Mario Tronti – morto il 7 agosto a 92 anni – è stato celebrato dai media come intellettuale marxista e teorico dell’operaismo. La sua opera fondamentale è “Operai e capitale” del 1966.

IL NON DETTO

Ma c’è una sua stagione che non è stata ricordata nemmeno dai media cattolici: quella più anticonformista. L’ha menzionata il professore Massimo Borghesi – ordinario di Filosofia Morale all’Università di Perugia – nel suo blog (www.massimoborghesi.com) : “Senatore del Pd, Tronti ha rappresentato il volto di una sinistra profondamente critica dell’orientamento postmoderno, individualistico e relativistico, che segna la storia del progressismo dopo la caduta del comunismo. La sponda, nel suo caso, non era rappresentata dal neocapitalismo liberal ma dalla dimensione religiosa della vita. Al pari di Pietro Barcellona, Tronti ha rappresentato una sinistra che nel confronto con la fede e la pratica cristiana trovava il suo respiro ideale, la passione per la difesa dei poveri e degli emarginati della storia”. Continua

Giovanni XXIII – come sanno gli esperti – non era un “progressista”, ma un conservatore: ammirava Pio IX e voleva stare “nel solco luminoso tracciato da Pio XII” (parole sue). I tradizionalisti non riescono a spiegare perché fu proprio lui a volere il Concilio Vaticano II (desiderava parlare al cuore degli uomini come buon pastore).

IL GESTO DI CONGAR

Il professor Roberto De Mattei, valente storico della Chiesa e tradizionalista, ritiene – in sintesi – che la catastrofe della Chiesa attuale derivi proprio dal Concilio (di cui ha scritto una storia). Continua

Siamo alla vigilia di un crollo in Russia? Secondo Lucio Caracciolo quello di sabato – la rivolta della Wagner – è un colpo di stato momentaneamente messo in pausa.

Forse per arrivare a una redistribuzione del potere in modo concordato anziché traumatico e cruento. Perché con i colpi di stato, le rivoluzioni e le rivolte non si sa mai cosa può accadere. Non saltano solo le poltrone, ma anche le teste. Continua

Ieri a Roma, in piazza San Pietro, si è tenuto il Meeting mondiale sulla Fraternità Umana “Not alone”. Lo ha organizzato la “Fondazione  vaticana Fratelli tutti” con altre istituzioni e dicasteri vaticani.

L’evento aveva lo scopo di rilanciare l’appello del Papa che, in particolare nell’enciclica “Fratelli tutti”, ricorda e sottolinea l’unità della famiglia umana e la necessità di ritrovare rapporti di fraternità tra gli uomini e tra i popoli. Continua

Forse le diatribe ecclesiastiche di cui parlano i giornali interessano soltanto pochi addetti ai lavori (spesso addetti ai “livori”). Il popolo, praticante e non praticante, guarda alla Chiesa con altri occhi. Con altre aspettative.

In genere rivolge lo sguardo verso la Chiesa alla ricerca di un padre. L’affetto manifestato dalla gente in questi giorni verso Benedetto XVI va letto in questo orizzonte. Continua

In questi giorni si è tornati a parlare della rinuncia di Benedetto XVI. Il suo segretario personale, Mons. Georg Gänswein, a cui è stato chiesto quando seppe della decisione di Benedetto XVI, ha risposto: “Il Papa me lo ha detto a Castel Gandolfo. Era fine settembre del 2012”.

Il card. Tarcisio Bertone, che era Segretario di Stato, rispondendo a una domanda analoga, ha dichiarato: “Nella primavera del 2012 ha iniziato a parlarmene”, ma fu “durante l’estate” che il Papa prese la decisione definitiva.

Ratzinger stesso lo aveva detto in una intervista a Peter Seewald. Anche per questo alcuni ipotizzavano che la rinuncia fosse soprattutto conseguenza del “caso Vatileaks”, cominciato proprio all’inizio del 2012. Ma Benedetto XVI ha sempre categoricamente smentito.

In effetti la questione è molto più complessa e parte da lontano. Un indizio si può ricavare pure da una vicenda che ho vissuto direttamente. Infatti il 25 settembre 2011, sulla prima pagina di “Libero”, pubblicai un articolo nel quale scrivevo che il Papa stava pensando di dimettersi dopo aver compiuto 85 anni, ovvero dopo l’aprile del 2012 (prima dell’86° compleanno che sarebbe stato il 16 aprile 2013). Continua

È un santo. È un uomo di alta vita spirituale. Lo visito spesso e vengo edificato dal suo sguardo trasparente. Vive in contemplazione… Ammiro la sua lucidità. È un grande uomo”.

Così due settimane fa, prima del peggioramento della salute del papa emerito, Francesco, in una intervista, parlava del predecessore. In effetti il temperamento mite e la bontà di Joseph Ratzinger facevano pensare a quell’“infanzia evangelica” che caratterizza tanti santi. Come pure l’umiltà che lo ha indotto addirittura alla rinuncia del 2013. Continua

Ieri si è tornati a parlare di rinuncia del Papa. Cosa è successo? Due giornalisti del quotidiano spagnolo ABC hanno chiesto a Francesco “cosa succede se un pontefice resta improvvisamente impedito da problemi di salute o da un incidente”. E lui ha risposto tranquillamente: Io ho già firmato la mia rinuncia. Era quando Tarcisio Bertone era segretario di Stato”. Continua

Al matematico Paolo Zellini, che ha appena pubblicato “Discreto e continuo” (Adelphi), Chiara Valerio di “Repubblica” chiede: “Ci siamo inventati la matematica o ci preesiste?”.

Zellini spiega che è una questione antica: “non potremo mai trovare una risposta certa a riguardo, ma possiamo basarci su un’esperienza comune tra i matematici: in molti casi viene da presumere che l’invenzione e la scoperta sia opera esclusivamente nostra, ma poi ci accorgiamo rapidamente che ciò che abbiamo inventato rivendica la propria esistenza in un paesaggio tutto da esplorare, che sembra preesistere al nostro atto inventivo… credo che il mondo matematico abbia una sua realtà ideale che noi siamo deputati a esplorare più che a inventare”.

Il 6 aprile 2006, Benedetto XVI parlò di Galileo il quale

ha detto che Dio ha scritto il libro della natura nella forma del linguaggio matematico. Lui era convinto che Dio ci ha donato due libri: quello della Sacra Scrittura e quello della natura. E il linguaggio della natura – questa era la sua convinzione – è la matematica, quindi essa è un linguaggio di Dio, del Creatore. Riflettiamo ora su cos’è la matematica: di per sé è un sistema astratto, un’invenzione dello spirito umano, che come tale nella sua purezza non esiste… è un sistema intellettuale, è una grande, geniale invenzione dello spirito umano. La cosa sorprendente è che questainvenzione della nostra mente è veramente la chiave per comprendere la natura, che la natura è realmente strutturata in modo matematico e che la nostra matematica, inventata dal nostro spirito, è realmente lo strumento per poter lavorare con la natura… Sembra una cosa quasi incredibile che una invenzione dell’intelletto umano e la struttura dell’universo coincidano… Quindi la struttura intellettuale del soggetto umano e la struttura oggettiva della realtà coincidono… Penso che questa coincidenza tra quanto noi abbiamo pensato e il come si realizza e si comporta la natura, sia un enigma ed una sfida grandi, perché vediamo che, alla fine, è ‘una’ ragione che le collega ambedue…”. Continua

Il 22 settembre 1974 sul “Corriere della sera” uscì uno dei memorabili articoli di Pier Paolo Pasolini di quella stagione (poi raccolto negli “Scritti corsari”). Erano gli anni della scristianizzazione trionfante. Lo scrittore rifletteva sugli ultimi mesi del pontificato di Paolo VI arrivando a conclusioni drammatiche: “Il Potere reale non ha più bisogno della Chiesa e l’abbandona quindi a se stessa”.

Poi aggiungeva:

Se molte e gravi sono state le colpe della Chiesa (…) la più grave di tutte sarebbe quella di accettare passivamente la propria liquidazione da parte di un potere che se la ride del Vangelo (…). Essa dovrebbe passare all’opposizione (…) contro un potere che l’ha così cinicamente abbandonata, progettando, senza tante storie, di ridurla a puro folclore. Dovrebbe negare se stessa per riconquistare i fedeli (o coloro che hanno un ‘nuovo’ bisogno di fede) che proprio per quello che essa è l’hanno abbandonata. Riprendendo una lotta che è peraltro nelle sue tradizioni (la lotta del Papato contro l’Impero) ma non per la conquista del potere, la Chiesaproseguiva Pasolini “potrebbe essere la guida, grandiosa ma non autoritaria, di tutti coloro che rifiutano (…) il nuovo potere consumistico che è completamente irreligioso, totalitario, violento; falsamente tollerante, anzi, più repressivo che mai; corruttore; degradante. (…) O fare questo o accettare un potere che non la vuole più: ossia suicidarsi”. Continua