Cos’hanno in comune Giorgia Meloni e James D. Vance (nella foto), candidato da Donald Trump alla vicepresidenza USA? La passione per l’opera di John Ronald Reuel Tolkien.

Un articolo di Politico.com sul giovane leader americano è uscito con questo titolo: Come Il Signore degli Anelli ha plasmato la politica di JD Vance”. Nel sottotitolo una frase del vice di Trump: “Gran parte della mia visione conservatrice del mondo è stata influenzata da Tolkien”. Continua

A 150 anni dalla nascita di Gilbert K. Chesterton si potrebbe ricordare questo meraviglioso scrittore inglese per innumerevoli motivi.

Potremmo citare i suoi divertenti e profondi paradossi, specialmente quelli che irridono i dogmi della modernità. O quelli sugli intellettuali (“ciò che comunemente chiamiamo mondo intellettuale si divide in due categorie di persone: coloro che venerano l’intelletto e coloro che lo usano”).

E si potrebbero ricordare certe sue battute “profetiche” sui tempi futuri in cui – diceva lo scrittore inglese – occorrerà audacia anche per affermare che i prati sono verdi in primavera (è proprio ciò che accade oggi, con l’enorme lontananza dell’ideologia dalla realtà e la proibizione di indicare l’evidenza delle cose). Continua

Chi è il filosofo italiano più importante e più studiato nel mondo?

IL PIU’ INFLUENTE

Tommaso d’Aquino è stato senza dubbio il filosofo e teologo di maggior rilievo nella storia del nostro Paese e certamente quello che ha esercitato la maggiore influenza al di fuori dei nostri confini”.

Queste parole del professor Pasquale Porro (Avvenire, 20/2) probabilmente troverebbero d’accordo Umberto Eco che ebbe sempre grande ammirazione per il Dottore Angelico. La sua influenza nel mondo non è dovuta solo al fatto che da Leone XIII (1879) è riconosciuto come il pilastro della dottrina cattolica. Continua

“Il filosofo neo-marxista Ernst Bloch ha visto in Sherlock Holmes e nel suo ‘metodo detettivo’ il frutto migliore del positivismo, l’istanza rigorosa di un metodo che osserva i fatti sfuggendo alle fantasie, che sarebbe stata portata alla sua perfezione dallo stesso Karl Marx. C’è da credere che il povero Bloch avrebbe avuto qualche delusione dagli infortuni di Sherlock Holmes con le fate di Cottingley e con lo spiritismo. Tuttavia, da un altro punto di vista, non vi è nulla di ‘strano’ nella coesistenza fra positivismo e credenza negli spiriti e nelle fate in Conan Doyle”.

Così scrivevano Massimo Introvigne e Michael W. Homer nel 1992, presentando il libro di Arthur Conan Doyle, “The Coming of the Fairies” del 1922 (“Il ritorno delle fate”, Sugarco). Varie pubblicazioni ora tornano a parlarne e “Il Venerdì di Repubblica” ha dedicato loro un articolo intitolato “Conan Doyle lo spiritista”. Continua