DIETRO LA CACCIA ALL’EBREO AD AMSTERDAM C’E’ L’ISLAMIZZAZIONE DELL’EUROPA. CHE “SE CONTINUA COSI’ ALLA FINE DEL SECOLO AVRA’ UNA MAGGIORANZA MUSULMANA” (BERNARD LEWIS)
La caccia agli ebrei che si è verificata ad Amsterdam deve far riflettere. Non è un caso isolato. Gadi Luzzatto Voghera, direttore della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea, dice che “in Olanda dal 7 ottobre i casi di odio verso gli ebrei sono cresciuti dell’800 per cento. Da noi la metà, ma la caccia all’ebreo compiuta da giovani delle comunità arabe l’abbiamo vista anche in Italia, per esempio lo scorso 25 aprile a Milano”.
Certo è orribile che, nel 2024, a ottant’anni dalla shoah, gli ebrei non possano vivere sicuri nei Paesi europei. Ma il problema non riguarda solo loro. Riguarda tutti noi e pure il futuro delle nostre democrazie.
Ieri Repubblica, sulle violenze di Amsterdam, titolava: “Giovani figli di immigrati e pro-Pal. ‘Gli scontri sono stati pianificati”. E Gad Lerner, sul Fatto quotidiano, ha scritto: “Non è solo merce d’importazione mediorentale il fanatismo sfociato in caccia all’israeliano nel dopo partita di Amsterdam”. Poi, per attaccare Geert Wilders, ha aggiunto: “quella da lui chiamata ‘feccia multiculturale’ è formata in larga misura da cittadini olandesi, benché di origine araba: una componente inestirpabile della nuova società europea”.
Forse Lerner non si rende conto che questo è un argomento fortemente sfavorevole alle sue idee e alle politiche della sinistra. Perché: 1) dimostra che regalare cittadinanza e lavoro non significa affatto integrare l’immigrazione musulmana; 2) dimostra che la popolazione islamicatende a non farsi assimilare dalla cultura occidentale; 3) dimostra che abbiamoun colossale problema non solo con gli immigrati di oggi, ma anche con i figli di immigrati di seconda o terza generazione. Dimostra cioè tutto quello che la Sinistra ha sempre negato.
Ad Amsterdam, con il 10% della popolazione di origine araba, “molti poliziotti” scrive il Corriere della sera “hanno implicita facoltà di obiezione di coscienzaquando si tratta di intervenire contro i sostenitori pro Pal”. Negli Stati della UE i musulmani sono molto aumentati: dai 29 milioni del 1990 ai 50 milioni di oggi. E continuano ad aumentare.
Timothy M. Savage scrisse su Washington Quaterly che, secondo le sue stime, entro il 2050 l’Europa sarà al 20 per cento musulmana, anche a causa del nostro crollo demografico. “A Bruxelles, la capitale dell’Unione Europea, i sette nomi maschili più comuni” scrive Giulio Meotti in La fine dell’Europa “sono già oggi Mohammed, Adam, Rayan, Ayoub, Mehdi e Hamza”.
Con la sua drammatica scristianizzazione, l’Europa sta perdendo le sue radici e la sua identità. Le popolazioni musulmane che arrivano sono estranee alla nostra cultura cristiana e liberale. Hanno altri costumi.
C’è un problema per la convivenza civile e per le nostre istituzioni democratiche? Ciò che è accaduto in Europa dopo il 7 ottobre – insieme ad altri fattori (certi quartieri ad alta immigrazione sono già oggi fuori del controllo degli Stati) – pone il problema della mancata assimilazione.
Proprio da questo metteva in guardia, il 3 ottobre scorso, intervistato dalla Stampa, lo storico israeliano Benny Morris.
“L’antisemitismo arabo e musulmano” diceva Morris “ha alimentato quello occidentale attraverso l’immigrazione musulmana in Paesi come l’Italia, la Francia, la Germania, l’Inghilterra. È diventato potente per i tanti musulmani che influenzano le elezioni, i programmi elettorali dei partiti. E questo modificherà l’atteggiamento dei governi verso Israele in futuro. È un problema per Israele ma anche per le popolazioni cristiane dei Paesi occidentali che vorrebbero mantenere un carattere cristiano liberale nelle loro società. I musulmani non sono liberali e non sono democratici e spingono le popolazioni cristiane all’estremismo”.
Morris spiegava così il successo elettorale in Austria e Germania dei partiti di destra radicale: “la maggior parte della popolazione cristiana ha paura di questi immigrati e di ciò che presagiscono per il carattere dei loro paesi. E questo è un vero problema”.
Cosa potrà accadere quando la popolazione islamica, si organizzerà in partito islamico e condizionerà la politica più direttamente? Il futuro raccontato da Michel Houellebecq in Sottomissione potrebbe realizzarsi? Aveva ragione Oriana Fallaci con il suo grido d’allarme?
O ha ragione la Sinistra – politica, mediatica e intellettuale – ad attaccare chiunque ritenga che l’immigrazione incontrollata sia un problema? Ha ragione la Sinistra a credere che la popolazione islamica sia tranquillamente assimilabile ai valori occidentali, alla mentalità liberale e al sistema democratico?
La realtà dei fatti oggi sembra negarlo. E gli esperti? Lo storico britannico di origine ebraica Bernard Lewis, morto nel 2018, è stato uno dei più grandi studiosi al mondo della cultura musulmana, uno dei pionieri in occidente.
Anni fa, Lewis, in alcune interviste, spiegò che l’Islam potrebbe diventare “la forza dominante” in Europa, perché “nel nome del politically correct gli europei hanno rinunciato a combattere la battaglia per il controllo della cultura e della religione”. Poi aggiunse: “L’Europa sarà parte dell’occidente arabo, del Maghreb”.
Nel suo ultimo libro di memorie, Notes on a century, ricordò i due grandi tentativi islamici di conquista dell’Europa. Cominciarono con le terre cristiane più prossime (Iraq, Siria, Palestina, Egitto, Nordafrica), poi Sicilia, Spagna e Portogallo e da queste ultime terre europee, passato molto tempo, furono respinti.
Secoli dopo l’Islam tornò alla carica con l’Impero ottomano e conquistò Costantinopoli arrivando, in Europa, fino alle porte di Vienna e fu ancora respinto: “Quello che sta accadendo ora è il terzo tentativo” scriveva Lewis. “Questa volta non sarà tramite l’invasione e la conquista, ma l’immigrazione e la demografia”. Concludeva: “se continua così, alla fine del XXI secolo l’Europa avrà una maggioranza islamica”.
Antonio Socci
Da “Libero”, 10 novembre