Il “caso Annunziata-Berlusconi” ha un precedente: il caso “Melandri-Socci”. Excalibur fu sospeso (per quella domanda scomoda sull’embrione) e l’Annunziata, allora presidente Rai, sparò a zero su Socci accusandolo di aver fatto più il “militante” che il “conduttore”…

Ieri un inedito Marco Travaglio, intervistato dal Corriere della sera, ha fatto una sorprendente difesa di Berlusconi. Non so se l’incredibile evento sia accaduto per una stramba congiunzione astrale o perché Travaglio è stato fulminato da un attacco di serenità e di obiettività (che gli farebbe onore: di solito è avvelenato col Cavaliere) o infine perché l’ostilità verso l’Annunziata è perfino maggiore di quella per Berlusconi.

In ogni caso ha tirato in ballo anche me, detestandomi più del Cavaliere, per accostarmi all’Annunziata. Ha detto: “L’Annunziata doveva incalzare Berlusconi. All’inizio l’ha fatto, ma poi ha cominciato a provocarlo dicendo: ‘Deve ritirare quel mi alzo e me ne vado’. Sembrava Socci con i suoi ‘perché, perché, perché’ contro la Melandri. Berlusconi aveva tutto il diritto di dire quelle parole, nessuna regola lo vieta… Berlusconi non l’ha insultata”.

In effetti non si è capito perché l’Annunziata abbia intimato – e per tre volte – a Berlusconi di “ritirare” quel “mi alzo e me ne vado”. Forse che un politico (ancor più un Presidente del Consiglio) non ha il diritto di dire all’intervistatore che – se non lo fa rispondere – si alza e se ne va? Lo fece pure Mitterrand. Ha tutto il sacrosanto diritto di dirlo e anche di farlo, mica è alle dipendenza dell’intervistatore. Inoltre è chiaro che – per dignità – qualunque politico si senta intimare di “ritirare” quelle parole deve andarsene. Ed è chiaro che un giornalista che ripete tre volte una tale intimazione cerca l’incidente.

Ieri il Corriere della sera in un editorialino ha ribattuto a Berlusconi che “un’intervista non è uno spot” e “se lui accetta l’invito di Lucia Annunziata” deve accettare anche il trattamento che decide di fargli il conduttore perché “una trasmissione giornalistica fa tutt’uno con lo stile, la personalità, il modo d’essere di chi la conduce”.

Peccato che un editoriale simile non sia stato rivolto, nel dicembre 2003, all’onorevole Melandri in difesa del sottoscritto. Questa è una delle grandi differenze fra i due episodi evocati da Travaglio, cioè fra il “caso Annunziata” e il “caso Socci”. Era l’11 dicembre 2003, era anche quello un programma Rai, Excalibur, e anche lì un politico, Giovanna Melandri, dei Ds, si alzò e se ne andò incavolata con il sottoscritto. Però io avevo semplicemente posto una domanda di bioetica e non avevo “provocato” la Melandri intimandole di “ritirare” qualche sua affermazione, neanche quelle, molto dure, nei miei confronti (incassai e non risposi). C’è un’altra fondamentale differenza: il giorno dopo, sui giornali e nel mondo politico, accadde esattamente il contrario di ciò che è accaduto in queste ore per il caso Berlusconi-Annunziata.

Oggi i giornali si schierano con il giornalista, ieri con il politico. Sempre a sinistra. Oggi si leggono le lezioncine di Fassino: “Un vero politico, quando va in televisione, deve essere disponibile anche al contraddittorio” (ma non si ricorda che Fassino abbia rivolto parole simili alla Melandri: forse non la ritiene “un vero politico”?). Oggi si legge (e non solo sull’Unità) l’elogio per la giornalista che cerca di fare il suo mestiere, “insistendo, replicando”. A Sinistra si tesse la lode dell’informazione che “deve far male”.

Ma il conduttore di Excalibur, solo per una domanda sgradita, fu “linciato” e sputazzato sui giornali. In compenso l’on. Melandri fu canonizzata come martire del “sopruso” soccesco e portata in processione. L’infame conduttore, reo di aver posto al politico una domanda scomoda, fu “richiamato” dal Direttore generale della Rai, il suo programma fu sospeso e poi si perse nelle nebbie dei palinsesti. L’episodio finì alla Commissione di vigilanza e addirittura all’Autorità per le comunicazioni che si espresse con una curiosa censura che – anche se non era una condanna, perché nulla era stato violato – chiedeva alla Rai di aprire un procedimento disciplinare contro di me. Credo che non si ricordino molti casi analoghi, nonostante le cose incredibili che si sono viste sul piccolo schermo. Tutto questo per aver fatto, all’onorevole Melandri, una semplice domanda. Forse troppo incalzante, ma pur sempre solo una domanda, oltretutto di bioetica, non certo una provocazione personale.

Mentre domenica è stato uno scontro progressivo, fin dall’inizio, la puntata di Excalibur per due terzi andò via liscia e la Melandri si era addirittura complimentata con noi per il coraggio di aver portato in prima serata un reportage sulle tragedie dell’Africa, soprattutto sui bambini-soldato dell’Uganda e sulla storia di alcuni volontari italiani che lì se ne prendevano cura. Poi si parlò della legge 40 sulla procreazione assistita, appena approvata. Se ne parlò serenamente fino alla fine, quando la Melandri affermò: “non sono d’accordo con la vendita degli embrioni”. Io allora le domandai: “e perché ritiene che gli embrioni si possano uccidere, ma non si possano commercializzare? Se sono semplici parti del corpo come le unghie o i capelli si dovrebbero anche poter commercializzare…”.

E’ ovvio che era una domanda molto scomoda, perché andava a cogliere la contraddizione clamorosa di chi ammette la soppressione dell’embrione e del nascituro, ma non il suo utilizzo “commerciale”, ed è vero che la mia domanda fu particolarmente incalzante. Ma la Melandri se ne andò solo perché non sapeva come rispondere, altrimenti avrebbe dovuto ammettere che il concepito non si può commercializzare perché non è come un’unghia o come un capello, ma è un essere umano. Nei giorni successivi infatti capovolse curiosamente la frittata. Ecco il resoconto di Repubblica: “La Melandri spiega in una lettera al presidente e al Cda della Rai che avrebbe risposto al quesito di Socci ‘se avessi avuto un conduttore pacato e rispettoso e non un signore francamente un po’ invasato che metteva superficialmente sullo stesso piano embrioni, unghie e capelli’ ”. Davvero una curiosa argomentazione, perché non ero certo io a mettere sullo stesso piano il concepito, le unghie e i capelli, ma chi riteneva e ritiene che quel concepito si possa tranquillamente uccidere o utilizzare per fare esperimenti in laboratorio. Io mi ero limitato a cogliere la contraddizione, cioè a fare il mio lavoro, magari con un eccesso di passione, ma credo che un tema così grande e drammatico come la vita indifesa lo meriti. Non pensavo che porre quella domanda scomoda attirasse su di me tante mazzate e punizioni (ho scoperto a mie spese che è un argomento tabù, in parte perfino nel centrodestra).
Penso e spero che oggi nulla del genere accada a Lucia Annunziata, spero che nessuno si sogni di sospendere o cancellare il suo programma e tanto meno di farla condannare dall’Authority, né che vengano presi provvedimenti disciplinari contro di lei. Ma c’è un particolare curioso e divertente che unisce l’episodio di allora a quello di domenica scorsa. A quel tempo proprio Lucia Annunziata era presidente della Rai e fece una dura dichiarazione.

L’Annunziata in quell’occasione mi accusò di non aver fatto il “conduttore”, ma il “militante”. Aggiunse: “Socci conosce perfettamente le regole giornalistiche per non sapere che la sua aggressiva conduzione non solo ha offeso l’on. Melandri, ma ha anche ferito la sensibilità di molte persone”, per cui “ritengo che Socci debba formalmente e direttamente chiedere scusa agli ospiti della sua trasmissione e al pubblico che l’ha seguita” (veramente io l’avevo già fatto in diretta, appena la Melandri si alzò, perché ritenevo e ritengo che quando un ospite se ne va per il conduttore è comunque una sconfitta professionale). L’Annunziata, presidente della Rai, dichiarò infine che non voleva “censure e ritorsioni nei confronti di Socci”, ma concluse con questa frase sibillina: “spetta ora al Direttore Generale applicare in modo imparziale le regole aziendali”. Non so cosa intendesse, so però che il programma fu cancellato (solo quattro mesi più tardi, a stagione ormai finita, mi fu chiesto di fare, in un giorno e un orario impossibile e decisamente suicidi, un altro tipo di programma). Voglio sottolineare che a cancellare quell’Excalibur fu la cosiddetta “Rai di centrodestra” (non so proprio come si possa qualificarla così, ma tant’è), non l’Annunziata, però resta agli atti quella dichiarazione della presidente Rai. E mi piacerebbe sapere se la conduttrice Lucia Annunziata di oggi condivide ciò che disse la presidente Annunziata di ieri.

Premetto che io la stimo come giornalista e ritengo pure che, come presidente della Rai, avesse molte ragioni nelle polemiche che la opposero all’allora direttore generale. Devo anche aggiungere che di solito l’Annunziata è nel novero dei giornalisti più corretti e sereni e perfino per quanto mi riguarda ha speso parole di apprezzamento in mia difesa (cosa che dalle sue parti è rischiosissima). Aggiungo che quello del giornalista asettico e senza opinioni è un mito e che la televisione migliore non è quella fasulla dei reality, ma quella della realtà, che propone i sapori forti di un giornalismo graffiante e pure partigiano com’è quello dei Santoro, dei Biagi, dei Pansa, dei Ferrara, dei Feltri e, si parva licet, perfino dei Socci (mi metto pure io nella famiglia dei giornalisti con una chiara matrice culturale e opinioni nette).

Oggi più che mai, dunque, credo che la Rai debba avere l’Annunziata, i Santoro e i Biagi. Purché però ci siano anche altre culture forti e altre opinioni nette, non solo le loro. E magari ricordando che – soprattutto la Rai – nel periodo elettorale ha delle regole molto vincolanti. L’Annunziata domenica ha ribattuto a Berlusconi: “le domande qui in casa mia le faccio io”. E’ certo che le domande doveva farle lei, ma non è certo che un programma Rai fosse solo “casa sua”, soprattutto alla vigilia del voto. E’ “servizio pubblico” soprattutto con l’attuale legge sulla par condicio, legge balorda, ma in vigore e imposta strenuamente dalla Sinistra. Questa è l’altra enorme differenza fra il mio caso (allora non si era alla vigilia di un voto) e il “caso Berlusconi-Annunziata”. E non mi pare differenza da poco.

Fonte: AntonioSocci.it

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