TOLKIEN, LEWIS, GIRARD, CHESTERTON, S. AGOSTINO E S. TOMMASO NELLE PRESIDENZIALI AMERICANE
Cos’hanno in comune Giorgia Meloni e James D. Vance (nella foto), candidato da Donald Trump alla vicepresidenza USA? La passione per l’opera di John Ronald Reuel Tolkien.
Un articolo di Politico.com sul giovane leader americano è uscito con questo titolo: “Come Il Signore degli Anelli ha plasmato la politica di JD Vance”. Nel sottotitolo una frase del vice di Trump: “Gran parte della mia visione conservatrice del mondo è stata influenzata da Tolkien”.
Vance è nato nel 1984 e il suo primo incontro con l’opera di Tolkien risale alla celeberrima trilogia cinematografica del regista Peter Jackson, uscita fra 2001 e 2003 (28 nomination agli Oscar e 17 vittorie). Tutta la sua generazione ne restò affascinata e James, un giovane che aveva avuto un’infanzia difficile, in una regione impoverita, ricavò dall’opera di Tolkien le coordinate del suo pensiero. Lo scrittore conservatore Rod Dreher lo vede come il Frodo del popolo di hobbit di quell’America minore.
Scrive Politico: “Luke Burgis, autore di un libro su René Girard (un’altro degli eroi intellettuali di Vance) e professore alla Catholic University of America, ha detto di sospettare che ‘l’apprezzamento di Vance per Tolkien non sia estraneo alla sua conversione al cattolicesimo nel 2019. Tra i tanti modi in cui l’opera di Tolkien riproduce l’immaginario cattolico, uno è il rapporto tra il visibile e l’invisibile. Penso sia giusto dire che Vance crede che ci sia un vero male spirituale in questo mondo, e che possa incarnarsi in riti e rituali’”.
Qui apprendiamo che fra i riferimenti culturali di Vance c’è pure René Girard. Del resto a lanciare Vance e – in seguito – a far pressione su Trump, insieme ad Elon Musk, perché lo scegliesse come vice presidente, è stato proprio Peter Thiel, quello straordinario finanziere filosofo che è stato allievo di Girard alla Stanford University, alla fine degli anni ’80, e che ha sempre indicato in Girard il grande intellettuale che ha influenzato la sua visione del mondo “in modo molto potente”.
Girard è davvero uno dei più grandi pensatori del Novecento. Critico letterario, antropologo e soprattutto filosofo francese (è stato Accademico di Francia), ha insegnato quasi sempre negli Stati Uniti e ha affascinato, col suo pensiero originale, profondamente cattolico, intellettuali di tutti gli orientamenti (in Italia le sue opere sono pubblicate soprattutto da Adelphi).
Ma – tornando a Tolkien – Vance è anche un appassionato lettore di Clive Staples Lewis, lo scrittore britannico – docente di letteratura inglese all’Università di Oxford e autore del best seller Le cronache di Narnia – che fu il grande amico di Tolkien. È nota la loro comune visione spirituale e l’influenza reciproca.
Vance ha notato che è nel fuoco delle due guerre mondiali che questi due autori hanno concepito le loro opere, le quali fanno ben trasparire la consapevolezza di una drammatica crisi di civiltà.
È impressionante che la semina intellettuale di autori come Tolkien e Lewis – ma dovremmo aggiungere un altro grande convertito inglese come Gilbert K. Chesterton (oltre a Girard) – alimenti, a distanza di un secolo, il pensiero della nuova classe dirigente americana.
Vance è pure un lettore appassionato di S. Agostino e, per la sua visione politica, attinge alla Dottrina sociale della Chiesa, in buona parte di ispirazione tomista (come il pensiero di Jacques Maritain che ha ispirato le Dc europee).
Sono orizzonti nuovi per gli Usa. Bob Dylan direbbe The Times They Are a-Changin’.
Antonio Socci
(Nella foto il titolo e l’immagine dell’articolo di Politico)
Da “Libero”, 21 settembre 2024