Dopo tante riflessioni sul male, nei giornali di queste settimane, non ha avuto rilievo mediatico il discorso di mercoledì in cui Papa Francesco ha parlato dell’azione di Satana nel mondo. Forse è ritenuto un contenuto “tradizionale” o “conservatore” e non ha il gradimento dei media.

Francesco ha apertamente criticato la visione progressista che ha eliminato questa figura: “a un certo livello culturale, si ritiene che semplicemente (il diavolo) non esista. Sarebbe un simbolo dell’inconscio collettivo o dell’alienazione, insomma una metafora. Ma ‘la più grande astuzia del demonio è far credere che non esiste’, come ha scritto Charles Baudelaire…e così domina tutto”.

Il Pontefice ritiene evidente la sua presenza nel “nostro mondo tecnologico e secolarizzato”. Fra l’altro ha accennato anche alla drammaticità della cronaca e della storia che – oggi perfino con il ritorno d’attualità di un possibile conflitto atomico – fa emergere il “cuore di tenebra” dell’umanità.

Peraltro – pur ripetendo sempre che il Male “non deve scoraggiarci” perché “Cristo ha vinto il demonio” e Dio conduce la storia umana – tutti gli ultimi pontefici hanno manifestato la loro lettura apocalittica degli anni che stiamo vivendo.

Lo hanno fatto spesso alludendo alla misteriosa figura dell’Anticristo che nel Nuovo Testamento rappresenta la più micidiale manifestazione di Satana nella storia, in particolare negli ultimi tempi.

È passato quasi inosservato, per esempio, il sommesso suggerimento che Francesco ha dato, anche all’ultimo G7 in Puglia dove era stato invitato da Giorgia Meloni. Lì ha consigliato – come aveva già fatto in altre occasioni – la lettura del romanzo distopico – del 1907 – Il padrone del mondo, di Robert H. Benson, che è appunto un racconto sull’Anticristo. Il Papa ha aggiunto che nel mondo non si deve “uniformare tutto” (è la sua polemica contro le ideologie e le “colonizzazioni culturali” della globalizzazione).

Sappiamo che pure per Joseph Ratzinger la lettura (giovanile) del libro di Benson “fu un fatto di grande importanza”. Da Papa egli è tornato più volte sulla misteriosa figura dell’Anticristo. Anche nel suo ultimo scritto da papa emerito che è uscito proprio in questi giorni nel volume La verità dell’amore (Cantagalli) insieme a interventi di altri autori. Benedetto XVI lo elaborò nel periodo natalizio fra 2019 e 2020 (morì poi il 31 dicembre 2022). Ha quindi una sua speciale autorevolezza.

In queste pagine evoca, attraverso i ricordi di Karol Wojtyla, l’“irruzione dei russi” e, con loro, quella “dell’ateismo marxista” nella Polonia cattolica del dopoguerra: “il punto era chi sarebbe stato in grado di offrire la migliore immagine dell’uomo. In questo senso” aggiunge “mi viene in mente che anche nella disputa tra l’imperatore Manuele il Paleologo (1391) e il persiano, dopo tutte le scaramucce iniziali, si dice che in fin dei conti il punto è chi sia in grado di offrire il nomos migliore (l’immagine migliore dell’uomo)”.

Il Papa emerito, dopo aver ricordato quell’antica disputa fra un cristiano e un islamico e poi il moderno scontro con il marxismo (che “non ha risolto in modo soddisfacente la questione dell’immagine dell’uomo”), arriva alle polemiche contro la Chiesa dei giorni nostri e conclude: “La questione della giusta immagine dell’uomo si pone dunque come la questione pratica fondamentale nello scontro fra cristianesimo e anticristo. Il punto centrale dello scontro, a mio parere, sarà la questione della libertà”.

Già da Papa, nell’enciclica Spe salvi del 2007, evocava, a sorpresa, l’Anticristoe lo faceva – come sua consuetudine – con una citazione storica, quella di Immanuel Kant che è il pilastro filosofico dell’Europa laicista. Con le sue parole lanciava un drammatico ammonimento all’Occidente che vuole cancellare il cristianesimo per andare verso “la dittatura del relativismo”.

Ecco le parole di Kant nell’enciclica: “Se il cristianesimo un giorno dovesse arrivare a non essere più degno di amore […] allora il pensiero dominante degli uomini dovrebbe diventare quello di un rifiuto e di un’opposizione contro di esso; e l’anticristo […] inaugurerebbe il suo, pur breve, regime (fondato presumibilmente sulla paura e sull’egoismo). In seguito, però (…) potrebbe verificarsi, sotto l’aspetto morale, la fine (perversa) di tutte le cose”.

Nel suo Gesù di Nazaret, Ratzinger aveva evocato l’Anticristo anche in relazione a un possibile stravolgimento della fede cristiana: “L’interpretazione della Bibbia può effettivamente diventare uno strumento dell’Anticristo. Non è solo Solov’ëv che lo dice, è quanto afferma implicitamente il racconto stesso delle tentazioni. I peggiori libri distruttori della figura di Gesù, smantellatori della fede, sono stati intessuti con presunti risultati dell’esegesi”.

A proposito del citato scrittore russo Vladimir Solov’ëv, nel febbraio 2007, Benedetto XVI aveva chiamato in Vaticano, a predicare gli Esercizi spirituali alla Curia, il cardinale Giacomo Biffi che svolse la sua meditazione su I tre dialoghi e il racconto dell’Anticristo, in cui Solov’ëv – contro l’ottimismo che caratterizzava quell’inizio del Novecento – “prevede che il secolo XX sarà contrassegnato da grandi guerre, da grandi rivoluzioni cruente, da grandi lotte civili”. Infatti Biffi titola la sua meditazione L’ammonimento profetico di Solov’ëv.

Il cardinale sintetizzava così il racconto di Solov’ëv: “L’Anticristo prima viene eletto presidente degli Stati Uniti d’Europa, poi è acclamato imperatore romano, si impadronisce del mondo intero, e alla fine si impone anche alla vita e all’organizzazione delle Chiese”.

Oggi potremmo definirlo un campione dell’umanitarismo progressista: “Il nuovo padrone della Terra” spiegava Biffi “era anzitutto un filantropo, pieno di compassione e non solo amico degli uomini, ma anche amico degli animali”. Era anche “un convinto spiritualista” con “altissime dimostrazioni di moderazione, di disinteresse e di attiva beneficienza”.  Era anche un ecumenista che voleva unire tutte le diverse confessioni.

Anche l’Anticristo del romanzo di Benson, diventerà presidente dell’Europa e poi presidente del governo mondiale come l’altro. Sia Solov’ëv che Benson ambientano i loro due racconti distopici attorno all’anno 2000.

In effetti attorno al 2000 è cresciuta nella Chiesa e nel mondo la sensazione di un tempo finale che già Romano Guardini, nel suo La fine dell’epoca moderna, intravedeva nel drammatico confronto tra la fede in Gesù Cristo e il mondo.

Come dirà Giovanni Paolo II: “Ci troviamo oggi di fronte al più grande combattimento che l’umanità abbia mai visto. Non penso che la comunità cristiana l’abbia compreso totalmente. Siamo oggi davanti alla lotta finale tra la Chiesa e l’Anti-Chiesa, tra il Vangelo e l’Anti-Vangelo. Una cosa è tuttavia certa: la vittoria finale appartiene a Dio e ciò si verificherà grazie a Maria, la Donna della Genesi e dell’Apocalisse che combatterà contro le forze di Satana e schiaccerà la testa del serpente”.

Del resto la Chiesa nel 1997 ha messo nero su bianco tutto questo sul suo Catechismo ai numeri 675 e 676, dove annuncia per il futuro “la massima impostura religiosa” che “è quella dell’Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne”.

Si verifica “ogniqualvolta si pretende di realizzare nella storia la speranza messianica (…) la Chiesa ha rigettato questa falsificazione del regno futuro sotto il nome di millenarismo, soprattutto sotto la forma politica di un messianismo secolarizzato ‘intrinsecamente perverso’”.

A parte Dostoevskij e Nietzsche, che ne scrissero a fine Ottocento, vari scrittori del Novecento si sono cimentati con la figura dell’Anticristo e anche i pensatori più diversi, da Carl Schmitt a Mario Tronti, da Ivan Illich a Massimo Cacciari e Gianni Baget Bozzo. Siamo in un’epoca storica caratterizzata da questa figura del Male che porta all’autodistruzione?

 

Antonio Socci

Da “Libero”,  27 settembre 2024