Stiamo facendo l’abitudine a tutto? O certi eventi inducono a riflettere sulla nostra condizione di mortali, sul nostro futuro comune e sulle minacce che incombono su di noi?

Nell’arco di pochi mesi abbiamo vissuto una pandemia planetaria che ha sconvolto il mondo facendo milioni di vittime. Poi è scoppiata una guerra nel cuore d’Europa che – oltre a sommarsi a tanti altri conflitti dimenticati, sanguinosi e tragici – potrebbe allargarsi diventando una terza guerra mondiale e addirittura un conflitto nucleare, come ha prospettato questa settimana, nell’indifferenza generale, il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Sembra di vivere un tempo apocalittico. Dovremmo esserne molto preoccupati. Continua

Nei giorni scorsi Bill Gates, fondatore di Microsoft, facendo una donazione per la lotta contro la pandemia di Covid-19, ha giustamente osservato che per il futuro c’è bisogno di garantire a tutti la fornitura di vaccini e occorre predisporre strumenti in grado di circoscrivere subito eventuali focolai: “Nella mia personale lista di obiettivi voglio aggiungere quella di far si che il mondo sia preparato alla prossima pandemia”.

A questo proposito, secondo le ricostruzioni giornalistiche, Gates ha affermato che il prossimo virus potrebbe essere più letale e più contagioso del Covid. Una previsione che mette i brividi. Continua

C’è un’altra pandemia in corso e stavolta colpisce soprattutto i giovani. È una pandemia esistenziale che ha conseguenze drammatiche.

Da una recente ricerca, promossa dalla Fondazione Soleterre e dall’Unità di Ricerca sul Trauma dell’Università Cattolica di Milano, sulle conseguenze della tempesta Covid, emerge che il 17,3% degli adolescenti ascoltati pensa che sarebbe meglio morire o farsi del male.

Il campione analizzato è piccolo (150 adolescenti fra i 14 e i 19 anni, interrogati a dicembre scorso su come hanno vissuto il lockdown e la pandemia), ma il panorama che ne emerge è davvero allarmante. Continua

Con “l’amico novax” c’è ormai “un solco incolmabile”. Così lo scrittore Emanuele Trevi sul “Corriere della sera”: “pensano che mostrare il green pass in treno sia un attentato alla Costituzione… cascano le braccia alla sola idea di discutere con loro”. Secondo Trevi “a sorreggerli c’è l’inconfessato sentimento che tanto a vaccinarsi ci abbiano pensato gli altri”.

Giovanni De Luna sulla “Stampa” esprime una sensazione altrettanto forte: “L’irruzione dei novax sulla scena pubblica ha provocato una rottura nella profondità dei legami sociali”. Si è aperto un baratro nei rapporti umani, “a cominciare da quelli tra medico e paziente” che pure – all’inizio della pandemia – erano stati spesso eroici e commoventi.

Perfino la Chiesa, che potrebbe essere la preziosa e materna presenza che porta saggezza e solidarietà, che riconduce al buon senso, ricucendo un tessuto sociale rabbioso e radicalizzato, è, a sua volta, lacerata perché c’è una parte del mondo cattolico che ha fatto sua l’ideologia novax. Continua

In questo secondo anno di pandemia la giornata che la Chiesa dedica alla Commemorazione dei defunti, il 2 novembre, suggerisce anche considerazioni laiche sulla drammatica emergenza che ha provocato tante vittime.

L’anno passato, in questi giorni, eravamo nel pieno della seconda ondata(gestita male dal governo Conte) che fu assai peggiore della prima e fece il doppio delle vittime.

Il giorno 31 ottobre del 2020 avemmo 31.758 nuovi casi (quest’anno sono stati 4.526) e piangemmo 297 morti (quest’anno 26). Entrarono in terapia intensiva 97 nuovi malati, per un totale di 1.843, mentre il 31 ottobre di quest’anno erano 4 in meno del giorno precedente (in totale sono in terapia intensiva solo 346 persone). Continua

“Quid est veritas?” (che cos’è la verità?). L’esclamazione scettica di Pilato rivolta a Gesù, mentre lo interrogava (Gv 18:38), restò senza risposta verbale perché il governatore romano non aspettava nessuna risposta: stava solo ironizzando su quanto aveva appena detto l’uomo di Nazaret (“per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità”).

Forse nulla come la domanda di Pilato rappresenta e descrive quegli uomini disincantati e un po’ disperati del XXI secolo che siamo noi. Anche noi abbiamo domande, ma non ci aspettiamo risposte, né le cerchiamo. Siamo disinteressati perché riteniamo pregiudizialmente che nessuno abbia “la” risposta. Pensiamo che la verità non esista perché ognuno ha la sua e se la racconta come vuole.

Quell’uomo di Nazaret, per quanto affascinante e nobile (così appariva allo stesso Pilato che ne era colpito), aveva avanzato una pretesa inaudita: “Io sono la verità”. Anzi di più: “io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14:6). Continua