Ieri Ilario Lombardo, sulla “Stampa”, ha ricostruito i retroscena di un possibile governo guidato da Mario Draghi. Parla di telefonate all’ex Governatore della Bce dal Quirinale e da politici come Matteo Renzi e cita due novità: una disponibilità di Draghi e una disponibilità della Lega ad un appoggio esterno, perché questa sarebbe la condizione che il banchiere avrebbe posto per avere una maggioranza abbastanza solida.
Se questo scenario è vero (e lo si deve anche al filo di comunicazione tenuto in questi mesi da Giancarlo Giorgetti per la Lega), bisogna riconoscere che Draghi dà prova di realismo e di intelligenza politica: tiene infatti presente che la Lega è il partito di maggioranza relativa (alle europee ha preso il 34% dei voti) e non si governa senza il consenso del Paese, dove Matteo Salvini è un leader politico dal larghissimo seguito.
Inoltre la Lega è connessa in modo speciale a quel Nord produttivo che è la locomotiva economica del Paese e anche questo è decisivo per chi deve ricostruire un’Italia devastata.
Un tale approccio – già di per sé – rappresenterebbe un salto di qualità nella politica italiana che finora è stata dilaniata dagli odi ideologici delle tifoserie, fomentati soprattutto dal settarismo della Sinistra. Inizierebbe una stagione nuova in cui si mettono al primo posto gli interessi della nazione, non quelli della fazione. Continua