L’epoca trumpiana spazza via i dogmi della vecchia globalizzazione e mostra possibilità di crescita formidabili laddove prima c’era solo una giungla di problemi. Pensiamo all’immigrazionismo, un’ideologia nefasta, finora molto sponsorizzata dalle classi dirigenti progressiste. Secondo costoro le immigrazioni di massa sono un destino ineluttabile e non arginabile.

È falso (in Italia Salvini e Minniti lo hanno dimostrato; ora lo dimostrano anche altrove). Inoltre le migrazioni di massa sono un fenomeno devastante per tutti: per chi deve sradicarsi ed emigrare e per chi subisce un’immigrazione incontrollata. Continua

Stanno demolendo l’Unione europea. Chi? I cattivi “sovranisti”? L’odioso Trump? Il perfido Putin? No: gli europeisti. Proprio coloro che ogni giorno fanno pubbliche e fanatiche professioni di fede europeista.

Già negli anni passati, per fare un esermpio, con il Geen Deal, la leadership della UE ha assestato un colpo mortale all’industria europea e al benessere dei nostri popoli. Continua

“Da anni, tranne rare eccezioni (come questa…) sulla scena pubblica italiana il punto di vista conservatore non gode certo dello spazio riservato agli innovatori”.

Così Ernesto Galli della Loggia, mercoledì, riconosceva, sul Corriere della sera, l’amara verità sul “pensiero unico” che domina anche al Corriere della sera. In qualità di mosca bianca, dunque, lo storico ha spiegato cose che sono ben note ai lettori di Libero, ma non a quelli del Corriere. Continua

L’ateismo, come la fede, è una scelta esistenziale dell’individuo. Invece con Marx divenne un pilastro filosofico dei partiti comunisti. Ma, come diceva Gilbert K. Chesterton, da quando gli uomini non credono più in Dio, non è che non credono in nulla: credono a tutto.

Infatti i comunisti avevano una fede cieca e assoluta nella loro ideologia. Prima professarono dogmaticamente la “religione” comunista: l’Unione sovietica era la salvezza. Vedevano nei Paesi dell’est il paradiso in terra, incuranti di ogni tragica smentita. E il capitalismo occidentale era il Male, il diavolo. Continua

Non si è mai vista una tale ondata di anti americanismo sui media, sotto forma di anti trumpismo, che tracima, in questi giorni, nelle pagine dei quotidiani. Il clima è reso incandescente anche dalle reazioni di certe aristocrazie che vedono traballare vecchie posizioni di potere.

In particolare, a proposito della guerra in Ucraina e della strategia di pacificazione della nuova amministrazione americana, accade un fatto surreale: si dipingono gli Stati Uniti di Trump (addirittura) come una minaccia per l’Occidente i cui valori sarebbero invece rappresentati e difesi dall’Unione europea contro l’America. Verrebbe da sorridere di tali assurdità se non fossero espresse anche da personalità importanti come se fossero realtà. Continua

Al cuore (rosso antico) non si comanda, perciò a Sinistra – con la nuova amministrazione Usa – hanno ricominciato a detestare gli “amerikani”. Marcello Sorgi, sulla Stampa, spiega che “Pd e Avs hanno già maturato un giudizio durissimo nei confronti di Trump, accusando di conseguenza la premier (Meloni, ndr) di essersi sottomessa” (gli stessi argomenti del Pci di Togliatti contro De Gasperi).

Così – riconosce Sorgi – il Pd rischia di “capovolgere del tutto” le sue posizioni recenti e “tornare indietro” verso “la politica antiamericana e antiatlantista che per decenni aveva caratterizzato il Pci”. Continua

Con la simultanea crisi – politica ed economica – di Germania e Francia, l’egemonia di questi due Paesi sull’Unione europea si appanna molto. Si apre una nuova fase. Di fatto oggi l’unico dei grandi Paesi fondatori davvero stabile, sia politicamente che economicamente, è l’Italia e questo spiega perché Ursula von der Leyen ha cambiato maggioranza per la sua nuova Commissione puntando sulla presenza dell’Italia.

Ma adesso – in un contesto internazionale di guerra e alla vigilia dell’insediamento del presidente Trump negli Stati Uniti – bisogna riflettere su quale Unione europea e quale Europa (non sono la stessa cosa) occorre (ri)costruire. Continua

La sgangherata architettura della UE è così caotica – non essendo uno Stato, non avendo né una Costituzione, né un Parlamento vero – che le procedure per definire la nuova Commissione europea – l’organo di governo – sono molto complicate e poco chiare.

Essa deve avere un delegato di ognuno dei Paesi della UE (con la carica di Commissario), ma deve esserci anche un qualche accordo politico fra i partiti che garantisca il consenso. Un meccanismo che induce a cercare maggioranze numeriche rabberciate, magari con accordi di potere nei corridoi. È una strada impervia. Continua

Una Crociata elettorale. È quella di mons. Mariano Crociata che ieri ha voluto fare, come un politico, il suo appello agli elettori, invitandoli di fatto a votare per i partiti di centrosinistra. Al monsignore non importa se sono partiti anticristiani o se, per esempio, di recente hanno votato per inserire l’aborto nella Carta dei diritti. Gli importa solo che combattano i sovranisti.

Infatti il titolo della sua intervista della Stampa recita: “Monsignor Mariano Crociata: ‘I sovranisti sono un pericolo, l’UE è garanzia per le nazioni’”.

Il vescovo non si occupa di fede, gli interessa solo la politica. Non parla mai di Gesù Cristo, ma professa una fede fanatica in questa UE delle élite, diventata ormai, per molti ecclesiastici, il nuovo vitello d’oro da idolatrare. Per 2000 anni è stato detto che non si può fare a meno di Dio. Oggi Crociata afferma: “Non si può fare a meno della UE”. Quindi la tecnocrazia di Bruxelles al posto di Dio? Continua

Com’è noto – ne ho scritto più volte – il pittore che ebbe l’incarico di disegnare la bandiera europea si ispirò alla corona della Madonna. Questa è la spiegazione dell’immagine che illustra questo articolo, dove spiego la necessità per l’Europa di ritrovare le sue radici cristiane.

      *                                                          *                                                     *

“Il vero problema è che a Bruxelles, avendo selezionato una classe dirigente e un funzionariato solo su base ideologica, non sono in grado di vedere la realtà del loro fallimento, e non realizzano di avere portato un Continente a sbattere. Hanno responsabilità enormi. Che dovrebbero fare paura. E non sanno più cosa fare, se non alzare sempre più la posta”.

Così il professor Alessandro Mangia, ordinario di Diritto costituzionale all’Università Cattolica, in una recente intervista al Sussidiario in cui ha demolito anche l’operazione-autocandidatura di Draghi (“Draghi è uno dei massimi responsabili delle politiche deflattive che hanno distrutto benessere e Stato sociale dai tempi della Grecia. Adesso dice ciò che tutte le persone di buon senso sapevano, ossia che politiche procicliche in tempi di crisi alimentano la crisi”). Continua