Ieri Papa Francesco, all’Angelus per la festa dell’Epifania, ha ricordato un evento molto importante, storico, avvenuto a Gerusalemme il 5 gennaio 1964: “Sessanta anni fa, proprio in questi giorni, il Papa San Paolo VI e il Patriarca Ecumenico Atenagora si incontrarono rompendo un muro di incomunicabilità che per secoli aveva tenuto lontani cattolici e ortodossi. Impariamo dall’abbraccio di quei due grandi della Chiesa sulla strada dell’unità dei cristiani, pregando insieme, camminando insieme, lavorando insieme”.

In effetti, da circa mille anni, la Chiesa di Roma e la Chiesa orientale sono divise, per ragioni che sarebbero superabili come dimostrò lo storico  Concilio di Firenze. Continua

Due giorni fa, nella cattedrale di Nottingham, sono risuonate la struggenti parole di un padre, Dean Gregory, che ha scritto una lettera sulla figlia, la piccola Indy, di cui si celebrava la messa funebre.

In queste settimane di polemica contro il cosiddetto “patriarcato”, in cui si vorrebbero mettere le donne contro gli uomini, colpevolizzandoli tutti, Dean ha fatto comprendere cos’è un padre e quanto ne abbiamo bisogno. Continua

Le devastazioni della “guerra dei cent’anni” sono immense come la desolazione della Giovanna d’Arco di Charles Péguy. Le sue parole (nel “Mistero della carità di Giovanna d’Arco”) traboccano della disperazione di tutte le guerre e di tutte le distruzioni: “tutti i nostri sforzi sono vani. La guerra è la più forte a fare la sofferenza”. Continua

Sono giorni impegnativi in Vaticano: la creazione di nuovi cardinali, la visita del Papa all’Aquila, alla tomba di Celestino V, poi la riunione di tutti i porporati dopo otto anni.

Eventi che nella stampa internazionale alimentano voci su novità clamorose in arrivo che alla fine ruotano tutte attorno all’ipotesi di rinuncia (per malattia) di Francesco e a un possibile nuovo Conclave.

In tutto questo vociferare sul papa ipotetico, i media intanto oscurano il papa presente e non per distrazione, ma perché è (diventato) scomodoper quel sistema informativo che prima lo idolatrava (senza mai capirlo).

Le parole durissime sulla guerra e sulla mancanza di volontà di pace, pronunciate da Francesco nell’udienza di mercoledì, sono state completamente silenziate. Come accade da mesi. La sua voce profetica  non rientra nel solito schema “o di qua o di là”: lui difende i popoli, i “tanti innocenti che stanno pagando la pazzia, la pazzia di tutte le parti, perché la guerra è una pazzia e nessuno in guerra può dire: no, io non sono pazzo”.

Non è gradito un profeta che denuncia l’assuefazione al conflitto in Ucraina e la nuova Guerra fredda Est/Ovest che potrebbe diventare guerra mondiale vera e che intanto causa già disastri sociali, anche per la nostra gente, come ha scritto Andrea Tornielli su Vatican News, ricordando le gravi conseguenze, economiche e di approvvigionamento energetico, previste a breve e medio termine per tanti Paesi” (che produrranno crisi gravissima, disoccupazione e povertà). Continua

“Fino a ieri eravamo inebriati dall’eliminazione delle distanze. La fluidità, la mobilità, l’ubiquità, avevano sostituito i vecchi modi di abitare e pensare la Terra”, ha detto il filosofo Alain Finkielkraut a “Le Figaro”, riflettendo sul Covid-19.

“Lo sradicamento” ha aggiunto “sarebbe diventato la legge universale del mondo umano”. Poi è arrivato un virus e tutto sembra ribaltato, prevale la distanza: “il gesto fraterno ora è il gesto barriera… Riscopriamo la virtù delle frontiere”.

A un certo punto il pensatore francese fa una citazione di Charles Péguy, così torna alla memoria il primo incontro (mio e di tanti lettori italiani) con Finkielkraut. Continua

Una ventina di anni fa, a Bassano del Grappa, durante una conversazione a tavola, l’allora cardinale Ratzinger si lasciò andare a una battuta umoristica che però contiene molta verità: “per me” disse “una conferma della divinità della fede viene dal fatto che essa sopravvive a qualche milione di omelie ogni domenica”. Continua