anche il nostro straordinariomiracolo economico .

Quella degasperiana fu la scelta più patriottica e sovranista (nonostante ciò che sostenevano comunisti e fascisti ) perché permise all’Italia – nelle condizioni storiche date – il massimo di libertà e prosperità possibile .

Oggi scegliere – più o meno consapevolmente – un legame con l’impero comunista cinese, sia per il M5S , come per l’attuale regime bergogliano  nella Chiesa (che si è suicidata con un micidiale patto capestro firmato con Pechino), significa fare una precisa scelta di campo contro gli Stati Uniti, contro la libertà e la prosperità del nostro Paese .

Bisogna esserne consapevoli: gli Usa sono e restano la potenza imperiale del mondo. Si sono guadagnati questo ruolo con la vittoria in due guerre mondiali, la vittoria della guerra fredda e con un incontrastato primato economico/militare planetario.

Tutto va collocato in questo quadro. L’interessante ultimo numero di Limes intitolato “Antieuropa, l’impero europeo dell’America” , rilegge anche tutta la vicenda europeista nella sua verità storica. Anzitutto spazzando via la ridicola retorica europeista di cui sono pieni i giornali e i discorsi dei politici.

Limes – che pure è una rivista del gruppo Gedi come Repubblica/Espresso – nel suo editoriale demolisce “l’europeisticamente corretto , al quale ci siamo abbeverati per tre generazioni. Le cui esauste formule, recitate ad nauseam dai custodi di tanta fede, indifferenti ai mobili dati di realtà perché deputate a rimuoverli dalla coscienza pubblica, hanno contribuito a eccitare la controretorica eurofoba. Ovvero ‘populista’. Marchio con cui le élite bollano le opinioni che non condividono quando tendono a diffondersi…  Per tale europeismo manierato” scrive Limes “Europa è sinonimo di Unione Europea. Spazio identificato con un’organizzazione formata dai suoi Stati membri a protezione dei rispettivi interessi nazionali . Nel caso italiano, dell’incapacità di definirli . Grazie a tale geografismo, un continente assurge a giocatore geopolitico globale. Peccato che nel mondo nessuno lo riconosca per tale . Tantomeno le grandi potenze”.

E qui, ai retori che oggi si riempiono la bocca di baggianate euriste, Limes ricorda la storia vera: la Comunità economica europea nacque, per volere americano, come appendice della Nato, per contrapporsi al Comecon che era l’appendice economica del patto di Varsavia (l’impero militare sovietico in Europa) .

La missione della Nato delineata da Truman era: “americani dentro, russi fuori, tedeschi sotto”.
Questa rimane lo scopo della Nato.Con il crollo del Muro di Berlino, il disfacimento dell’impero sovietico e la fortissima influenza che gli americani acquisirono sulla Russia di Elstin, l’Europa perse importanza geostrategica per Washington .

Paradossalmente il Trattato di Maastricht, scrive Limes, “ha contribuito alla graduale disintegrazione dello spazio comunitario . Implicita nel Trattato di Maastricht (1993) – inutilmente avversato da Washington  – che battendo una moneta senza sovrano ha accelerato la crisi della sovranità degli Stati chiamati a cogestirla . Emergente già dal 1994 nell’idea di Euronucleo (Kerneuropa), intesa da Berlino come propria sfera di influenza monetaria, economica, quindi geopolitica ”.

Gli Stati Uniti di Bush guardavano con diffidenza  a questo tentativo tedesco di costruirsi un impero , ma, specie con Clinton , lo assecondarono purché includesse gli Stati dell’Est europeo, per sottrarli definitivamente all’influenza russa .

Con Clinton gli Usa furono sedotti dalle potenzialità della Cina  a cui permisero, irresponsabilmente, di passare, in pochi anni, dal sottosviluppo al livello di potenza planetaria senza nessuna apertura democratica e penalizzando pesantemente le economie occidentali .

La recente presidenza Obama/Clinton , oltre ad alimentare il mostro cinese , soffiò sul fuoco della polveriera islamista creando altra destabilizzazione nel Mediterraneo e nel Medio Oriente (con il conseguente migrazionismo). E demonizzò la Russia di Putin costringendola ad una pericolosa vicinanza con la Cina.

Finalmente con Trump gli Stati Uniti riprendono in mano le redini di un mondo alla deriva . Lo fanno sia ribaltando la folle globalizzazione  clintoniana, che aveva permesso al Mercato di spazzare via i poteri degli stati e gli interessi nazionali (massacrando il ceto medio dell’Occidente), sia tagliando le unghie alla Cina le cui strategie imperiali ormai arrivano all’Africa e al Mediterraneo.

Per gli Usa occorre ritrovareun dialogo con la Russia di Putin che la strappi all’alleanza con Pechino e che stabilizzi il mondo dal mondo di vista bellico.

In questa chiave la Germania – che già mostra gravi crepe – è attaccata dagli Usa perché, con le ricette fiscali e monetarie che ha imposto ai suoi soci, ha fatto della UE il suo impero su cui troneggia con un pazzesco surplus commerciale che ha depresso gli altri partner.

Inoltre, secondo Limes, “i tracciati commerciali terrestri e marittimi disegnati da Xi Jinping – ‘una cintura, una via’ – sono percepiti a Washington quali prefigurazioni del nefando triangolo Cina-Russia-Germania, spettro del Nemico che può sconfiggere gli Stati Uniti” .

Perciò questa UE confligge con la strategia degli Usa e conviene solo alla Germania. In tale quadro “l’opzione Trump” (che significa schierarsi con gli Usa e anche importare le politiche economiche trumpiane)  può rappresentare per l’Italia il modo per riconquistare la perduta indipendenza politica, economica e monetaria che sola potrebbe permetterle di ritentare un nuovo miracolo economico.

L’alternativa è restare sepolti sotto le macerie di una UE, cioè un impero tedesco, che sta già crollando sulla testa dei popoli sottomessi all’euro.

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Antonio Socci

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Da “Libero”, 19 maggio 2019

 

 

 

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