Nella famosa intervista a “The Atlantic” del 10 novembre 2016, Henry Kissinger disse:

Per capire Putin bisogna leggere Dostoevskij, non il Mein Kampf. Egli sa che la Russia è molto più debole di quanto non fosse una volta, anzi molto più debole degli Stati Uniti. È il capo di uno stato definito per secoli dalla sua grandezza imperiale, ma che poi ha perso 300 anni di storia imperiale con il crollo dell’Unione Sovietica. La Russia è strategicamente minacciata su ciascuno dei suoi confini: a oriente dall’incubo demografico della Cina; dall’incubo ideologico dell’Islam radicale lungo il suo confine meridionale; e, a Occidente, dall’Europa, che Mosca considera una sfida storica. La Russia cerca il riconoscimento come grande potenza, come pari e non come supplice in un sistema progettato dagli americani”.

In realtà, sebbene la Russia abbia subìto dall’Europa due micidiali invasioni (di Napoleone prima e di Hitler poi), è proprio all’Europa che la sua cultura appartiene ed è con l’Europa che deve ritrovare l’unità. Sa di doverlo fare. A tratti lo vuole, ma è una sorta di amore odio. Continua

Ippolit Terent’ev, assopito sul divano, si svegliò di soprassalto, guardò con aria attonita i presenti, presi dalle loro conversazioni salottiere, polemizzò in modo sconclusionato con Evgenij Pavlovic e infine si rivolse al principe Myskin: “ ‘è vero, principe, che una volta avete detto che il mondo sarà salvato dalla bellezza? Signori miei’ gridò egli improvvisamente, rivolgendosi a tutti, ‘il principe afferma che il mondo sarà salvato dalla bellezza!… Quale bellezza salverà il mondo?… Siete un cristiano fervente, voi? Kolja dice che voi stesso vi attribuite il titolo di cristiano’ ”.

Questo passo dell’“Idiota” di Dostoevskij, ovvero la celebre frase sulla bellezza che salverà il mondo, è spesso citata, ma resta incompresa, sebbene rappresenti forse la pagina più celebre in Occidente dello scrittore russo di cui si celebrano i 200 anni dalla nascita. Continua

Un grande della diplomazia internazionale, Henry Kissinger, disse: “Per capire Putin, si deve leggere Dostoevskij”. Così anche Alejandro Jimenez sulla Harvard Political Review: “Per capire veramente Putin dobbiamo rivolgerci agli scritti di Fëdor Dostoevskij”.

Dunque oggi, nel bicentenario della nascita dello scrittore russo, ci si deve interrogare anche su quale sia il segreto della Russia di Putin che in Dostoevskij è espresso così genialmente.

Può aiutare il Fëdor Dostoevskij scritto da Vladimir Solovev e pubblicato in questi giorni da Cantagalli (sarà presentato il 5 ottobre in Vaticano, presenti il Segretario di Stato card. Parolin e il Metropolita Hilarion, Presidente del Dipartimento  relazioni esterne  del Patriarcato di Mosca). Continua

Ci sono vari riti propiziatori – eco di antiche culture pagane – legati all’arrivo dell’anno nuovo. I botti per esempio: facendo frastuono si pensava di scacciare gli spiriti cattivi.

Un altro gesto tipico – soprattutto in certe zone – è il buttar via le cose vecchie dalla finestra (memorabile la scena cinematografica della lavatrice che piomba sull’auto di Fantozzi) per significare il disfarsi dei rottami del passato e l’attesa di cose belle.

Rituali scaramantici che forse derivano da un comune sentire: la vita è una sequela di fatiche, dolori, prove e ferite e l’uomo di tutti i tempi ha sempre desiderato liberarsi dalle macerie, dalle colpe e dalle ferite del passatoper ricominciare una nuova vita, finalmente diversa e luminosa. Continua

Non abbiamo forse amato noi altri l’umanità, tanto umilmente riconoscendo la sua impotenza, con tanto amore alleggerendo il suo fardello e permettendo alla debole sua natura sia pur di peccare, ma col nostro permesso? E che vuoi Tu, che in silenzio e intensamente mi guardi coi dolci occhi Tuoi? Adirati pure: non voglio, io, l’amor Tuo perché, dal canto mio, non Ti amo…

Da Fedor Dostoevskij, “I fratelli Karamazov”
(Queste sono alcune della parole che il cardinale di Siviglia, il Grande Inquisitore, rivolge a Gesù, tornato sulla terra, dopo averlo fatto imprigionare)

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