Nei giorni scorsi Federico Rampini ha annunciato che l’Italia – anche per il dollaro sopravvalutato rispetto all’euro – sta per essere presa d’assalto dal turismo d’oltreoceano: “Molti economisti americani rivalutano la famosa sigla del Club Med perché in questo momento le economie che tirano, anche grazie a questo boom del turismo, sono Portogallo, Spagna, Italia e Grecia. Molto più della Germania che invece è una locomotiva che perde colpi”.

Fra l’altro la crisi del sistema Germania appare chiara anche – in questi giorni – dai problemi organizzativi dei Campionati europei di calcio che fa emergere un’inefficienza insolita per quel Paese. È un sintomo del declino tedesco. Continua

Fra i tanti artisti famosi che hanno dipinto un Palio di Siena ci sono Renato Guttuso, Salvatore Fiume, Fernando Botero e Igor Mitoraj.

Il Palio è una sfida unica e affascinante. Infatti, come nel Medioevo (ricordate il Brunelleschi che tutti i giorni, per strada, doveva rendere conto ai fiorentini della cupola che stava costruendo su Santa Maria del Fiore), cimentarsi con il Palio significa sottoporsi al giudizio di un’intera città, abituata a vivere fra grandi capolavori, una comunità che per giorni osserva, valuta, discute e poi applaude il “cencio” dipinto dal pittore prescelto o mugugna e dissente.

IL SOVVERSIVO GASPARRO

Quest’anno il drappellone, per il Palio del 2 luglio che si corre in onore della Madonna di Provenzano (il santuario mariano di Siena), è stato commissionato a Giovanni Gasparro. Pittore, già apprezzatissimo in giovane età, che ha realizzato un’opera incantevole, guadagnandosi il consenso entusiasta della città toscana. Continua

Giovanni Guareschi voleva essere la voce “dei milioni e milioni di uomini comuni che, con la loro assennata mediocrità, tengono in piedi la baracca di questo mondo”.

Torna in mente oggi perché, nell’Italia profonda, l’Italia popolare, il 2 novembre ancora si visitano i cimiteri e si ricordano i nostri morti, quei “milioni di uomini comuni” da cui abbiamo ricevuto la vita e il cui lavoro, le cui sofferenze, hanno costruito la nostra Italia. Continua

Si ritiene che in Italia ci siano circa 95 mila chiese, di cui almeno 85 mila sarebbero beni culturali. Non sono soltanto luoghi di culto, ma anche scrigni di bellezza, di spiritualità e di memoria, che raccontano secoli di vita delle comunità delle nostre città e dei nostri paesi. Sono di proprietà della Chiesa, ma anche dello Stato, degli enti locali e di privati cittadini. Continua

“Il visitatore che entra nella navata di Santa Maria Maggiore si crede trasportato nel mondo antico: è una chiesa cristiana, o il portico di Atene dove i filosofi insegnavano la saggezza? Queste belle colonne ioniche sormontate da un architrave, queste lunghe linee orizzontali, questi vasti spazi esprimono la serenità, e la pace”.

Tomaso Montanari si riconosce in questa pagina di Émile Mâle: “Fin da bambino” scrive nel libro “Chiese chiuse” (Einaudi) – “ho perdutamente amato le chiese. Varcare la soglia delle immense basiliche ombrose della mia città, Firenze, voleva dire entrare in un tempo separato eppure tangibile, vivo, colorato. Come una favola: ma vera, e infinita. Una favola in cui i morti, che abitano sotto il pavimento o nelle grandi arche addossate ai muri, ci parlano; le opere d’arte sono come vivi animali nella tana; Dio è vicinissimo, e il tempo corre avanti e indietro… forme, testi che rendono tangibile, vorrei dire abbracciabile, la Storia. Luoghi di silenzio: pause nella vita di ogni giorno, capaci di suggerire un diverso senso del tempo, un altro ritmo esistenziale. Un riposo dell’anima, e del corpo. Ancora oggi, se chiudo gli occhi, riesco a sentire l’inconfondibile odore umido della mia amatissima Santa Maria Novella, dove sono cresciuto”. Continua

MERCATISMO

La polemica lanciata dal vicesegretario del Pd Giuseppe Provenzano contro il governo Draghi perché – fra gli altri – si avvale di due economisti “liberisti” è surreale per tanti motivi.

Ma ce n’è uno particolare. Il Pd – e ancor prima l’Ulivo – è stato totalmente immerso in quel “pensiero unico” che – come scrive Michael Sandel in “La tirannia del merito” (Feltrinelli) – considera i “meccanismi del mercato” come “i principali strumenti per realizzare il bene pubblico”. Continua

C’è un dettaglio che sorprende nell’intervista di Matteo Salvini con Bruno Vespa. Il vicepremier ha menzionato quattro volte Dio, una volta la Provvidenza e una il Purgatorio.

Un mio amico, vecchio esperto di cattolici e politica, mi dice: “forse solo La Pira e don Sturzo in politica avevano l’istinto, nel loro colloquiare, di riferirsi all’Assoluto con questa naturalezza”. La Pira era un santo e don Sturzo un sacerdote, mentre Salvini si definisce “l’ultimo dei peccatori”, ma nella Chiesa non si fa differenza: tutti sono considerati allo stesso titolo figli di Dio, anche perché tutti siamo peccatori.

Quello che colpisce è la spontaneità popolare del leader leghista nel riferirsi al buon Dio, perché è sintomo di un sincero senso religioso che c’entra intimamente con il far politica e con l’azione di governo. Continua