GIORGIA MELONI, IL PAPA E L’AFRICA. QUELLO CHE LA UE DEVE CAPIRE
È tornato il Muro ad Est, fra UE e Russia, a causa della guerra in Ucraina. Cambiano molte cose in Europa che, fino a ieri, ha ruotato attorno al sistema economico tedesco basato su energia e materie prime a basso costo fornite dalla Russia.
Ora ritrova importanza (anche per l’energia) l’area del Mediterraneo in cui l’Italia si trova in primo piano. C’è però un problema. Da anni l’Italia e l’UE non hanno una politica mediterranea. Hanno solo subìto la pressione migratoria del continente africano e del Medio Oriente senza saperla governare.
Sabato invece alla conferenza internazionale sul Mediterraneo (Med Dialogues 2022), Giorgia Meloni ha fatto un intervento di ampio respiro strategico: l’Italia ha la grande ambizione di essere protagonista di una stabilizzazione dell’area mediterranea che permetta di governare finalmente – come UE – l’immigrazione e la sicurezza energetica.
La Meloni vede il nostro Paese come protagonista di una politica di amicizia e collaborazione con l’Africa che aiuti questo grande continente, dalle enormi ricchezze, a svilupparsi pacificamente e a dare un futuro di prosperità ai suoi popoli (al riparo dallo sfruttamento ingiusto delle sue risorse e dal radicalismo islamista che si sta diffondendo).
Come aveva già prospettato nel suo discorso di insediamento, il “Piano Mattei per l’Africa” dovrebbe essere un grande progetto europeo che indica Enrico Mattei non solo come simbolo del miracolo economico italiano (e della conquistata indipendenza energetica), ma anche come esempio di dialogo e di cooperazione non colonialista con i Paesi africani.
Perché la nostra prosperità – spiegò Meloni al suo discorso di esordio – può crescere solo con la prosperità dei Paesi a noi vicini.
In sostanza, questo governo ha l’intenzione di far tornare l’Italia e la UE alla grande politica che manca da anni. È un’ambizione velleitaria? Di sicuro ci sono i presupposti per puntare a grandi obiettivi e l’Italia non è affatto isolata, sia per quanto riguarda la gestione europea dell’immigrazione, sia sul “Piano Mattei per l’Africa”.
La Meloni è, per esempio, in sintonia con Papa Francesco che in una recente conferenza stampa ha detto, sul fenomeno migratorio, che “l’Italia, questo governo o un altro, non può fare nulla senza l’accordo con l’Europa, la responsabilità è europea. E poi” ha aggiunto il Pontefice “io vorrei citare un’altra responsabilità europea: quella sull’Africa. Il problema dei migranti va risolto in Africa. Ma se pensiamo l’Africa con il motto: ‘L’Africa va sfruttata’, è logico che la gente scappi. L’Europa deve cercare di fare dei piani di sviluppo per l’Africa. Pensare che alcuni Paesi in Africa non sono padroni del proprio sottosuolo, che ancora dipende dalle potenze colonialiste. È un’ipocrisia risolvere il problema dei migranti in Europa, andiamo a risolverlo anche a casa loro. Lo sfruttamento della gente in Africa è terribile per questa concezione. Se noi vogliamo risolvere il problema dei migranti definitivamente, risolviamo l’Africa. I migranti che vengono da altre parti sono di meno, ma abbiamo l’Africa, aiutiamo l’Africa”.
Non solo il Papa e la Meloni guardano all’Africa pensando a una geopolitica del dialogo e dello sviluppo. Pure gli Stati Uniti sanno che non si può abbandonare quel grande continente, ricco di materie prime, all’espansionismo della Cina e dell’islamismo radicale. Anche per questo a Washington tornano ad attribuire all’Italia quell’importanza strategica che aveva al tempo della guerra fredda.
È quanto si intuisce dal discorso che, sempre sabato scorso, ha tenuto a Catania il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Fra l’altro – riferendosi al salvataggio da parte del governo della raffineria di Priolo, che rischiava di fermarsi per l’entrata in vigore dell’embargo al petrolio russo – Urso ha sottolineato che ciò è stato possibile anche grazie all’Autorità americana Olac, perché ha assicurato che le banche che garantiranno la fase transitoria dell’operazione non saranno sottoposte a sanzioni (la raffineria di Priolo è il più importante polo industriale della Sicilia – con migliaia di lavoratori – e fornisce più del 20 per cento degli idrocarburi necessari all’Italia).
Secondo Urso questa vicenda evidenzia che l’attuale governo italiano “è estremamente credibile sul piano internazionale”. A questo proposito, il ministro ha accennato ai tanti investitori stranieri che si stanno mostrando interessati al Sud Italia che in effetti nella nuova strategia mediterranea, potrebbe diventare – anche grazie a un’efficace politica dei porti – un’area di grande sviluppo.
“Il Sud” spiega il ministro “può diventare l’avanguardia economica e produttiva dell’Italia e dell’Europa nel Mediterraneo e verso l’Africa”.
Perché “l’Europa oggi è consapevole che l’approvvigionamento energetico, non potendo più venire da Est, deve venire da Sud. E con i gasdotti che abbiamo e quello che dobbiamo costruire, e soprattutto con i rigassificatori che dobbiamo realizzare” ha aggiunto Urso “l’Italia può diventare l’hub energetico europeo. Pensate che importanza geopolitica può avere il nostro Paese!”.
Sono elementi che prefigurano anche un’importante politica industriale, che fanno decifrare meglio le scelte di politica internazionali dell’attuale esecutivo e mostrano la concretezza del discorso geopolitico della Meloni.
In campagna elettorale la Sinistra ripeteva che con l’arrivo della Meloni al governo sarebbero crollati i mercati, sarebbe aumentato lo spread e saremmo piombati nell’isolamento internazionale.
“Invece cosa è accaduto in questo mese? I titoli azionari” dice Urso “sono cresciuti e lo spread è diminuito rispetto al governo Draghi. E Giorgia Meloni in pochi giorni ha avuto colloqui personali con i più importanti leader mondiali: non solo Biden, ma il presidente cinese, il presidente indiano e altri grandi attori internazionali. Siamo diventati più credibili” ha concluso Urso “proprio perché siamo tornati alla normalità della democrazia in cui i governi sono decisi dagli elettori e durano cinque anni”.
Di certo la stabilità è essenziale (oltreché per gli investitori) per fare politiche di lungo periodo e per avere la fiducia internazionale. Il primo mese ha fatto capire la direzione di marcia di questo governo. Potrebbe essere la volta buona per l’Italia. Per rialzarsi.
Antonio Socci
Da “Libero”, 5 dicembre 2022