Passi per Moni Ovadia che sull’Unità di ieri si confonde su Ruini chiamandolo “il cardinale Francesco Ruini”.
Come dire che il leader della Quercia è Amilcare Fassino. Ma il titolo che il giornale fondato da Antonio Gramsci strillava, poche pagine prima, era davvero epocale: “E in Vaticano sventola bandiera rossa”.

Mi è sembrato un lapsus freudiano, perché al Concistoro (di cui parlava l’articolo) c’erano “berrette rosse” non “bandiere rosse”. Evidentemente all’Unità – mi sono detto – come vedono rosso vanno in stato di eccitazione.
I comunisti non sono riusciti a portare i cavalli dei cosacchi ad abbeverarsi in piazza San Pietro, ma forse con i postcomunisti – ho pensato – c’è andato qualche somarello che confonde le berrette cardinalizie con le bandiere del partito.
Invece mi sbagliavo perché a Sinistra, come si sa, somari non ce ne stanno. Sono tutti geni. Soprattutto chi ha vergato quel titolo è un genio. Non ha sbagliato. Sono io il somaro per non aver capito subito. Altro che lapsus. “E in Vaticano sventola bandiera rossa” è un titolo ponderato che esprime bene una prospettiva politica molto concreta e tenace. Di ieri come di oggi. Continua

Romano Prodi dunque ha promesso all’Italia “la felicità”.
Ci crede e ne è entusiasta Roberto Cotroneo sull’Unità.
La promessa arriva proprio nelle ore in cui, su “Grazia”, è uscita una commovente confessione (privata) di infelicità e solitudine di Emma Bonino. La vedremo, ma prima bisogna chiedersi come Prodi pensa di dare tonnellate di felicità a tutti. Per decreto legge? O farà una commissione? O incaricherà Rosy Bindi, Pecoraro Scanio, Caruso e Diliberto?
Ha promesso la felicità che è come garantire – dal 10 aprile – il Paradiso in terra.
Non si sarà sbilanciato un po’ troppo? Non riesce neanche a spiegare dove troverà le risorse per diminuire di 5 punti il cuneo fiscale sul lavoro dipendente e si lancia in questa mirabolante promessa. Peraltro non richiesta.
Agli italiani basterebbe molto meno: un po’ di buona amministrazione, strade e treni più veloci, fisco meno oppressivo, mondo islamico meno minaccioso e più libertà dalle burocrazie (anche europee).

Ma Prodi se ne infischia di queste aspettative.
Sul fisco paventa nuove mazzate, di modernizzazione (com’è la Tav) non parla per non irritare Verdi e comunisti e le burocrazie saranno moltiplicate, con le spese (come emerge dal programma dell’Unione). Continua

Cosa si aspettava Umberto Eco comunicando al Paese che – in caso di vittoria del centrodestra – avrebbe lasciato la patria orba del suo ingegno riparando per sempre all’estero?
Evidentemente era certo che un fremito di disperazione avrebbe scosso la penisola. Ma a cinque giorni da tale annunciata dipartita possiamo dire che non si segnalano scene di lutto nelle piazze. Non si ha notizia di persone che si siano suicidate, buttandosi dai terrazzi o ingerendo lamette, nessuno che si sia incatenato all’Altare della Patria per scongiurare una così tremenda perdita.
Neanche i parenti dello scrittore – che si sappia – sono scoppiati in un pianto dirotto, né i vicini di casa hanno intonato uno struggente “Resta cu nnoi/ nun ce lassà…”.
Anzi, il suo annuncio – e ci spiace per il professore – ha invece scatenato l’entusiasmo del popolo di centrodestra.
C’è perfino qualcuno che – pur deluso dal governo – ci scrive: “non avevo tanta voglia di tornare a votare, ma se si tratta di mandare Eco e i suoi accoliti a quel Paese, allora corro”.
A “Libero” continuano ad arrivare lettere di persone che gioiosamente si danno appuntamento l’11 aprile per il “saluto ai migranti”. E c’è perfino chi si dice disponibile a contribuire alle spese di viaggio (di sola andata, naturalmente). Per incoraggiarli, per accompagnarli all’imbarco, perché non ci ripensino all’ultimo momento. Continua

Il grande Chesterton diceva: “mi piace il liberalismo, ma nient’affatto i liberali”.
Prendiamo i liberali italiani che pontificano dalle colonne dei giornali e discettano di liberaldemocrazia dalle cattedre universitarie.
Dove sono? Cosa dicono in queste ore? Non hanno nulla da obiettare sulla museruola che anche i loro giornali vogliono mettere alla Chiesa e al Papa in persona?
Sì, questo si pretende di fare. Un anno fa alcuni sedicenti libertari hanno teorizzato e ripetuto che il Papa e la Chiesa non possono parlare liberamente (per esempio sulla vita) altrimenti potrebbero essere arrestati 20 mila parroci italiani. E non si ricorda un solo intellettuale o opinionista liberale che sia insorto: non in difesa della Chiesa, ma dei fondamenti stessi della liberaldemocrazia.
Adesso Benedetto XVI non può neanche ricevere a casa sua chi vuole. Che diamine, mica può prendere sul serio il motto “libera Chiesa, in libero Stato”.
Bisogna informarlo. Prima di accordare un’udienza deve chiedere il permesso a Paolo Mieli, a Marco Pannella, a Eugenio Scalfari, a Pietro Citati, a Fassino, Bertinotti, Di Pietro, Pecorario Scanio e deve interpellare pure la cosiddetta “supercattolica” Paola Binetti la quale ieri si è detta “molto sorpresa” che Benedetto XVI compili la sua agenda senza chiedere il permesso a lei. Continua

… e, in coda, un impressionante reportage di AsiaNews: “Turchia, don Andrea Santoro: come se nulla fosse successo”. Lo dedico al disastroso Berlusconi che ha celebrato Erdogan e i turchi e ha snobbato don Andrea. Continua

Il metano ti dà una mano. Sì, attorno al collo, come si è visto in queste settimane per le forniture russe e per quelle libiche.

Fra le turbosciocchezze che i due leader antagonisti sparano in queste ore, è quasi introvabile (se non in un remoto e benedetto comma del programma del centrodestra) l’argomento serio che racchiude tutto: economia, politica (interna e internazionale), terrorismo, ambiente, perfino le bollette di casa, il pieno di benzina e i rapporti col mondo islamico, in poche parole il futuro.
Parlo dell’energia, o meglio del petrolio e poi della sua unica, vera alterntiva: il nucleare.
La situazione è drammatica. Urgono scelte (nucleari) coraggiose, invece si preferisce nascondere la testa sotto la sabbia. Del deserto arabo. Continua