In Europa sembra tornare periodicamente l’idea di cancellare il Natale. La soluzione più drastica fu quella dell’Urss che – dopo aver perseguitato la Chiesa in tutti i modi – con Stalin nel 1929 abolì la festa della nascita di Cristo.

Nel 1991 crollò il regime comunista sovietico e fu ammainata la bandiera rossa con falce e martello dal Cremlino: accadde proprio il 25 dicembre, il giorno del Natale cattolico. Così qualcuno ha sarcasticamente osservato che l’Urss abolì il Natale di Cristo, ma alla fine Cristo ha abolito l’Urss nel giorno della sua nascita.

Con questa storia del Novecento alle spalle si sperava che nessuno avrebbe più coltivato l’idea di far la guerra alle radici cristiane dell’Europa e al Natale in particolare.

Ma così non è. Si ricorderà cosa accadde due anni fa, nel novembre 2021. Scriveva il mensile cattolico “Il Timone”: “Anche se non si sono spinti ai livelli dei governanti di Langfang – città cinese da 4 milioni di abitanti i cui amministratori, quest’anno, hanno bandito in blocco tutto ciò che sia natalizio – gli spin doctor di Bruxelles hanno redatto un vero e proprio manuale con cui, tra le altre cose, neutralizzare il Natale, rendendolo un evento fra tanti, un semplice ‘periodo delle vacanze’”.

Il riferimento era a certe linee guida della Commissione europea – rese note da Francesco Giubilei sul “Giornale” – in cui venivano “indicati i criteri da adottare per i dipendenti della Commissione nella comunicazione esterna ed interna”. Il Commissario per l’uguaglianza Helena Dalli, nella premessa, spiegava che “dobbiamo sempre offrire una comunicazione inclusiva”.

Fra le surreali conseguenze di queste linee guida “in nome dell’inclusività” scriveva Giubilei “la Commissione europea arriva a cancellare il Natale invitando a non utilizzare la frase ‘il periodo natalizio può essere stressante’ ma dire ‘il periodo delle vacanze può essere stressante’”.

In pratica si voleva cancellare il Natale dalla comunicazione ufficiale.Seguirono le ovvie polemiche e la marcia indietro della commissaria Dalli. Ma come un fiume carsico l’idea, inabissatasi a Bruxelles, è riemersa a Fiesole, precisamente all’Istituto Universitario Europeo (European University Insitute – EUI) che è un ente di studio e di ricerca “Funded by the European Union” come si legge nel sito dello stesso Istituto.

Nel sito della Commissione Europea, sotto il titolo “Altre istituzioni e agenzie dell’Unione europea in Italia”, si legge: “Le istituzioni europee non sono soltanto a Bruxelles, lontane dai cittadini: nei paesi membri sono ospitate istituzioni e agenzie UE. In Italia, oltre alla Rappresentanza della Commissione europea, sono presenti…”.

Segue un elenco che comprende l’Ufficio d’informazione del Parlamento europeo, la Banca europea per gli investimenti, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare. E poi “l’Istituto universitario europeo di Fiesole (Firenze)” che “ha l’obiettivo di incoraggiare il progresso dell’apprendimento nei campi di particolare interesse per lo sviluppo europeo. L’Istituto offre importanti programmi dottorali (economia, giurisprudenza, scienze politiche, ecc.), post dottorali e master in giurisprudenza, e ospita una parte degli Archivi storici UE”.

Ieri l’Agenzia Sir, vicina alla Conferenza episcopale italiana, ha lanciato una notizia con questo titolo: “Istituto universitario europeo: l’‘ex festa di Natale’ deve perdere il riferimento cristiano. Cercasi nuovo nome per il 25 dicembre”.

Il lancio della Sir spiega: Al prestigioso Istituto universitario europeo di Fiesole (Eui), il presidente ha deciso che – per ottemperare con gli obblighi del ‘Piano per l’uguaglianza etnica e razziale dell’Eui’ – ‘l’ex festa Natale verrà rinominata, per eliminare il riferimento cristiano’, si legge in una corrispondenza interna di cui il Sir è venuto a conoscenza. Le regole per l’uguaglianza etnica nell’Eui prevedono infatti che se da un lato le feste religiose vanno inserite nel calendario, dall’altro il linguaggio con cui le si comunica deve essere ‘inclusivo’. Quindi ora si accettano proposte su come rinominare il Natale. Una proposta circolata è ‘Festa d’Inverno’, ma ora si chiedono altre proposte”.

Precisano pure che “gli aspetti tradizionali e folcloristici possono rimanere parte dell’evento”, cioè non importa rompere le palline dell’abete, basta non parlare di Natale e di cristianesimo.

L’europarlamentare della Lega Susanna Ceccardi ha protestato: “Cancellare il Santo Natale significa cancellare la nostra identità e mi sorprende che questa proposta provenga proprio dal presidente di un Istituto universitario, che ha sede peraltro in una Badia, il quale dovrebbe invece strenuamente insegnare a difendere e rispettare le nostre tradizioni e la nostra identità. Questa proposta apparentemente sconclusionata risponde in realtà a un’ondata di pensiero politicamente corretto che mira a cancellare i tratti distintivi della nostra civiltà in nome di un presunto rispetto delle altre culture. Ma non ci può essere rispetto per gli altri se non impariamo a rispettare innanzitutto noi stessi”.

Francesco Torselli, capogruppo di FdI alla Regione Toscana, ha affermato che “Duemila anni di storia cristiana non si cancellano così”. Poi ha invitato il professor Dehousse, responsabile dell’Eui, a “fare un giro per i meravigliosi luoghi che ospitano l’Università, fino a Firenze”, la città di Dante dove tutto parla di un’arte ovvero una cultura cristiana che ha forgiato l’identità dell’Europa.

Non è una questione confessionale, ma culturale.

In quell’istituzione universitaria europea dovrebbero leggere “Storia dell’idea d’Europa” del laico Federico Chabod: “Noi siamo cristiani e non possiamo non esserlo… anche se non seguiamo più le pratiche di culto, perché il Cristianesimo ha modellato il nostro modo di sentire e di pensare in guisa incancellabile… Anche i cosiddetti ‘liberi pensatori’, anche gli ‘anticlericali’ non possono sfuggire a questa sorte comune dello spirito europeo”.

 

Antonio Socci

Da “Libero”, 25 ottobre 2023

(Nella foto: Sandro Botticelli, Natività mistica)

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