Il governo Meloni si trova a gestire un Pnrr voluto e progettato da altri (il governo Conte 2 giallorosso e il governo Draghi) e afferma di voler ricavare il meglio da un piano che appare pieno di falle e problemi.

Così da settimane il “partito mediatico”, il Pd e il M5S bombardano l’attuale esecutivo accusandolo di avere dubbi sul “messianico” Pnrr, di volerlo cambiare e di avere componenti – la Lega – che consigliano di spendere solo ciò che serve davvero. Continua

Nei giorni scorsi Roberto Vicaretti, su RaiNews24, ha realizzato, con Giuseppe Liturri, una lunga e interessante intervista a Yanis Varoufakis che – com’è noto – era il Ministro delle Finanze nel primo governo Tsipras.

È colui che, durante la crisi greca del 2015, nelle trattative fra il governo di Atene e l’Eurogruppo, tentò di scongiurare il peggio per il suo Paese, dimettendosi dopo aver amaramente constatato l’impossibilità di far approvare le sue proposte. Continua

Si può pensarla come si vuole sulla Costituzione (personalmente tornerei al suo testo originario), ma i partiti dovrebbero essere coerenti.

Periodicamente (anche di recente) la Sinistra e certi giornali esaltano a parole la Costituzione, considerandola intoccabile. Eppure è proprio la stessa Sinistra che, nel 2001, l’ha cambiata (in peggio): si trattava del titolo V della parte seconda della Carta. In seguito, nel 2016, il Pd ha provato a cambiarla di nuovo con Renzi premier, ma non ce l’ha fatta. Continua

Quando si torna a parlare della Brexit e l’Unione Europea si comporta sempre più spesso come un super Stato, che sovrasta gli Stati, torna di grande attualità il filosofo conservatore inglese Roger Scruton.

Il suo “Manifesto dei conservatori” fu pubblicato in Italia da Raffaello Cortina Editore nel 2007 con una prefazione di Giuliano Ferrara il quale scriveva: “mi ritrovo nelle sue idee portanti e anche nelle osservazioni apparentemente più laterali, dal di dentro della mia esperienza di conservatore d’occasione”. Continua

Il “fattore tempo” in politica è determinante. Non solo per scegliere il momento giusto di un’iniziativa o una dichiarazione. Si tratta anzitutto di saper guardare il presente in prospettiva storica, saper valutare gli sviluppi possibili, calibrare l’azione in base agli scenari futuri per influenzarli.

Questa premessa serve a capire uno dei principali messaggi che Giorgia Meloni sta lanciando dal suo insediamento: la premier ripete che questo governo ha davanti a sé cinque anni di lavoro, cioè tutta l’attuale legislatura. Continua

Non si sa se questo PD sopravvivrà alla disfatta elettorale, al vuoto di leadership e di strategia, allo smarrimento di identità e alla caotica, conflittuale, estenuante “costituente” che si è avviata con le dimissioni di Enrico Letta.

Non si sa se il Pd esploderà in mille pezzi, con il M5S, da una parte, e il duo Renzi/Calenda, dall’altra, che se ne contendono le spoglie. I sondaggi sono sempre più cupi e – negli ultimi tempi – la Sinistra, nel suo insieme, ha rovinosi crolli di immagine sui media. Continua

È tornato il Muro ad Est, fra UE e Russia, a causa della guerra in Ucraina. Cambiano molte cose in Europa che, fino a ieri, ha ruotato attorno al sistema economico tedesco basato su energia e materie prime a basso costo fornite dalla Russia.

Ora ritrova importanza (anche per l’energia) l’area del Mediterraneo in cui l’Italia si trova in primo piano. C’è però un problema. Da anni l’Italia e l’UE non hanno una politica mediterranea. Hanno solo subìto la pressione migratoria del continente africano e del Medio Oriente senza saperla governare.

Sabato invece alla conferenza internazionale sul Mediterraneo (Med Dialogues 2022), Giorgia Meloni ha fatto un intervento di ampio respiro strategico: l’Italia ha la grande ambizione di essere protagonista di una stabilizzazione dell’area mediterranea che permetta di governare finalmente – come UE – l’immigrazione e la sicurezza energetica. Continua

Per saperne di più “Leggi qui un estratto del libro nel sito dell’editore Cantagalli.

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Nei giorni scorsi Massimo Cacciari, in un talk show, ha affermato: “Un’Europa che sta in piedi solo sulla moneta e sul mercato, ma quanto vuole che duri”?

È diffusa, fra gli addetti ai lavori realisti, la critica a questa Unione Europea costruita (e gestita) male; questa UE che non è uno Stato, ma che pretende di desovranizzare gli Stati e porsi al di sopra delle loro Costituzioni; che non è uno Stato, ma ha voluto una sua moneta (caso unico nella storia) per sostituire le monete nazionali (con effetti nefasti); che impone la stessa politica economica a tutti i Paesi (che hanno economie diverse), applicando criteri che si sono dimostrati devastanti (per esempio con l’equilibrio dei conti come obiettivo supremo anziché lo sviluppo e il lavoro) e che pretende di uniformare la politica estera, ma senza averne una. Continua

Guardi i siti economici e rabbrividisci: “Crollano le aspettative economiche tedesche ed europee. Futuro molto fosco”. Sfogli “Il Sole 24 ore” e ritrovi gli stessi scenari riferiti alle politiche monetarie della Fed e alla recessione incombente: “Borse sull’orlo del precipizio, rendimenti obbligazionari in fibrillazione e dollaro sul punto di sferrare un colpo da knock-out alle altre divise mondiali”.

Se poi si considera il conto della guerra in Ucraina pagato dall’Italia c’è da mettersi le mani nei capelli: a giugno, dopo quattro mesi, è stato calcolato in 70 miliardi fra mancate esportazioni e boom dell’inflazione, con la previsione di 180 miliardi a fine anno.

Lo stato dell’economia dopo diciotto mesi di esecutivo guidato da Mario Draghi (fra tracollo del Pil e del surplus commerciale, esplosione dell’inflazione e debito) è disastroso, con un sistema industriale che, per i prezzi dell’energia, rischia il naufragio (se si fermano le filiere produttive il costo sarà incalcolabile) e milioni di famiglie che si ritrovano in un’economia di guerra.

Se la nostra bolletta nel 2019 ammontava a 17 miliardi, quest’anno arriverà a 100 miliardi (solo come bolletta elettrica, senza considerare il gas). Gli addetti ai lavori dicono che così il “sistema Italia” non può reggere. Continua