Il filosofo Roberto Esposito, su “Repubblica” (9/5), recensisce l’ultimo libro di Massimo Recalcati, “A pugni chiusi. Psicoanalisi del mondo contemporaneo” (Feltrinelli) e scrive: “Se Freud attribuiva il disagio della civiltà alla repressione che questa esercitava sulle pulsioni, oggi i rapporti di forza appaiono rovesciati. Tutt’altro che inibita, è la pulsione a imporsi sugli obblighi collettivi, erodendoli dall’interno. Da qui l’evaporazione della Legge, rappresentata dalla figura del padre e ora rovesciata nella ricerca del godimento immediato. Continua

“Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”.

La celebre affermazione, che il cardinale Joseph Ratzinger fece in apertura del Conclave del 2005, resta il giudizio più forte e lucido sull’epoca che viviamo. Fotografa l’ideologia egemone in tante istituzioni internazionali, professata dal “partito globale” del “politically correct”. Gli anni trascorsi da quel 2005 hanno confermato le parole del cardinale che, da quel Conclave, sarebbe uscito papa come Benedetto XVI. Continua

Si è discusso molto dell’articolo natalizio di Michela Murgia uscito sulla “Stampa” con il titolo: “I cattolici amano un dio bambino perché rifiutano la complessità”.

Forse al giornale di Massimo Giannini non sanno che un tempo erano i regimi comunisti a scrivere “dio” con la minuscola. C’è un celebre pensiero di Aleksandr Solzenicyn in proposito: “Si può rimpiangere un Regime che scriveva ‘dio’ con la minuscola e ‘Kgb’ maiuscolo?”. Continua

In questi giorni si è tornati a parlare della rinuncia di Benedetto XVI. Il suo segretario personale, Mons. Georg Gänswein, a cui è stato chiesto quando seppe della decisione di Benedetto XVI, ha risposto: “Il Papa me lo ha detto a Castel Gandolfo. Era fine settembre del 2012”.

Il card. Tarcisio Bertone, che era Segretario di Stato, rispondendo a una domanda analoga, ha dichiarato: “Nella primavera del 2012 ha iniziato a parlarmene”, ma fu “durante l’estate” che il Papa prese la decisione definitiva.

Ratzinger stesso lo aveva detto in una intervista a Peter Seewald. Anche per questo alcuni ipotizzavano che la rinuncia fosse soprattutto conseguenza del “caso Vatileaks”, cominciato proprio all’inizio del 2012. Ma Benedetto XVI ha sempre categoricamente smentito.

In effetti la questione è molto più complessa e parte da lontano. Un indizio si può ricavare pure da una vicenda che ho vissuto direttamente. Infatti il 25 settembre 2011, sulla prima pagina di “Libero”, pubblicai un articolo nel quale scrivevo che il Papa stava pensando di dimettersi dopo aver compiuto 85 anni, ovvero dopo l’aprile del 2012 (prima dell’86° compleanno che sarebbe stato il 16 aprile 2013). Continua

È un santo. È un uomo di alta vita spirituale. Lo visito spesso e vengo edificato dal suo sguardo trasparente. Vive in contemplazione… Ammiro la sua lucidità. È un grande uomo”.

Così due settimane fa, prima del peggioramento della salute del papa emerito, Francesco, in una intervista, parlava del predecessore. In effetti il temperamento mite e la bontà di Joseph Ratzinger facevano pensare a quell’“infanzia evangelica” che caratterizza tanti santi. Come pure l’umiltà che lo ha indotto addirittura alla rinuncia del 2013. Continua

Come ha scritto Tomaso Montanari, un intellettuale di sinistra, è tragicomico vedere “ex comunisti, operaisti, esponenti di Lotta Continua” che, per far dimenticare il loro passato, oggi sull’Ucraina sono “passati all’occidentalismo fanatico”. Sembrano Luttwak.

La devozione alla Casa Bianca, per alcuni ex, è granitica come ieri quella del Pci verso il Cremlino rosso.

Non pensano all’interesse degli europei (italiani compresi) i quali non vogliono sprofondare in un guerra duratura e nella catastrofe economica. Loro sognano di abbattere Putin (come vorrebbe Biden).

Un esempio? Il Corriere della sera. Da un po’ è diventato “l’Unità del terzo millennio”: vengono infatti dall’Unità sia il direttore, sia i principali editorialisti come Walter Veltroni e Antonio Polito (Paolo Mieli viene addirittura da “Potere operaio”…). Continua

Queste brevi considerazioni sono soltanto appunti di viaggio, perché il tema è vasto ed esige molto più spazio e riflessione. Però cercare di capire come Benedetto XVI guarda Francesco a me insegna molto. Poi ci sono i drammatici temi di attualità come la guerra. A questo proposito suggerisco di leggere l’articolo di Gianni Valente QUI che fa comprendere bene la dolorosa delicatezza della situazione e l’inermità della Chiesa e del Papa nel conflitto dei poteri mondani.

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È importante capire quale sia lo sguardo del papa emerito sul pontificato del suo successore. Perché il suo giudizio è certamente molto più profondo rispetto a quello di noi osservatori.

Nel libro-intervista di Peter Seewald, “Ultime conversazioni”, Benedetto XVI fa diverse considerazioni su Francesco. C’è anzitutto un giudizio positivo sul pontificato in generale.

Significativi poi sono i passi in cui nota certi elementi della personaità del successore. Per esempio è colpito dalla “sua cordialità, la sua attenzione nei confronti degli altri”. Poi “c’è anche il coraggio con cui affronta i problemi e cerca le soluzioni”. Continua

PADRE E PADRONI

Piergiorgio Odifreddi ama la battuta ad effetto e il paradosso. Repubblica (22/12) riferisce queste sue parole: “Quasi tutti siamo atei nei confronti di quasi tutte le fedi. Chi si definisce credente è ateo in tutte le religioni tranne la sua”.

In effetti la frase ha una sua divertente logica. Potremmo aggiungere scherzosamente che – allo stesso modo – nessun matematico crede veramente ai numeri perché ritiene che due più due faccia solo quattro ed esclude tutti gli altri numeri.

Del resto Odifreddi non è originale perché i cristiani del I e del II secolo effettivamente furono proprio accusati di ateismo (subendo persecuzioni) in quanto non riconoscevano gli dèi pagani e la divinità dell’imperatore. Continua

Con il Motu proprio “Traditionis custodes”, papa Bergoglio ha spazzato via la liberalizzazione della messa in rito antico di Benedetto XVI che, nel 2007, aveva voluto rispondere alla richiesta di tanti, anche giovani, attirati dall’antica liturgia la quale era stata proibita dopo il Concilio.

Joseph Ratzinger, che pure era un uomo del Concilio Vaticano II, aveva raccontato: “rimasi sbigottito per il divieto del messale antico, dal momento che una cosa simile non si era mai verificata in tutta la storia della liturgia. Si diede l’impressione che questo fosse del tutto normale”. Continua

All’inizio si è creduto che il governo Draghi sarebbe stato una meteora. Doveva durare quanto l’emergenza Covid 19 e poi tutto sarebbe tornato come prima. Oggi appare chiaro che in realtà non si tornerà indietro e “l’effetto Draghi” sta già rivoluzionando la politica italiana.

Ad intuirlo – per ora, a quanto pare – sono soprattutto Salvini, Renzi e Berlusconi. Gli altri sembrano ancora baloccarsi con vecchi schemi ideologici (come sovranisti/europeisti, destra/sinistra e via dicendo).

La “novità Draghi” non sarebbe stata possibile senza il ribaltamento del Grande Gioco della politica internazionale dovuto al ciclone Covid e all’arrivo del nuovo presidente alla Casa Bianca.

Di colpo ci siamo trovati con un’Unione Europea che fa il contrario di ciò che per trent’anni ha imposto. E ci siamo trovati con il presidente Biden che (più trumpiano di Trump) lancia addirittura una “nuova guerra fredda” contro la penetrazione della Cina in Europa, Asia, Africa e Mediterraneo, cosa che restituisce centralità all’Italia. Continua