La Cei di oggi, guidata dal card. Zuppi, è ormai l’orticello clericale del “campo largo”. Il Sinodo realizzato dalla Cei, su direttiva bergogliana, ha approvato un documento finale che ha fatto notizia per una cosa grottesca sintetizzata dal titolo dell’Ansa: “Documento Assemblea sinodale: ‘La Cei supporti i Gay Pride’”.

Ormai anche molti omosessuali – quelli non ideologizzati – guardano con noia e distacco, se non fastidio, ai Gay Pride. Il Sinodo della Cei, modello Pd, no. Ma è davvero questa la cosa più sensata e più urgente per la Chiesa?

Scorrendo tutte le 65 pagine del documento viene in mente l’aforisma di Stanislaw Lec: “In principio era il verbo, alla fine le chiacchiere”. E sono tutte chiacchiere politicamente corrette. Perfino nel lessico: pure loro scrivono “tutti e tutte”. Parlano di “Chiesa in ascolto”, ma ascoltano solo con l’orecchio sinistro. Continua

Per uno strano caso la clamorosa bocciatura del referendum sulla cittadinanza veloce degli immigrati, in Italia, è avvenuta nelle stesse ore in cui – sulla questione immigratoria – scoppiavano i disordini di Los Angeles. Dopo che pure gli americani, con il voto presidenziale di novembre, avevano boccato l’immigrazionismo incontrollato.

La disfatta referendaria della sinistra italiana ha un significato politico interno, ma anche geopolitico e perfino ecclesiale. È il crollo di un pilastro dell’ideologia bergogliana di cui il card. Zuppi, presidente della Cei voluto da Francesco, è stato l’interprete. Proprio lui un mese fa dichiarava: “Il sovranismo non ha futuro, fa male al Paese, chi ama il proprio Paese butta via le frontiere” (cioè butta gli Stati). Continua

Il card. Matteo Zuppi si è dimenticato quel nome come il prete aperto e progressista del film “Un sacco bello” di Carlo Verdone. In quella scena don Alfio dice: “mi alzo e mi vado a lava’ le mani come quando Pilato si lavò le mani di fronte a… a…”. Mario Brega tuona: “A nostro Signore! Santa Madonna, manco le basi del mestiere te ricordi! Ma che cz, Arfio!!!

Il vescovo di Bologna di sicuro conosce “le basi del mestiere”, ma pure lui si è dimenticato di nominare Gesù Cristo nella sua intervista-fiume di due pagine uscita sull’Avvenire di ieri. Mai rammentato. Continua

Si può leggere QUI anche l’intervista che Maurizio Caverzan mi ha fatto sul mio libro, “Dio abita in Toscana” e che è stata pubblicata dalla “Verità” il 13 luglio scorso.

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Da esperto di cose ecclesiastiche, al di sopra di ogni sospetto, Filippo Di Giacomo, sul Venerdì di Repubblica, ha commentato la Settimana sociale dei cattolici organizzata dalla Conferenza episcopale e ha ironizzato sull’attivismo dei vescovi italiani ed europei che – durante la campagna elettorale – “hanno dispensato univoci consigli agli elettori” (cioè indicazioni di voto per il centrosinistra).

POPOLO CONTRO ELITE

Poi ha concluso: “La presa d’atto dei risultati comporta l’ammissione che l’elettorato cattolico, qualora ancora esista, in tutta Europa non ha esaudito i desiderata episcopali. Molti elettori europei sembra abbiano voluto punire l’ossessione da Grande Fratello di Bruxelles per i ripetuti tentativi di far tacere il dissenso (bollato come conservazione), motivato da ragioni etiche in materia di vita, famiglia, educazione”. Continua

È difficile capire lo stato confusionale in cui è precipitata la Conferenza Episcopale italiana guidata dal card. Matteo Zuppi. Trovarsi al contempo in guerra con il Papa e con il Governo italiano – solo per la brama di mostrarsi “progressisti” – è una pessima idea ed è un fatto inedito.

Ma i vescovi continuano con l’autolesionismo. L’ultimo episodio è accaduto ieri: il vicepresidente della Cei, mons. Francesco Savino, senza rendersene conto, ha chiesto l’abolizione del Concordato (che sarebbe una sorta di suicidio per la Chiesa italiana). Continua

Papa Francesco è stato “scomunicato” dall’Inquisizione dell’ortodossia giornalistica. Ma siamo proprio sicuri che – dietro le polemiche sulla nota battuta – non ci sia dell’altro? Il vero tema – ignorato dai giornali – è piuttosto (come vedremo) lo scontro fra il Pontefice e la Cei a guida zuppiana.

E forse – come suggerisce qualcuno – sono venuti al pettine i nodi fra una presidenza della Cei che ha dichiarato guerra aperta sulle riforme istituzionali all’attuale premier – tirando la volata al Pd per le elezioni europee – e un Papa che invece continua ad avere, com’è noto, un grande rapporto di simpatia e di stima proprio con Giorgia Meloni(presente anche domenica alla messa del Pontefice). Cerchiamo di capire. Continua

L’altroieri l’Huffington post ha titolato: “Nel suk per Conte si muovono pure i cardinali”. L’articolo parlava del grande impegno dei prelati per indurre parlamentari “centristi” a puntellare le traballanti poltrone del governo Conte (attivismo non proprio attinente i compiti della Chiesa e che pare sia stato respinto dall’Udc).

Ammesso e non concesso che si possa prescindere dalla laicità dello Stato, che un tempo la Sinistra invocava per imbavagliare la Chiesa su temi etici e che qui viene tranquillamente messa sotto i piedi, due questioni sconcertano.

La prima: il fatto che cardinali e vescovi si preoccupino del possibile crollo delle poltrone ministeriali, mentre il Paese crolla dal punto di vista economico-sanitario. Dopo un anno di pieni poteri del governo Conte siamo fra i peggiori paesi del G20 per numero di morti e disastro economico: un risultato tanto catastrofico che l’esecutivo, con un minimo di sensibilità, avrebbe dovuto dimettersi di sua iniziativa per fallimento. Continua

Sta naufragando rovinosamente il sogno di Giuseppe Conte e dei suoi strateghi: usare l’emergenza Covid-19 per dare, allo sconosciuto avvocato foggiano, un’aura da statista attorno alla quale costruire un nuovo partitodi centrosinista e (pseudo)cattolico.

Anzitutto perché da domenica sera è cambiata l’atmosfera: dilagano il malcontento e la rabbia. Si assiste a una sollevazione generale per l’incompetenza del governo che non ha visione, non ha un piano e, invece di varare la Fase 2, sprofonda nelle sabbie mobili di norme assurde. I danni economici e sociali sono giganteschi e ogni giorno si aggravano.

Ma, in secondo luogo, perché Conte, con il pesante schiaffo dato ai cattolici(ancora niente messe, ma solo funerali e con meno di 15 persone, possibilmente all’aperto), è riuscito a inimicarsi perfino l’unico vero sponsor di cui aveva l’appoggio: la gerarchia cattolica e vaticana (da non confondere col popolo cattolico che vota come vuole e – com’è noto – all’opposto di Bergoglio e della Cei).

Eppure da sempre la Cei – su ordine del papa argentino, mosso dalla precisa intenzione di attaccare la Lega di Salvini – era stata più che collaborativa: servile. Continua

Questo pontificato è iniziato con lo slogan “chiesa in uscita” e ora papa e cardinali si sono letteralmente barricati in Vaticano (pure l’Angelus è andato in streaming) per la fifa del coronavirus. Si dicevano rivoluzionari e si sono svelati tanti pavidi don Abbondio.

Niente più ponti, ma muri e molto alti, invalicabili, dietro i quali papa, cardinali e monsignori si possono nascondere.

La grande ipocrisia della “chiesa progressista” si svela anche così. Bergoglio diceva che i pastori devono prendere l’odore delle pecore, ma lui e i pastori se la sono data a gambe e ora stanno ben alla larga dalle pecore e dal loro alito (solo certi parroci restano in trincea). Continua

La Chiesa dovrebbe essere sempre la stessa, custodendo la verità rivelata (che è sempre la stessa) e guidando gli uomini all’eternità.

Ma dal 2013 è diventata un’altra cosa da ciò che è stata per duemila anni. E, al seguito di papa Bergoglio, anche i vescovi italiani sembrano essere passati dal Cuore Immacolato di Maria a quello di Maria Elena Boschi, di Greta Thunberg, di Laura Boldrini e di Emma Bonino.

Infatti si sono buttati in politica scagliandosi non contro chi propugna politiche contrarie ai valori cattolici, ma proprio contro chi si ispira a quei valori.

La pubblica devozione alla Madonna, per loro, è diventata addirittura uno scandalo : il presidente della Cei Bassetti, alla vigilia delle europee, fulminò Matteo Salvini proprio per aver mostrato un rosario in pubblico e per aver affidato l’Italia al Cuore Immacolato di Maria (Il “Fatto quotidiano” titolò: “Cei: votate tutti tranne Salvini’”). Continua