La voce della ragione e dell’umanità c’è: è quella del Papa. Ma resta inascoltata. Come cento anni fa accadde a Benedetto XV all’inizio della Prima guerra mondiale. Anche oggi si sente solo l’assordante “partito della guerra”.

Anzitutto a causa del leader russo Putin passato in poche ore dalle truppe al confine e dal riconoscimento delle province russofone, alla folle e tragica invasione dell’Ucraina, spingendosi poi addirittura all’apocalittica minaccia nucleare (“Chiunque tenti di crearci ostacoli o interferire sappia che la Russia risponderà con delle conseguenze mai viste prima. Siamo preparati a tutto”).

Ma il “partito della guerra” è sempre più forte anche qua. Le potenze occidentali, che hanno ignorato per otto anni il conflitto in Donbass – 14 mila morti fino ad oggi – scivolano ogni giorno di più nel bellicismo (che purtroppo hanno praticano per anni).

Nessuno lavora per il cessate il fuoco e la trattativa, ma anzi siamo passati velocemente dalle sanzioni alla Russia agli aiuti militari all’Ucraina, fomentando Kiev allo scontro (con dichiarazioni incendiarie) e, di fatto, inducendola a non negoziare. Si arriva fino a ipotizzare il coinvolgimento occidentale nella guerra che pure l’ex segretario alla Difesa Usa e Capo della Cia, Leon Panetta, ritiene possibile.

Il nostro generale Marco Bertolini dice: “I toni di Johnson sono duri, quasi vorrebbe entrare in guerra. Sono gli stessi toni di Biden. Non lo dicono apertamente, ma fosse per loro una guerra la affronterebbero volentieri”. 

In certe cancellerie occidentali c’è già chi accarezza l’idea di (addirittura) annientare la Russia. Gli Usa si sentono padroni del mondo e Biden dichiara: “non parlo con Putin” (affermazione anomala per uno statista).

Da Mosca rispondono che “siamo sempre partiti dal dialogo, ma quando queste opzioni sono state chiuse, arriviamo al punto di non ritorno” (intanto molti politici nostrani, invece di incitare alla pace e far pressioni per un negoziato, mettono l’elmetto e imitano i toni più bellicisti dei contendenti).

Del resto era stato il presidente Biden, tre settimane fa, a prospettare, con sorprendente leggerezza, l’inizio di una terza guerra mondiale. Ebbene, siamo a un passo.

Quando il Papa, in una recente intervista televisiva, ha esordito con un’angosciata riflessione sulla voglia di guerra che c’è nel mondo – diciamo la verità – nessuno ha capito quanto il dramma fosse incombente. Si sono snobbate le sue parole come fossero un’esortazione buonista da preti. Non era così. Il “partito della guerra” è fortissimo e ha voglia di fare il botto.

Anche quando – da nove anni, a più riprese – Francesco ha denunciato l’inizio di una “guerra mondiale” per ora combattuta “a capitoli”, è sempre stato snobbato. Infatti i governi hanno continuato a far guerre.

Sempre più Francesco somiglia a papa Benedetto XV. Del resto ha vicino (con tutta la Chiesa) la preghiera e il sostegno del papa emerito che disse di aver preso il nome di “Benedetto” anche proprio “per riallacciarmi idealmente al venerato Pontefice Benedetto XV, che ha guidato la Chiesa in un periodo travagliato a causa del conflitto mondiale” e “fu coraggioso e autentico profeta di pace”.

La voce di quel papa, cento anni fa, si levò quasi da sola contro “l’inutile strage” e restò del tutto inascoltata. Fu snobbata come un’irrilevante predica da prete fuori dal mondo, incapace di capire gli interessi delle nazioni e le dinamiche geopolitiche.

Ma la sua voce fu profetica e lui si rivelò l’unico realista, perché quel conflitto mondiale fu veramente un’immane carneficina: 17 milioni di morti, che diventano 65 milioni se si comprende pure l’epidemia di spagnola che scoppiò e dilagò grazie a quel contesto (più 20 milioni di feriti mutilati).

La guerra non risolse nessun problema, ma li aggravò, essendo all’origine degli orrendi totalitarismi del Novecento (con le loro stragi) e destabilizzando totalmente l’Europa (che corse verso una Seconda guerra mondiale).

Anche oggi il papa è egualmente snobbato. Si irride pure la sua giornata di preghiera e digiuno per la pace, il 2 marzo, perché – come dicono sarcasticamente i sapientoni – il mondo non si governa con i paternoster.

Il Papa chiede di pregare perché ricorda le parole del Salvatore: “senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5). Con la preghiera e il digiuno vorrebbe aprire le menti e i cuori alla ragionevolezza.

Perché, ancora una volta, l’unico realismo è quello espresso dal Vicario di Cristo, non quello del “partito della guerra”.

Il Pontefice non si fa strattonare dalle parti in causa: vuole difendere le vittime del conflitto iniziato e scongiurare tragedie più grandi per tutti. Ma il giudizio della Chiesa sugli eventi in corso, anche dal punto di vista laico, appare davvero come il più lucido.

Se ne trova traccia sintetica in un editoriale dell’“Osservatore romano”firmato da Andrea Tornielli. La guerra iniziata – dice – rischia di uccidere “le speranze innescate dalla caduta del Muro di Berlino nel 1989”.

Dove si è sbagliato in questi trent’anni? “Continuando ad applicare al nuovo mondo i vecchi schemi militari, prima è tornata la Guerra Fredda, poi la guerriglia e ora la guerra guerreggiata”.

L’Osservatore sottolinea che “anche Romano Prodi ha ricordato che nel 2008 Francia e Germania votarono contro l’adesione dell’Ucraina alla Nato perché avrebbe rappresentato un atto ostile verso la Russia”. Ma quel buon senso dov’è finito?

Tornielli sottolinea che “la responsabilità della guerra è sempre di chi la fa invadendo un altro Paese. C’è però da domandarsi: qual è la strada per trovare una soluzione pacifica? Va ricercata dentro gli schemi bellici delle alleanze militari che si espandono e si restringono o piuttosto in qualcosa di nuovo in grado di farsi anche carico degli errori del passato (che non stanno da una parte sola) restituendo una prospettiva realistica alla speranza di una diversa convivenza fra i popoli?”.

Se non s’imbocca da subito la via nuova indicata dal Papa, sentendoci in Europa “fratelli tutti”, ci aspetta una tragedia planetaria.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 27 febbraio 2022