Giovanni Paolo II iniziò il suo pontificato nel 1978, un periodo cupissimo per l’imperversare del comunismo nel mondo, con queste parole: Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura!”

Accadde proprio ciò che sembrava illusorio e impensabile. Così, ventidue anni dopo, il grande Giubileo del 2000 si aprì in un clima di grande entusiasmo perché era finito il dopoguerra della paura.

Era accaduto qualcosa di straordinario che aveva cambiato il volto del mondo: erano caduti tutti i regimi comunisti dell’Est europeo e – salvo eccezioni – in modo del tutto incruento.

Un “miracolo” in cui Giovanni Paolo II e la sua Polonia (la Polonia di Solidarnosc) avevano avuto un ruolo fondamentale. Era sostanzialmente finita la “Guerra fredda” e con essa l’equilibrio del terrore fra Est e Ovest. La Chiesa viveva una sua primavera.

L’Anno Santo del 2000 dunque sembrava voltar pagina rispetto al Novecento. Ma queste luminose prospettive del Terzo Millennio furono subito polverizzate dall’attacco del terrorismo islamista dell’11 settembre 2001, da cui prese inizio un duro ciclo di guerre.

Poi la crisi dei subprime del 2008, negli Usa, dette inizio a un’instabilità finanziaria che portò alla grande recessione che per anni ha messo a dura prova le economie più sviluppate e il benessere dei popoli occidentali.

Infine lo sconvolgente fenomeno planetario del Covid 19 e l’allarmismo apocalittico relativo alla discussa questione climatica hanno prodotto un’ansia collettiva che, con la regressione del regime russo al passato sovietico, la guerra di Putin all’Ucraina del 2022, a cui si è aggiunta una nuova e lacerante crisi mediorentale, è diventata addirittura paura concreta di un terzo conflitto mondiale. Siamo tornati a una tensione internazionale che, oggi più che mai, rischia di diventare perfino guerra nucleare.

La Chiesa celebra ogni 25 anni il Giubileo e, in questi giorni, Papa Francesco ha dato inizio, con la Bolla Spes non confundit, ai preparativi per l’Anno Santo del 2025, proprio tenendo presente quest’atmosfera cupissima, dai tratti apocalittici, in cui dilagano ansia e paura.

Infatti ha voluto inaugurare il cammino giubilare con una parola che è in totale controtendenza rispetto al momento storico: SPERANZA.

Il titolo latino della bolla significa “la speranza non delude”. È un passo di San Paolo: “saldi nella speranza della gloria di Dio. […] La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,1-2.5).

È curiosamente passata inosservata questa scelta del Papa che ricorda l’appello iniziale del pontificato di Giovanni Paolo II (“Non abbiate paura! Aprite le porte a Cristo”) più che il trionfale Giubileo del 2000.

Il testo della Bolla papale è bellissimo e lascia trasparire un’ispirazione letteraria: “I Misteri” di Charles Péguy, la più commovente celebrazione poetica della speranza. Non a caso in un’udienza il Papa tempo fa disse che Péguy “ci ha lasciato pagine stupende sulla speranza”.

Paolo Prosperi, nel Mistero dei misteri. La speranza secondo Péguy(Scholé), scrive: “Péguy è convinto che sia proprio e solo entrando nel passo di danza della speranza, che diviene finalmente possibile arrivare a gustare e vedere la bellezza della condizione umana”.

 

 

 Antonio Socci

Da “Libero”, 18 maggio 2024

 

Print Friendly, PDF & Email