Con la simultanea crisi – politica ed economica – di Germania e Francia, l’egemonia di questi due Paesi sull’Unione europea si appanna molto. Si apre una nuova fase. Di fatto oggi l’unico dei grandi Paesi fondatori davvero stabile, sia politicamente che economicamente, è l’Italia e questo spiega perché Ursula von der Leyen ha cambiato maggioranza per la sua nuova Commissione puntando sulla presenza dell’Italia.

Ma adesso – in un contesto internazionale di guerra e alla vigilia dell’insediamento del presidente Trump negli Stati Uniti – bisogna riflettere su quale Unione europea e quale Europa (non sono la stessa cosa) occorre (ri)costruire. Continua

La caccia agli ebrei che si è verificata ad Amsterdam deve far riflettere. Non è un caso isolato. Gadi Luzzatto Voghera, direttore della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea, dice che “in Olanda dal 7 ottobre i casi di odio verso gli ebrei sono cresciuti dell’800 per cento. Da noi la metà, ma la caccia all’ebreo compiuta da giovani delle comunità arabe l’abbiamo vista anche in Italia, per esempio lo scorso 25 aprile a Milano”.

Certo è orribile che, nel 2024, a ottant’anni dalla shoah, gli ebrei non possano vivere sicuri nei Paesi europei. Ma il problema non riguarda solo loro. Riguarda tutti noi e pure il futuro delle nostre democrazie. Continua

A 150 anni dalla nascita di Gilbert K. Chesterton si potrebbe ricordare questo meraviglioso scrittore inglese per innumerevoli motivi.

Potremmo citare i suoi divertenti e profondi paradossi, specialmente quelli che irridono i dogmi della modernità. O quelli sugli intellettuali (“ciò che comunemente chiamiamo mondo intellettuale si divide in due categorie di persone: coloro che venerano l’intelletto e coloro che lo usano”).

E si potrebbero ricordare certe sue battute “profetiche” sui tempi futuri in cui – diceva lo scrittore inglese – occorrerà audacia anche per affermare che i prati sono verdi in primavera (è proprio ciò che accade oggi, con l’enorme lontananza dell’ideologia dalla realtà e la proibizione di indicare l’evidenza delle cose). Continua

Com’è noto – ne ho scritto più volte – il pittore che ebbe l’incarico di disegnare la bandiera europea si ispirò alla corona della Madonna. Questa è la spiegazione dell’immagine che illustra questo articolo, dove spiego la necessità per l’Europa di ritrovare le sue radici cristiane.

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“Il vero problema è che a Bruxelles, avendo selezionato una classe dirigente e un funzionariato solo su base ideologica, non sono in grado di vedere la realtà del loro fallimento, e non realizzano di avere portato un Continente a sbattere. Hanno responsabilità enormi. Che dovrebbero fare paura. E non sanno più cosa fare, se non alzare sempre più la posta”.

Così il professor Alessandro Mangia, ordinario di Diritto costituzionale all’Università Cattolica, in una recente intervista al Sussidiario in cui ha demolito anche l’operazione-autocandidatura di Draghi (“Draghi è uno dei massimi responsabili delle politiche deflattive che hanno distrutto benessere e Stato sociale dai tempi della Grecia. Adesso dice ciò che tutte le persone di buon senso sapevano, ossia che politiche procicliche in tempi di crisi alimentano la crisi”). Continua

“Dicono che non ci siano molte speranze per la piccola Indi, ma fino alla fine farò quello che posso per difendere la sua vita. E per difendere il diritto della sua mamma e del suo papà a fare tutto quello che possono per lei”.

Da padre, che conosce per esperienza il dramma dei genitori di fronte al dolore dei figli, sono grato a Giorgia Meloni e sono orgoglioso che il Capo del governo del mio Paese abbia pronunciato queste parole, facendo di tutto per portare all’ospedale Bambino Gesù la piccola Indi, per curarla e accompagnarla. Continua

In Europa sembra tornare periodicamente l’idea di cancellare il Natale. La soluzione più drastica fu quella dell’Urss che – dopo aver perseguitato la Chiesa in tutti i modi – con Stalin nel 1929 abolì la festa della nascita di Cristo.

Nel 1991 crollò il regime comunista sovietico e fu ammainata la bandiera rossa con falce e martello dal Cremlino: accadde proprio il 25 dicembre, il giorno del Natale cattolico. Così qualcuno ha sarcasticamente osservato che l’Urss abolì il Natale di Cristo, ma alla fine Cristo ha abolito l’Urss nel giorno della sua nascita. Continua

Alain Finkielkraut (NELLA FOTO), membro dell’ Académie française, è uno dei più autorevoli intellettuali francesi. Una voce libera da ideologie e conformismi. È nato a Parigi nel 1949 in una famiglia di ebrei polacchi sopravvissuti all’orrore di Auschwitz. Ha insegnato per decenni ed è molto presente nel dibattito pubblico sui media. Continua

Ieri Carlo De Benedetti – che si definì “la tessera numero 1 del Pd” – con un’intervista al “Corriere della sera” ha annichilito il Pd: la “linea Letta” sulla guerra in Ucraina è stata demolita, polverizzata.

La voce di De Benedetti non è importante solo per ciò che rappresenta come imprenditore. Anni fa Walter Veltroni (allora segretario del Pd) spiegava la battuta sulla “tessera n. 1” con il fatto che “i giornali di De Benedetti hanno avuto un ruolo molto importante nell’evoluzione della sinistra italiana. Ricordo quando, ai tempi del crollo del Muro e della trasformazione del Pci, coltivavamo con Scalfari il sogno di un partito che un giorno potesse unire i riformismi italiani. Quella spinta verso l’innovazione è stata la bussola della storia di De Benedetti editore”.

Dunque per la sua storia la voce dell’Ingegnere pesa molto e oggi abbatte la narrazione dominante del Pd. Già a fine marzo, a “Otto e mezzo”, aveva rifiutato la retorica bellicista esprimendosi contro l’aumento delle spese militari (deciso pressoché all’unanimità da governo e parlamento) e affermando che “questa guerra avrà conseguenze inenarrabili: anzitutto un enorme problema di fame nel mondo, uno shock energetico simile allo shock petrolifero del 1973 (che generò una recessione di anni), quindi recessione e crollo delle Borse”.

Un quadro apocalittico che già confutava gli “esportatori di democrazia” atlantisti pronti ad abbracciare l’idea di Biden di una guerra infinita che serve a logorare e abbattere Putin. Nell’intervista di ieri De Benedetti fa un’autentica lezione di politica al “partito della guerra”.

Anzitutto annuncia l’arrivo di masse enormi di affamati ora che la prospettiva della carestia planetaria, per il collasso del granaio del mondo e il blocco delle navi cariche di grano, si sta realizzando nei fatti. Continua

I (NON) FONDATORI

Francesco Agnoli, nel libro “Alcide Degasperi. Vita e pensiero di un antifascista che sconfisse le sinistre” (Cantagalli) spiega finalmente cosa intendeva davvero per Europa lo statista trentino.

Oggi, infatti, gli entusiasti dell’attuale Unione europea, usano ripetere i nomi di Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer e Robert Schuman, come i “padri fondatori” della UE.

In realtà questi statisti (morti rispettivamente nel 1954, nel 1967 e nel 1963), non hanno affatto fondato

l’Unione Europea, istituita a Maastricht nel 1992, la quale è diversa pure dalla Comunità economica europea nata nel 1957 con il Trattato di Roma. Diversa per gli stati che la compongono, per ciò che dicono i Trattati istitutivi, per le finalità e per l’ideologia su cui è basata.

Agnoli sostiene che De Gasperi – come Schuman e Adenauer – aveva una concezione anzitutto “spirituale” dell’Europa, legata all’identità e alla storia cristiana dei suoi popoli. Ben diversa dunque dalla UE tecnocratica e laicista di oggi. Continua

NOZIONI

Bisognerebbe tenere a mente certe nozioni di storia e di geografia nel dibattito pubblico e non sempre accade. Per esempio, consideriamo la differenza fra l’Europa e l’Unione Europea.

L’Europa è un continente che va dall’Atlantico agli Urali, come ricordava Giovanni Paolo II sottolineando la sua identità giudaico-cristiana e la sua eredità greco-romana. Comprende 43 Stati più alcuni transcontinentali.

Invece l’Unione Europea comprende 27 Stati che, da qualche decennio, hanno sottoscritto un trattato internazionale.

Molti Paesi non hanno sottoscritto tale Trattato e non sono nella UE, ma fanno parte dell’Europa, da sempre: per esempio Svizzera, Russia, Gran Bretagna (uscita di recente dalla UE), Islanda, Norvegia, Ucraina, Albania, Serbia eccetera.

Ebbene, questa distinzione (fondamentale) talora si perde forse per l’abitudine erronea di chiamare “Europa” quella che invece dovrebbe essere chiamata “Unione Europea” (c’è anche, in tale brutta consuetudine, una certa arroganza politica). Continua