Di fronte allo stallo (momentaneo?) delle trattative fra Ucraina e Russiaoccorre trovare vie diverse per la pacificazione altrimenti la Casa Bianca dovrà cambiare strategie e scenari. Quali?

Non so se la prospettiva delineata ieri sul Giornale da Edward Luttwak potrà mai diventare la linea dell’amministrazione Trump, ma certamente Luttwak è un addetto ai lavori e ben conosce le idee che attualmente circolano negli ambienti repubblicani di Washington. Continua

Per far finire la guerra in Ucraina non bisogna risolvere solo questioni territoriali, militari o economiche. In fondo su tutte queste cose si possono trovare dei compromessi. Dopo qualsiasi guerra si sono stipulati trattati di pace.

Nell’immediato però c’è un’altra cosa che blocca tutto. È di natura esistenziale. Lo ha spiegato, con amarezza, Donald Trump, giorni fa, in un’intervista in cui ha detto che forse la pace in Ucraina è diventata impossibile perché “c’è un odio tremendo tra loro”. Parlava di Putin e Zelensky. Lo conferma il tira e molla sull’incontro fra i due presidenti in Turchia. Continua

Stanno demolendo l’Unione europea. Chi? I cattivi “sovranisti”? L’odioso Trump? Il perfido Putin? No: gli europeisti. Proprio coloro che ogni giorno fanno pubbliche e fanatiche professioni di fede europeista.

Già negli anni passati, per fare un esermpio, con il Geen Deal, la leadership della UE ha assestato un colpo mortale all’industria europea e al benessere dei nostri popoli. Continua

“Militari franco-britannici a Kiev”, titolano i giornali. Macron tuona: “Momento della storia decisivo”. Questa trovata militarista – mentre gli Usa stanno lavorando per la pace – è un “missile” contro le trattative, un colpo all’unità dell’Occidente e pure alla UE.

L’invio di soldati francesi e britannici in Ucraina peraltro ricorda l’intervento di questi due Paesi nella Guerra di Crimea (1853-1856) contro la Russia. Solo che oggi la Russia è una grande potenza atomica e la loro è quindi una mossa doppiamente pericolosa. Continua

Non si è mai vista una tale ondata di anti americanismo sui media, sotto forma di anti trumpismo, che tracima, in questi giorni, nelle pagine dei quotidiani. Il clima è reso incandescente anche dalle reazioni di certe aristocrazie che vedono traballare vecchie posizioni di potere.

In particolare, a proposito della guerra in Ucraina e della strategia di pacificazione della nuova amministrazione americana, accade un fatto surreale: si dipingono gli Stati Uniti di Trump (addirittura) come una minaccia per l’Occidente i cui valori sarebbero invece rappresentati e difesi dall’Unione europea contro l’America. Verrebbe da sorridere di tali assurdità se non fossero espresse anche da personalità importanti come se fossero realtà. Continua

Perché tanti politici e giornalisti non vogliono riconoscere che l’attuale regime di Putin non è altro che una regressione verso il vecchio comunismo russo, la sopravvivenza di quel sistema e di quella Nomenklatura variamente camuffata e riciclata?

Eppure lo stesso Alexey Navalny, nelle lettere all’ex dissidente Natan Sharansky, pubblicate il 20 febbraio dalla Stampa, lo sottolinea: “ingenuamente abbiamo pensato che non si potesse tornare al passato (…). Il tuo libro infonde speranza perché la similitudine tra i due sistemi – l’Unione Sovietica e la Russia di Putin, la loro somiglianza ideologica, l’ipocrisia che funge da premessa stessa per la loro esistenza e la continuità dalla prima alla seconda – garantiscono un crollo ugualmente invitabile”. Continua

La caccia all’ebreo casa per casa, il massacro di civili, comprese donne e bambini, perché ebrei, o la loro cattura e deportazione (si può immaginare con quali trattamenti), non c’entra nulla con la causa dei palestinesi.

Questo è fanatico odio antiebraico e non avremmo voluto mai rivedere scene così orrende 80 anni dopo l’orrore nazista. Non si tratta neanche di una guerra (che si combatte fra eserciti): è odio sanguinario verso un intero popolo. L’obiettivo dei jihadisti, i quali ritengono che quella terra debba essere tutta e solo islamica, è la distruzione dello Stato ebraico. Continua

Siamo alla vigilia di un crollo in Russia? Secondo Lucio Caracciolo quello di sabato – la rivolta della Wagner – è un colpo di stato momentaneamente messo in pausa.

Forse per arrivare a una redistribuzione del potere in modo concordato anziché traumatico e cruento. Perché con i colpi di stato, le rivoluzioni e le rivolte non si sa mai cosa può accadere. Non saltano solo le poltrone, ma anche le teste. Continua

Ciò che sta accadendo in Russia in queste ore è del tutto incerto. Ma, di sicuro, se Vladimir Putin avesse fatto tesoro della lezione del “Principe” di Niccolò Machiavelli non dovrebbe oggi fronteggiare la sollevazione guidata di Evghenij Prigozhin, capo della Brigata Wagner (27 mila mercenari armati fino ai denti) che, di fatto, proprio a Putin deve la sua esistenza. Continua

Fin dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, papa Francesco ha cercato in tutti i modi far tacere le armi e scongiurare l’esplodere un terzo conflitto mondiale. In questi giorni è in corso una missione della Santa Sede e ieri il presidente ucraino Zelensky ha incontrato il Papa a Roma. Hanno parlato di iniziative umanitarie che forse sono un passo verso la pace.

Ma, al di là degli aspetti diplomatici e geopolitici, nell’evento di ieri c’è un dettaglio che incuriosisce: la data. Lo ha sottolineato il Papa stesso, prima di incontrare Zelensky, con questo tweet: “La Madonna di Fatima, Madre di Gesù e nostra, ci aiuti a costruire vie di incontro e sentieri di dialogo verso la pace, e ci dia il coraggio di intraprenderli senza indugio. Preghiamo insieme”. Continua