Dopo aver perso le elezioni politiche, le europee e una decina di elezioni regionali, nel giorno in cui perde anche la Calabria, il Pd canta vittoria perché mantiene il governo dell’Emilia Romagna grazie a un sistema di potere ancora vetero-Pci che domina sulla società e che a Bologna si salda con la borghesia radical-chic e quella cattoprodiana. Contenti loro…

Ma il dato più clamoroso è la conferma della sparizione, dal Paese, del M5S, ormai annichilito e assorbito nel Pd. L’esplosione elettorale e, subito dopo, il crollo – un fenomeno che accomuna i grillini e Renzi – ha una spiegazione: la mancanza di identità e di senso di appartenenza.

Come ha notato Paolo Cirino Pomicino, i partiti storici della prima Repubblica hanno governato mezzo secolo “perché avevano un’identità e i loro elettori un senso di appartenenza”.

Questa è la strada che il centrodestra deve seguire se vuole consolidare il consenso che ha nel Paese. Ma gli occorre una classe dirigente che non sia limitata a Salvini e alla Meloni, anche per eludere l’attacco “ad personam” che da sempre è una specialità della Sinistra.

Una classe dirigente che, parlando al ceto medio (e ai ceti popolari), alimenti in loro identità e senso di appartenenza che sono già i connotati dei partiti del centrodestra: la difesa dell’identità italiana (con tutti i suoi corollari: dalla questione migratoria alla cultura, dalla scuola al dramma demografico) e la difesa dei nostri interessi nazionali, soprattutto nel campo di battaglia europeo perché – come ha scritto Ernesto Galli della Loggia sul “Corriere della sera” – “l’Unione europea vuol dire Francia e Germania, le quali si prefiggono innanzi tutto di tutelare i loro interessi e non i nostri” (lo vedremo di nuovo, prossimamente quando si ripresenterà la colossale grana del Mes).

Il crollo di peso politico dell’Italia a livello internazionale con questo governo ha raggiunto livelli inediti. Non a caso Galli della Loggia iniziava il suo editoriale (insolito per il Corriere) con questa domanda: “Perché il rango internazionale dell’Italia ha subito il tracollo drammatico di cui è testimone così evidente in queste settimane la crisi in Libia?”

La Sinistra non ama e non difende né l’identità italiana, né i nostri interessi nazionali, né il nostro ruolo internazionale (nemmeno i nostri confini visto la sua politica migratoria).

In nome di un malinteso europeismo ha accettato una retrocessione sulla scena mondiale e una sottomissione ai diktat “europei” che rischia di dare il colpo di grazia definitivo al nostro Paese, che già da anni è la pecora da tosare o peggio l’agnello sacrificale dell’Europa (occorre difendere quel che resta di banche e industrie e poi il nostro grande risparmio familiare).

Il Pd è il partito dell’establishment e il partito di fiducia delle cancellerie europee. Non è un “partito italiano”. Resiste solo nelle redazioni dei giornali e nel fortino dell’Emilia Romagna (o meglio nella zona a maggior reddito: Bologna-Modena-Reggio) perché lì ha ancora il controllo sociale del vecchio Pci. Nel resto d’Italia è languente. Soprattutto ha perso i ceti popolari e il ceto medio avendo promosso politiche che lo hanno disastrato.

Giulio Sapelli, citando Antonio Gramsci, ha scritto che “quando i partiti perdono il loro insediamento sociale, le loro basi storiche, cadono in una crisi profonda che ha come suo primo effetto concreto la perdita dei legami con la società civile, la dispersione dei loro gruppi dirigenti. Sono così sottoposti alle pressione di ristrette congreghe e soprattutto subiscono più che mai le pressioni di forze extra-nazionali che perseguono i loro interessi prevalenti così annichilendo l’interesse prevalente nazionale che ogni partito con radici storiche e gruppi dirigenti come comunità di destino invece personificano, rappresentano, difendono, rafforzano”.

Per difendere identità e interesse nazionale ovviamente il centrodestra deve anche costruire rapporti internazionali forti che lo sottraggano alla subalternità alla Germania che domina nella Ue.

Galli della Loggia propone di “stringere un rapporto significativo con gli Stati Uniti più stretto e concertato di quello attuale” per poter avere “un ruolo finalmente definito e proficuo” nel mondo.

Un’idea sacrosanta soprattutto considerando il fenomeno straordinario della presidenza Trump che non solo ha fatto “miracoli” per l’economia statunitense (in nome dell’interesse nazionale), ma che è anche il più forte e significativo riferimento politico-ideologico per il centrodestra.

Nel suo memorabile discorso a Davos, nei giorni scorsi, Trump ha ricordato che “quando sono entrato in carica tre anni fa l’economia americana era in uno stato lugubre”, che sotto la precedente amministrazione “erano spariti quasi 2000.000 posti di lavoro nell’industria”, i salari erano in calo e i bisognosi di aiuto alimentare erano aumentati di più di 10 milioni.

Poi Trump ha esposto i grandi successi che nei suoi tre anni di presidenza hanno ribaltato questa situazione (“oggi sono orgoglioso di dichiarare che gli Stati Uniti sono in un boom economico che il mondo non ha mai visto prima”).

Il presidente ha detto: “Sapevo che se avessimo liberato il potenziale della nostra gente, se avessimo ridotto le tasse, tagliato le normative – a un livello mai raggiunto prima nella storia del nostro paese, in un breve periodo di tempo”,  risolvendo il problema degli accordi commerciali e “sfruttando appieno l’energia americana, la prosperità sarebbe tornata fragorosamente a una velocità record. Ed è esattamente quello che abbiamo fatto, ed è esattamente quello che è successo”.

Infine Trump ha dato anche alle élite europee, nichiliste e globaliste, una lezione culturale. Invece di cedere all’antiscientifico catastrofismo ecologista e al disprezzo per le identità dei popoli, ha invitato anche noi a puntare sulle energie della nostra gente, sulle loro capacità e sulle nostre radici spirituali: “Le cattedrali d’Europa” ha detto Trump “ci insegnano a perseguire grandi sogni, avventure audaci e grandi ambizioni. Ci esortano a considerare non solo ciò che costruiamo oggi, ma ciò che resterà molto tempo dopo la nostra scomparsa. Testimoniano il potere della gente comune di realizzare risultati straordinari quando uniti da uno scopo nobile e grandioso”.

Per questo Trump ha indicato proprio gli italiani come esempio: “Secoli fa, al tempo del Rinascimento, abili artigiani e operai guardarono verso l’alto e costruirono le strutture che ancora toccano il cuore umano. Tuttora, alcune delle più grandi strutture del mondo sono state costruite centinaia di anni fa. In Italia, i cittadini un giorno iniziarono la realizzazione di quello che sarebbe diventato un progetto di 140 anni, il Duomo di Firenze. Un luogo veramente incredibile. Sebbene non esistesse ancora la tecnologia per completare il loro progetto, i padri della città andarono avanti, certi che un giorno l’avrebbero trovata. Questi cittadini di Firenze non accettarono limiti alle loro alte aspirazioni e così fu finalmente costruita la Grande Cupola”.

E’ la grandezza italiana quella che il presidente Usa ha esaltato. Non dovremmo esserne fieri e riprendere quella strada?

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Antonio Socci

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Da Libero, 29 gennaio 2020