“La caduta di Draghi è un trionfo della democrazia, non una minaccia alla democrazia”. È sorprendente leggere questo titolo sul “New York Times”, d’altronde fra altri pareri di segno opposto (quelli puntualmente citati dai giornali italiani).

Lo ha firmato Christopher Caldwell che poi individua precisamente da dove viene la vera minaccia alla nostra democrazia.

Caldwell è un opinionista autorevole. Collaboratore del Financial Times, scrive anche sul Wall Street Journal e il Washington Post, ha lavorato per il Weekly Standard, ha una quantità di titoli ed è autore fra l’altro del libro “Reflections on the Revolution in Europe”.

Il suo ragionamento sulla crisi di governo italiana e sui problemi che si troveranno ad affrontare i vincitori delle prossime elezioni è molto acuto.

Anzitutto egli sottolinea che Mario Draghi “ha un curriculum straordinario per uno statista contemporaneo”. I suoi tifosi, l’UE e i sostenitori dell’economia globale lo ritengono un simbolo democratico, un punto di riferimento nell’epoca attuale e giudicano la sua caduta una catastrofe.

“In una delle sue newsletter JPMorgan ha descritto le manovre parlamentari che hanno portato alla cacciata di Draghi come un ‘colpo di stato populista’ (…). Ma” osserva Caldwell “c’è qualcosa di strano nell’attribuire a Draghi il ruolo di simbolo della democrazia: nessun elettore da nessuna parte ha mai votato per lui” dunque, per quanto stimabile e capace egli sia, “le sue dimissioni sono un trionfo della democrazia, almeno come è stata tradizionalmente intesa la parola democrazia”. Continua

L’ETA’ DELL’ORO DI DRAGHI? NON PER GLI ITALIANI
Da una settimana i giornali mainstream (e i relativi strilloni) ci rappresentano l’epoca Draghi come un’età dell’oro che è stata sciaguratamente interrotta. In effetti Draghi ci consegna un vero e proprio paradiso terrestre.
Non fosse per qualche piccolo dettaglio, come il debito pubblico aumentato (più 150 miliardi forse 180) pur con maggiori introiti fiscali (13 miliardi in più), i poveri arrivati a quasi 6 milioni, l’assurda gestione della pandemia, il Pnrr nato vecchio e già spiaggiato, l’inflazione record, l’immigrazione incontrollata, la criminalità nelle grandi città, la siccità su cui nulla si è fatto (con l’agricoltura in ginocchio), la pessima gestione della crisi ucraina dove Draghi (contro la tradizione italiana e la posizione di Francia e Germania) si è schierato per l’ultra bellicismo trasformando l’Italia in un bersaglio per la Russia e infilandoci in una drammatica crisi del gas che (oltre ai costi proibitivi) in autunno potrebbe portarci al razionamento con possibile ulteriore crollo del pil.
Insomma a parte questi piccoli dettagli tutto benone e fortuna che c’era in maggioranza anche parte del cdx che ha bloccato alcune pessime idee di Pd e M5S, limitando molto i danni.
Poteva andar pure peggio. Bilancio finale dell’epoca Draghi: gli italiani stanno male, ma per i fabbricanti di armi pare che si annuncino tempi d’oro.
FATTA QUESTA CONSIDERAZIONE ECCO IL PEZZO CHE HO FATTO OGGI PER LIBERO
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È stato Henry Kissinger a esprimere un pensiero che oggi – potremmo dire – unisce quanti si oppongono alla deriva ideologica nichilista in America e in Europa.

Dovrebbe essere meditato da tutti, ma temo che non  otterrebbe applausi da Sinistra. Mentre potrebbe quasi venire adottato dai tre partiti del centrodestra come loro carta d’identità ideale

Dunque Kissinger ha scritto: “Un popolo non deve mai perdere la fede in se stesso; coloro che sguazzano felici nelle imperfezioni della loro società o le trasformano in una scusa per abbandonarsi a un’orgia nichilistica finiscono in genere col corrodere tutti i vincoli sociali e morali; e a lunga scadenza, con il loro attacco spietato a tutte le credenze, non fanno altro che moltiplicare le sofferenze”.

È un pensiero che vale anche oggi. Pure per noi, nell’Italia che si prepara alle elezioni politiche. Non vediamo forse da anni diffondersi un’ideologia nichilista che corrode “tutti i vincoli sociali e morali” e attacca duramente “tutte le credenze” e i valori del nostro popolo su cui l’Italia ha basato la sua ricostruzione, il suo miracolo economico e il superamento di tutte le crisi?
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La nostra crisi di governo? Ci pensano gli stranieri. Non disturbiamoli con le fastidiose opinioni degli italiani. Sanno loro – all’estero – cosa è bene per noi.

Massimo Giannini, direttore della “Stampa”, scrive che su Mario Draghi “la Casa Bianca e l’Eliseo, la Commissione europea e la cancelleria tedesca” stanno premendo “per chiedergli tutti la stessa cosa: ripensaci, ritira le dimissioni, resta al tuo posto”.

“Lo contatta anche Volodymyr Zelensky”, aggiungono Simoni e Lombardo sullo stesso giornale. Non sia mai che il presidente ucraino rinunci a fare le sue pressioni per orientare la crisi di governo italiana secondo il suo volere. Continua

Dopo quattro mesi di guerra, il 21 giugno il Parlamento italiano potrà finalmente discutere sul conflitto Russia/Ucraina, in cui siamo stati “coinvolti” nostro malgrado, e così fornirà al governo la linea politica da tenere.

Per la verità il presidente del Consiglio finora ne ha fatto volentieri a meno, perché ha definito lui tale linea facendosi bastare la ratifica parlamentare del decreto governativo con cui, appena scoppiata la guerra, furono decisi i primi aiuti all’Ucraina.

Draghi ha pure evitato di andare in Parlamento prima del viaggio a Washington, nonostante le richieste di alcuni partiti della maggioranza. E in seguito ha ignorato gli inviti del maggior partito della coalizione, il M5S, a venire in aula a discutere sui nuovi invii di armi. Continua

Dopo due anni di pandemia, due anni da incubo, l’Italia del turismo sta ripartendo. Per il 2022 infatti le stime parlano di più di 92 milioni di arrivi e circa 343 milioni di presenze fra stranieri e italiani (un aumento – rispettivamente – del 43 per cento e del 35 per cento rispetto all’anno scorso).

Non siamo ancora tornati ai dati del 2019, ma la ripresa è forte. Sperando che i venti di guerra che soffiano impetuosi non gelino questa fioritura…

Con l’inizio di maggio sciameranno verso la Penisola milioni di persone che cercano nella nostra terra una Bellezza sognata e ignota, che tante volte hanno sentito raccontare o che hanno già assaporato e vogliono tornare a gustare. Continua

Vedendo sui media tante lacrime di commozione per il patriottismo degli ucraini e folle di politici e commentatori esaltare la loro sovranità nazionale, i loro sacri confini e la loro indipendenza, domenica scorsa, ho manifestato, su Twitter, la mia sorpresa: Patria, sovranità nazionale, difesa dei confini, indipendenza… Da anni sentiamo che sono brutte parole e chi le pronuncia è sospetto… Ora di colpo diventano parole sacre per cui combattere. Ma tranquilli: vale solo se si parla di Ucraina”. Continua

PARLA FALCONE  

La separazione delle carriere di giudici e Pm, su cui è stato indetto un referendum approvato dalla Corte Costituzionale, rappresenta un attacco all’ordine giudiziario? O è una riforma salutare?

Cosa ne pensava – per esempio – Giovanni Falcone che della magistratura è un simbolo prezioso?

Si può leggere la sua opinione, al di sopra di ogni sospetto, nel volume “Interventi e proposte (1982-1992)”, pubblicato nel 1994 da Sansoni editore con la Fondazione Giovanni e Francesca Falcone. Continua

Dov’è finito il Centrodestra? Esiste ancora? La risposta a questa domanda diventa sempre più urgente. Nel Paese c’è sicuramente un “popolo di centrodestra” che continua ad essere maggioritario (nei sondaggi stacca di molti punti la Sinistra), ma nei palazzi della politica non si vede più una leadership riconosciuta e una coalizione unita. Anzi, pare che ogni giorno crescano le polemiche, le diffidenze e le distanze fra i leader.

Da queste colonne, con mesi di anticipo, ci eravamo chiesti se il Centrodestra sarebbe arrivato unito alle elezioni politiche, viste le scelte opposte sul governo Draghi, e avevamo espresso forti dubbi sulla possibile ricucitura. Continua

Il nostro popolo deve far memoria della tragedia vissuta con la pandemia. Fra l’altro proprio in questa dura prova si sono riscoperti valori come la fraternità, l’eroismo, la compassione, un patrimonio da non disperdere oggi con divisioni, conflitti e settarismi insensati alimentati dauna piccola minoranza.

Gli italiani non dimenticano anche perché quella tragedia è tuttora in corso e deve essere definitivamente superata.

Non dimenticano mesi e mesi di bollettini di guerra, con 600 morti al giorno, migliaia di contagiati e ricoverati negli ospedali che scoppiavano, mentre tutti eravamo reclusi in casa e il Paese era paralizzato. Continua

Ha vinto l’Italia, il popolo è esploso gioiosamente cantando l’inno nazionale e sventolando il tricolore. Così nei salotti snob è suonato l’allarme: che fare?

Contrordine compagni. Quelli che fanno sempre professione di cosmopolitismo, che tuonano contro le identità, le nazioni, le frontiere, quelli che si sentono “cittadini del mondo” e accusano gli avversari di “sovranismo”, si sono rapidamente adeguati.

D’improvviso tutti patrioti (per qualche ora). Non più bandiera della Ue, bandiere rosse o bandiere arcobaleno, ma tutti a sventolare il tricolore, perfino su quel giornale che da mesi, sotto la testata, come sfida ideologica, ha collocato la bandiera della UE (e solo quella).

E perfino sulla prima pagina di “Repubblica” dove l’editoriale di ieri, firmato da Ezio Mauro, era intitolato addirittura “La passione tricolore”. Bella espressione che – se fosse il titolo di una manifestazione del centrodestra – verrebbe immediatamente bombardata come un segnale di rozzo sovranismo, di sciovinismo e di pericoloso nazionalismo nostalgico.

Perché il vero sport prediletto di certe élite progressiste non è il calcio, ma è sempre stato l’auto denigrazione nazionale, il sentirsi anti-italiani, è il vincolo esterno, la cessione di sovranità, è la cittadinanza UE, è la filippica contro “l’Italia alle vongole” che rappresentano plebea, provinciale, rozza, corrotta, mentre gli altri popoli europei, loro sì che sono civili e seri (infatti abbiamo visto ieri come si sono comportati civilmente molti tifosi dell’Inghilterra, da decenni esaltata come esempio di fair play, di signorilità e virtù civiche). Continua