Le dichiarazioni di Berlusconi sulla guerra in Ucraina hanno fatto infuriare il “partito della guerra”, soprattutto perché è storicamente impossibile contestare l’atlantismo del Cavaliere.

Eppure ci hanno provato certi (autonominati) paladini dell’ortodossia atlantica che (com’è ovvio) arrivano tutti da sinistra.

Anzitutto Paolo Mieli (viene dal ’68 e da Potere operaio) che ieri ha addirittura assimilato Berlusconi ai “Partigiani della pace” del tempo di Togliatti (Berlusconi comunista?) in un editoriale sul “Corriere della sera”, diretto da Luciano Fontana, già capo dell’ufficio centrale dell’Unitàdi Veltroni, il quale Fontana, sempre ieri, ha sparato contro “quei politici molto comprensivi verso Putin” (ma è stato Macron a dichiarare che se si vuole la pace è meglio “non umiliare la Russia”).

Poi c’è Giuliano Ferrara, nato nell’élite comunista, che è stato sessantottino e dirigente del Pci. Sul “Foglio” dell’atlantismo dogmatico c’è pure Adriano Sofri – che fu capo e simbolo di “Lotta Continua” – di cui ieri è stata ripubblicata un’intervista a Pannella contro il pacifismo. Continua

“L’impressione è che l’intera umanità si stia recando a una sorta di appuntamento planetario con la propria violenza”. Lo scriveva, qualche anno fa, René Girard, uno dei grandi pensatori del nostro tempo.

Siamo arrivati a quell’appuntamento? Sebbene preoccupati dalla guerra in Ucraina, fatichiamo a comprendere la reale gravità della situazione. Eppure questa Pasqua dell’anno 2022 potrebbe davvero essere l’ultima. L’ultima della civiltà umana. Non è un’esagerazione.

L’escalation è evidente. Non c’è solo il probabile ulteriore allargamento della Nato a Finlandia e Svezia. Ormai l’impegno americano nella guerra è massiccio e dopo l’approvazione da parte di Biden dell’invio di nuove micidiali armi all’Ucraina per altri 800 milioni di dollari (3 miliardi dall’inizio della guerra), con la nota diplomatica del 12 aprile la Russia ha ufficializzato l’avvertimento finale: “Chiediamo agli Stati Uniti e ai suoi alleati di fermare l’irresponsabile militarizzazione dell’Ucraina, che comporta conseguenze imprevedibili per la sicurezza regionale e internazionale”. Continua

A chi tira le fila del Grande Gioco, che sta oltreoceano e che usa i governanti europei come suoi soldatini, non importa un fico secco né degli ucraini né della pace.
Ha un solo obiettivo: scatenare il caos in Russia per abbattere Putin (lo stanno già confezionandolalla maniera di Saddam e Gheddafi) e può farlo sfruttanfo ora i gravissimi errori del leader russo.
Per arrivare a questo risultato ricorrono a mezzi mai usati prima: li chiamano sanzioni, ma è chiaro che, per la loro enormità non mirano semplicemente a indurre Putin a cessare l’invasione militare, ma puntano a creare il caos in Russia e abbattere Putin.
Però sono così gravi che possono destabilizzare gravemente non solo la Russia, ma tutte le economie dei paesi europei. A cominciare dall’Italia. Eppure nessuno ha la forza di sottrarsi a questa seconda guerra.
Non è lontano dal vero chi ha scritto che il governo italiano è pressoché commissariato. Oggi è addirittura entrato (di fatto) in guerra, come gli è stato imposto, senza che il paese, inconsapevole e incapace di reagire, se ne sia neanche reso conto.
Sulla scena c’è “la guerra in Ucraina”. Siamo tutti ubriacati di notizie sul fronte e ignoriamo quello che è accaduto nelle ultime ore ai piani alti delle cancellerie (per il governo italiano è stato un terremoto come si evince dalle decisioni caotiche, convulse e confuse delle ultime ore).
Il vero gioco americano, come ho detto, non punta alla pace, ma ha un bersaglio: Putin. Il quale potrebbe reagire in modo imprevedibile e pericolosissimo se messo con le spalle al muro.
In sintesi: c’è la la guerra in Ucraina iniziata da Putin ed è appena stata varata dagli Usa una “guerra mondiale economica” dalle conseguenze inimmaginabili.
Il “partito della guerra” che unisce Mosca e Washington (a cui sono accodati i governi europei) rischia di portarci in un baratro pazzesco. E’ quasi impossibile capire come uscire da queste due guerre.
Umanamente parlando ci si sente impotenti di fronte a questo scontro, per l’enormità delle forze in campo. Ma non bisogna mai dimenticare che c’è Qualcuno che è più grande e più forte di qualsiasi potenza terrena.
PERCIO’ A QUESTO PUNTO ALMENO UNA COSA POSSIAMO FARE TUTTI E SUBITO: PARTECIPARE ALLA GIORNATA DI PREGHIERA E DIGIUNO PER LA PACE A CUI IL PAPA CI HA CHIAMATO PER IL MERCOLEDI DELLE CENERI.
CHI HA LA GRAZIA DELLA FEDE SA CHE LA PREGHIERA PUO’ FARE MIRACOLI. LA MISERICORDIA DI DIO PUO’ “CREARE” SPIRAGLI DI SPERANZA INIMMAGINABILI PERFINO DOVE SEMBRA CHE NON CI SIA PIU’ NESSUNA SPERANZA.
Ecco le parole del Papa all’udienza del mercoledì: “Gesù ci ha insegnato che alla insensatezza diabolica della violenza si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno. La Regina della Pace preservi il mondo dalla follia della guerra”.
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Antonio Socci
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28 febbraio 2022

 

 

 

La voce della ragione e dell’umanità c’è: è quella del Papa. Ma resta inascoltata. Come cento anni fa accadde a Benedetto XV all’inizio della Prima guerra mondiale. Anche oggi si sente solo l’assordante “partito della guerra”.

Anzitutto a causa del leader russo Putin passato in poche ore dalle truppe al confine e dal riconoscimento delle province russofone, alla folle e tragica invasione dell’Ucraina, spingendosi poi addirittura all’apocalittica minaccia nucleare (“Chiunque tenti di crearci ostacoli o interferire sappia che la Russia risponderà con delle conseguenze mai viste prima. Siamo preparati a tutto”).

Ma il “partito della guerra” è sempre più forte anche qua. Le potenze occidentali, che hanno ignorato per otto anni il conflitto in Donbass – 14 mila morti fino ad oggi – scivolano ogni giorno di più nel bellicismo (che purtroppo hanno praticano per anni).

Nessuno lavora per il cessate il fuoco e la trattativa, ma anzi siamo passati velocemente dalle sanzioni alla Russia agli aiuti militari all’Ucraina, fomentando Kiev allo scontro (con dichiarazioni incendiarie) e, di fatto, inducendola a non negoziare. Si arriva fino a ipotizzare il coinvolgimento occidentale nella guerra che pure l’ex segretario alla Difesa Usa e Capo della Cia, Leon Panetta, ritiene possibile.

Il nostro generale Marco Bertolini dice: “I toni di Johnson sono duri, quasi vorrebbe entrare in guerra. Sono gli stessi toni di Biden. Non lo dicono apertamente, ma fosse per loro una guerra la affronterebbero volentieri”.  Continua

Il presidente americano Joe Biden – rinsaldato l’asse Usa-Gran Bretagna-UE – chiede ai Paesi del G7 di rispondere uniti alla sfida cinese. Ci sono infatti delle misure da prendere contro l’espansionismo di questa superpotenza dittatoriale.

La lista dei problemi è lunga e va dalla violazione dei diritti umani alla concorrenza sleale, dalla “Via della seta” fino alla verità sulle origini del Covid 19, il devastante virus che ha messo ko il mondo e che potrebbe essere sfuggito dal laboratorio di Wuhan.

Il nostro premier Mario Draghi è fra i leader del G7 che comprendono le preoccupazioni della Casa Bianca (infatti ha raffreddato i rapporti con la Cina rispetto al precedente governo), ma nella maggioranza che sostiene il suo esecutivo c’è una Sinistra che non concorda con l’obiettivo atlantico di contrastare e contenere la superpotenza cinese.

Fra l’altro è un’area politica che, su questo ed altri temi, prefigura un vero e proprio “partito anti-Draghi”, partito che medita di vendicare il governo giallorosso crollato. Continua

Concordo con Vittorio Feltri: la Sinistra è morta. Quella che oggi si definisce “Sinistra” abita ai Parioli e bolla come populisti i poveri delle periferie che un tempo furono la base sociale del Pci.

Per capire quando e perché si è prodotta la sostituzione (o il tradimento) bisogna risalire agli anni Settanta e rileggere due intellettuali eretici: Pier Paolo Pasolini e Augusto del Noce.

Nei giorni scorsi Davide Rondoni, su “Avvenire”, riportava queste parole che attribuiva a Pier Paolo Pasolini, dal discorso (letto dopo la sua morte) per il Congresso del Partito Radicale del 1975: “Io profetizzo l’epoca in cui il nuovo potere utilizzerà le vostre parole libertarie per creare un nuovo potere omologato, per creare una nuova inquisizione, per creare un nuovo conformismo e i suoi chierici saranno chierici di sinistra”. Continua

C’è un rischio da molti evocato, ovvero che l’attuale crisi politica diventi addirittura una crisi istituzionale coinvolgendo la presidenza della Repubblica. Ma nessuno spiega come e perché può accadere. Invece è facile capirlo.

Lo stallo fra i partiti diventa crisi istituzionale se il presidente Mattarella da arbitro diventa giocatore e si trasforma in un nuovo Napolitano o – Dio non voglia – addirittura in un nuovo Oscar Luigi Scalfaro, cioè se decide di eludere il voto degli italiani e s’inventa l’ennesimo disastroso governo tecnico (una riedizione di Monti).

Per la verità Mattarella finora ha sempre fatto capire che non è sua intenzione emulare i Napolitano e gli Scalfaro. Il suo profilo è piuttosto quello del garante, qualcosa di simile ai presidenti democristiani della prima Repubblica. Ma resterà tale? Dov’è che ha fatto capolino il rischio di una trasformazione?

Qualcosa del genere si è intravisto nell’atteggiamento del presidente verso la coalizione più votata del 4 marzo, cioè il centrodestra, e nella sua discreta preferenza (sottolineata dai giornali) per un’alleanza fra M5S e Pd, che ha cercato di propiziare con la sua “moral suasion” indirizzata al Pd, favorita dal desiderio di quei notabili di restare attaccati alle poltrone. Continua

Giulio Andreotti – a ridosso dell’unificazione tedesca – coniò una battuta memorabile: “Amo talmente la Germania che ne preferivo due”.

Oltre al passato gli ha dato ragione il futuro. In effetti la tentazione “imperiale” tedesca sull’Europa è tornata fuori e stavolta si è realizzata (pagata da noi) tramite l’euro e la Ue.

Molti italiani pensano del Pd la stessa cosa che Andreotti pensava sulla Germania e – se ci sarà – brinderanno alla scissione.

Il Pd – fra l’altro – è stato in Italia il vero punto di riferimento del “partito tedesco”. E’ stato, già con l’Ulivo, il “partito dell’Euro” e della Ue, che sono all’origine di gran parte dei nostri guai.

Il Pd e il suo governo continuano ad essere allineati alla Germania, come dimostra anche una notizia recente sulla Grecia e il Fmi. Continua