Una Crociata elettorale. È quella di mons. Mariano Crociata che ieri ha voluto fare, come un politico, il suo appello agli elettori, invitandoli di fatto a votare per i partiti di centrosinistra. Al monsignore non importa se sono partiti anticristiani o se, per esempio, di recente hanno votato per inserire l’aborto nella Carta dei diritti. Gli importa solo che combattano i sovranisti.

Infatti il titolo della sua intervista della Stampa recita: “Monsignor Mariano Crociata: ‘I sovranisti sono un pericolo, l’UE è garanzia per le nazioni’”.

Il vescovo non si occupa di fede, gli interessa solo la politica. Non parla mai di Gesù Cristo, ma professa una fede fanatica in questa UE delle élite, diventata ormai, per molti ecclesiastici, il nuovo vitello d’oro da idolatrare. Per 2000 anni è stato detto che non si può fare a meno di Dio. Oggi Crociata afferma: “Non si può fare a meno della UE”. Quindi la tecnocrazia di Bruxelles al posto di Dio?

Se questo è il nuovo dogma, sono trattati da eretici i “sovranisti”, come li chiama il prelato seguendo la demonizzazione della sinistra. Anche se di per sé il sovranismo è un dovere di tutti perché la “sovranità” è consacrata come il bene primario all’art. 1 della Costituzione della Repubblica italiana.

Ma chi è mons. Crociata? È il vescovo di Latina che – sebbene caduto in disgrazia con l’arrivo di papa Francesco – per strane logiche clericali è diventato presidente della Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità europea.

È evidente che questo monsignore nell’intervista pontifica su cose di cui è totalmente a digiuno: non sa nulla né di politica, né di economia, né di storia. Potremmo dimostrarlo in un dibattito pubblico. Lo riterrei opportuno perché sono uno di quei laici cattolici a cui spetta – come ha spiegato papa Francesco – giudicare i fatti politici e sociali senza avere “vescovi piloti” (così li ha chiamati sarcasticamente e criticamente il Papa) che invadono arbitrariamente il campo pretendendo di “guidare” i laici su cose che non li riguardano e che non conoscono.

Crociata non solo non si cura di questa direttiva del Papa, che lo diffida dall’immischiarsi in politica, ma palesemente ignora anche decenni di magistero pontificio sulla “teologia delle patrie” (da Leone XIII a papa Francesco) fondata sulla solida opera di san Tommaso. Inoltre non ha la minima considerazione per tutto il magistero della Chiesa sulle radici cristiane dell’Europa (con quello che ne deriva).

Gli interessa solo ripetere pedissequamente i più triti slogan dell’europeismo di sinistra (senza argomenti concreti) che già da anni leggiamo su Repubblica. Cioè quell’europeismo ideologico distruttore delle nazioni e alla fine dell’Europa stessa.

È una delle tipiche infatuazioni ideologiche del ceto clericale che ama seguire i pifferai ideologici. Come ricordò Joseph Ratzinger nella sua celebre omelia in apertura del Conclave del 2005: “Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero… La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde – gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via”.

L’ismo di oggi è l’europeismo, devastante come i precedenti. Ma di solito il popolo cattolico non ci casca e vota con la propria testa.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 8 giugno 2024

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