Vogliono imbavagliare anche il Papa
Il grande Chesterton diceva: “mi piace il liberalismo, ma nient’affatto i liberali”.
Prendiamo i liberali italiani che pontificano dalle colonne dei giornali e discettano di liberaldemocrazia dalle cattedre universitarie.
Dove sono? Cosa dicono in queste ore? Non hanno nulla da obiettare sulla museruola che anche i loro giornali vogliono mettere alla Chiesa e al Papa in persona?
Sì, questo si pretende di fare. Un anno fa alcuni sedicenti libertari hanno teorizzato e ripetuto che il Papa e la Chiesa non possono parlare liberamente (per esempio sulla vita) altrimenti potrebbero essere arrestati 20 mila parroci italiani. E non si ricorda un solo intellettuale o opinionista liberale che sia insorto: non in difesa della Chiesa, ma dei fondamenti stessi della liberaldemocrazia.
Adesso Benedetto XVI non può neanche ricevere a casa sua chi vuole. Che diamine, mica può prendere sul serio il motto “libera Chiesa, in libero Stato”.
Bisogna informarlo. Prima di accordare un’udienza deve chiedere il permesso a Paolo Mieli, a Marco Pannella, a Eugenio Scalfari, a Pietro Citati, a Fassino, Bertinotti, Di Pietro, Pecorario Scanio e deve interpellare pure la cosiddetta “supercattolica” Paola Binetti la quale ieri si è detta “molto sorpresa” che Benedetto XVI compili la sua agenda senza chiedere il permesso a lei.
Aveva già avuto un avvertimento il pontefice. Nell’agosto scorso incontrò in visita privata Oriana Fallaci e subito, appena trapelata la notizia, dalla prima pagina della Repubblica fu fulminato e richiamato all’ordine da un furibondo editoriale di Pietro Citati: “il papa” scrisse testualmente questo letterato “non è, come noi cerchiamo penosamente di essere, una persona per bene.
La Chiesa Cattolica non è un’associazione di virtuosi: né la fede ha molto a che fare con la morale comune e la civiltà politica”.
Massacrato solo per aver parlato con la Fallaci. Era un primo avvertimento.
Il Santo Padre – oltre a chiedere il permesso per le udienze – deve pure mendicare il nulla osta per accettare un libro in dono.
Infatti pochi giorni fa ha incontrato Marcello Pera, che conosce da anni. Si sono scambiati dei libri ed ecco che ieri Eugenio Scalfari ha tuonato su Repubblica intimando al pontefice di restituire al mittente quel libercolo, perché in quella pubblicazione si osa addirittura criticare le posizioni di Scalfari stesso. E dunque il Papa non si azzardi ad accettare il libro periano se non vuole essere complice di un così orrendo misfatto.
Ma già nelle stesse ore si stava per scatenare sul Papa una tempesta più furibonda.
La triplice alleanza, Corriere della sera, Repubblica e Stampa, tempio dell’egemonia ideologica laicista e dell’alta finanza di ogni tendenza, ha lanciato l’attacco finale.
Il Corriere della sera apre così la prima pagina: “Berlusconi dal papa prima del voto”. Sottotitolo: “Ratzinger riceverà il premier, Casini e Mastella alla fine di marzo con i leader del Ppe. Proteste del centrosinistra.
Binetti: senza precedenti. Turco: religione come strumento”. Occhiello: “Contro l’udienza firme tra i cattolici. Alleati critici col leader Udeur, che replica: nessuno scandalo”.
Ovviamente il Corriere – anche in questo caso – non fa informazione, ma fa politica. Apertamente e schieratissimo. E’ alla leadership di un partito e conduce una pesantissima battaglia anticattolica (politicamente a favore del centrosinistra). Infatti costruisce ben due pagine, quelle iniziali del giornale, con una mega intervista all’immancabile Marco Pannella e cercando di mettere in discussione la libertà della Santa Sede.
Stessa operazione fanno Repubblica e la Stampa che intervistano entrambi Emma Bonino.
La Rosa non ha in pugno gli italiani (che, dicono i sondaggi, non la vogliono votare), ma certamente ha i giornali dei poteri forti che le tirano la volata.
I giornali dei salotti e delle caste. I quali ieri hanno montato un “caso” che di per sé non esiste.
I fatti sono questi. Il 30 e 31 marzo si tiene a Roma il congresso del Partito popolare europeo, nato dai Democratici Cristiani del vecchio continente.
In una udienza consueta del papa, in quei giorni, saranno presenti anche i 300 parlamentari che a Strasburgo aderiscono a questo gruppo, fra costoro ci dovrebbero essere anche Berlusconi, Casini e Mastella.
Cosa può cambiare una tale udienza di massa rispetto alle elezioni italiane del 9 aprile? Ovviamente nulla.
Casini è da sempre un politico cattolico e guida un partito democristiano, Berlusconi ieri sera ha addirittura rivelato che lui all’udienza non ci sarà (P.S. anche Casini ha deciso di non andare per evitare polemiche) e Mastella, da parte sua, aderisce al centrosinistra.
Dunque nessuno scandalo. Anche perché il Papa ha tutto il diritto di ricevere, su loro richiesta, questi 300 parlamentari cattolici europei nell’anniversario di fondazione del Ppe.
Invece no. Si è voluto montare uno scandalo. Che – si badi bene – non ha per obiettivo i politici italiani, ma la libertà del Papa.
Non sorprende la volontà di censura e di imbavagliamento che proviene dai radicali e dai centrosinistri, che hanno nel loro Dna l’intolleranza giacobina e l’anticlericalismo, ma sorprende la sortita della “cattolica” Binetti (a dire la verità sconosciuta a tutto il mondo cattolico e mai distintasi per alcunché) che – per aver avuto una candidatura nella Margherita – già si è fatta contagiare dalla smania di bacchettare il Papa.
Ma ancora di più colpisce l’operazione realizzata dalla triade dei quotidiani sopra citati. Colpisce perché sono in genere i pulpiti liberali da cui si impartiscono lezioni di tolleranza e liberaldemocrazia. E dunque sorprende che oggi pretendano di decidere chi il papa può o non può ricevere.
E se – com’è auspicabile – il Santo Padre in quell’occasione richiamerà quei parlamentarti alla necessità di una rinascita dell’Europa, delle sue energie morali e delle sue radici spirituali?
Il Papa non deve sentirsi libero di fare il Papa? Deve aspettarsi il bombardamento dei media?
L’intolleranza anticattolica è già dominante nella Ue. Infatti oggi l’Europa unita – che fu voluta da tre meravigliosi statisti cattolici (con la Sinistra schierata contro) – sta deperendo miseramente nelle mani di una tecnocrazia spendacciona e laicista la quale ha sfornato una Costituzione cervellotica dove in 70 mila vocaboli (dieci volte più della Costituzione americana) ha preteso che mancasse solo quella parola da cui l’Europa è nata: cristianesimo.
La “cristofobia” delle élite europee (come la chiama un grande intellettuale ebreo-americano, Joseph Weiler) va di pari passo con il restringimento delle libertà perché – come scrive un grande del pensiero liberale, Wilhelm Ropke – “il liberalismo è il legittimo figlio spirituale del cristianesimo”.
La “cristofobia” illiberale delle élite europee, dei loro “cubi” e dei loro templi, evidentemente si riflette sui mass media italiani e sulla Sinistra.
E’ surreale che ieri sia dovuto intervenire Romano Prodi per decretare che il Papa può “legittimamente” concedere tutte le udienze che vuole.
Bontà sua. E’ straordinario che nessuno avverta una qualche inquietudine e nessuno si chieda che Italia sarà quella in cui perfino il Papa – per parlare – dovrà avere il permesso di Prodi.
Non se lo chiedono le grandi firme liberali della scuderia di Paolo Mieli e di Ezio Mauro.
E forse non se lo chiedono neanche i vescovi italiani.
Perché alla fine in questa vicenda qualche domanda si deve fare pure al mondo cattolico e alle gerarchie.
Non è suicida votare una coalizione come quella del centrosinistra dove le pulsioni anticattoliche sono così virulente e minacciose?
Se proprio non si sopporta Berlusconi (c’è qualche motivo) si può rafforzare l’altra punta del centrodestra, quella democristiana di Casini.
Non si avverte la pesantezza dell’ostilità alla Chiesa?
E infine: che tipo di presenza esprimono oggi i cattolici se, su tutto, devono esporsi in prima persona il Papa e Ruini? E che tipo di “finanza cattolica” sarebbe quella rappresentata – per esempio – da Giovanni Bazoli, che partecipa alla proprietà di un Corriere della sera così impannellato e anticattolico?
Proprio il Corriere della sera ha pubblicato la foto di Bazoli che incontra Benedetto XVI e non mi risulta che abbia accompagnato tale foto con la denuncia dell’interferenza vaticana nella “guerra per banche” in corso.
Siccome Bazoli pare di casa in qualche ambiente Vaticano e tiene impegnative conferenze su certi passi dell’Evangelo, sarebbe interessante – visto che non è un teologo, ma un “banchiere cattolico” – conoscere anche il suo pensiero sull’attuale linea ideologica del Corriere della… “rosa”.
Fonte: © Libero – 7 marzo 2006