Oggi Alessandro Banfi ha scritto nella sua rassegna stampa: “Venerdì il più importante giornale economico italiano aveva rilanciato un’intervista all’economista Niall Ferguson, che insegna a Stanford. La domanda di fondo è quella angosciosa e che tutti gli osservatori economici si fanno nelle ultime settimane: come uscire dalla grande crisi dell’inflazione, della corsa dei prezzi del gas e del petrolio? Risposta di Ferguson: ‘Oggi non serve Draghi – sintetizza con efficacia – ma Kissinger’. Cioè l’Europa e il mondo non hanno bisogno di politica monetaria o di price cap ma di diplomazia. Di pace”. Quello che dice Ferguson conferma ciò che riporto in questo articolo.

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Ieri, ancora una volta, il Papa ha espresso la sua angoscia per la china che sta prendendo la guerra: “Ho detto che era una terza guerra mondiale a pezzi, ora è totale”.

Ha ricordato che “il mondo era stato preservato dalla guerra atomica, purtroppo dobbiamo continuare a pregare per questo pericolo”. Il pontefice ha sottolineato i “seri rischi per le persone e per il pianeta”. Perciò ha esortato infinite volte a trattare.

Eppure nessuno dei governanti lo ascolta. Neanche si cercano spiragli. Non si parla proprio di pace. Si sentono solo urla di battaglia e minacce apocalittiche (Liz Truss, poco prima di diventare premier britannico, ha addirittura dichiarato che è pronta” ad utilizzare le armi nucleari).

La guerra in Europa è il grande problema rimosso della campagna elettorale italiana. Eppure è da lì che ci arrivano i problemi economici e sociali più grossi, che in autunno potrebbero diventare devastanti, fino a mettere in ginocchio la nostra economia, causando milioni di disoccupati. Continua

Sono giorni impegnativi in Vaticano: la creazione di nuovi cardinali, la visita del Papa all’Aquila, alla tomba di Celestino V, poi la riunione di tutti i porporati dopo otto anni.

Eventi che nella stampa internazionale alimentano voci su novità clamorose in arrivo che alla fine ruotano tutte attorno all’ipotesi di rinuncia (per malattia) di Francesco e a un possibile nuovo Conclave.

In tutto questo vociferare sul papa ipotetico, i media intanto oscurano il papa presente e non per distrazione, ma perché è (diventato) scomodoper quel sistema informativo che prima lo idolatrava (senza mai capirlo).

Le parole durissime sulla guerra e sulla mancanza di volontà di pace, pronunciate da Francesco nell’udienza di mercoledì, sono state completamente silenziate. Come accade da mesi. La sua voce profetica  non rientra nel solito schema “o di qua o di là”: lui difende i popoli, i “tanti innocenti che stanno pagando la pazzia, la pazzia di tutte le parti, perché la guerra è una pazzia e nessuno in guerra può dire: no, io non sono pazzo”.

Non è gradito un profeta che denuncia l’assuefazione al conflitto in Ucraina e la nuova Guerra fredda Est/Ovest che potrebbe diventare guerra mondiale vera e che intanto causa già disastri sociali, anche per la nostra gente, come ha scritto Andrea Tornielli su Vatican News, ricordando le gravi conseguenze, economiche e di approvvigionamento energetico, previste a breve e medio termine per tanti Paesi” (che produrranno crisi gravissima, disoccupazione e povertà). Continua

Molti ciellini non comprendono che bisogno abbia il Meeting di Rimini di trasformarsi in palcoscenico del Potere, riducendo una bella manifestazione, a cui partecipano tanti giovani desiderosi di conoscere Gesù Cristo, a passerella dell’establishment politico ed economico.

Il Meeting nacque con lo scopo opposto. La prima edizione del 1980 (più povera, ma strepitosa nei contenuti) fu dedicata a “La pace e i diritti dell’uomo” e in particolare al dissenso in Urss quando in Italia parlare dei dissidenti nei regimi comunisti era eroico.

Il libro fondamentale per i ciellini, in quegli anni, era firmato dal grande dissidente cecoslovacco Vaclav Havel: “Il potere dei senza potere”.Proprio ciò che il Meeting originariamente voleva mettere in primo piano: si ricorda ancora la presenza a Rimini di Madre Teresa di Calcutta nel 1987.

Perché non tornare a quell’intuizione? Oltretutto il Potere – nella versione politica o economica – è già sotto i riflettori 365 giorni all’anno. Continua

“Fermati attimo!” scrive Goethe nel “Faust”. È il sogno – ingannevole – di “sperimentare la leggerezza e libertà della vita” illudendosi di spazzar via la sua fatica e il suo carico di affanni e dolore.

Eppure – dice il Papa“la sicumera di fermare il tempo, volere l’eterna giovinezza, il benessere illimitato, il potere assoluto, non è solo impossibile, è delirante”.

Con queste parole, pronunciate nell’ultima udienza generale, Francescodemolisce una delle nuove ideologie del nostro tempo e ci fa interrogare su noi stessi, sulla vita, su ciò che desideriamo.

Il Papa c’invita a riconoscere i limiti invincibili della natura umana con un bagno di realismo. Il nostro stesso corpo – mirabile capolavoro del Creatore che ci mette in relazione con il mondo e con gli altri – è il simbolo supremo della nostra fragilità: esposto alla fatica, alla sofferenza, alla vecchiaia e all’inevitabile morte. Continua

Papa Francesco rompe tutti i facili schemi binari (progressisti/conservatori, Occidente/Oriente, impero del Bene e impero del male), riducendoli a ferrivecchi.

L’altroieri “il Papa ha dato scandalo” sulla guerra (come ha scritto Domenico Quirico): mentre ha pianto il martirio del popolo ucraino, ha ricordato che non si può ridurre la guerra a una distinzione fra buoni e cattivi (si riferiva in particolare alle grandi potenze) e ha alzato la sua voce contro tutte le guerre che generano fiumi di poveri e atroci sofferenze.

Poi ieri ha scandalizzato la mentalità dominante perché il Dicastero dei laici, sottolineando la centralità della famiglia, ha fatto l’elogio della castità prematrimoniale: non c’è nulla di più sovversivo e anticonformista oggi (il Papa stesso in precedenza aveva detto che l’amore vero “non usa le persone, è casto, sa dare la vita”).

Giorni fa Francesco intervenne contro l’utero in affitto parlando di “pratica inumana” in cui le donne, quasi sempre povere, sono sfruttate, e i bambini sono trattati come merce”.

Cosa unisce tutti questi suoi interventi che a volte – per lo schematismo dei media – sembrano progressisti e a volte conservatori? Li unisce il punto di vista da cui il Papa guarda il mondo. Lui ha spiegato che lo guarda “dalle periferie”.

Potremmo tradurre questa espressione – alla maniera di René Girard – dicendo che ha il punto di vista delle vittime, cioè guarda il mondo dalle sue ferite, dalle immense solitudini e dalle sofferenze degli uomini e dei popoli, dal loro bisogno di salvezza. Perché – per il Pontefice – è Dio stesso che fa così, per questo ha mandato suo Figlio a risollevare, abbracciare, curare e guarire questa povera umanità, smarrita, bisognosa e senza amore vero.

Se non si comprende questo suo punto di vista non si capisce quello che fa e che dice e si cerca di incasellare il Pontefice ora in uno schema ora in un altro, con risultati assurdi e fuorvianti.

Ecco la chiave per capire l’altro intervento di questi giorni del Dicastero dei laici, guidato dal card. Kevin Farrell: ha suscitato clamore e discussioni la sua recente lettera a Davide Prosperi, nuovo presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione. Continua

Il 22 settembre 1974 sul “Corriere della sera” uscì uno dei memorabili articoli di Pier Paolo Pasolini di quella stagione (poi raccolto negli “Scritti corsari”). Erano gli anni della scristianizzazione trionfante. Lo scrittore rifletteva sugli ultimi mesi del pontificato di Paolo VI arrivando a conclusioni drammatiche: “Il Potere reale non ha più bisogno della Chiesa e l’abbandona quindi a se stessa”.

Poi aggiungeva:

Se molte e gravi sono state le colpe della Chiesa (…) la più grave di tutte sarebbe quella di accettare passivamente la propria liquidazione da parte di un potere che se la ride del Vangelo (…). Essa dovrebbe passare all’opposizione (…) contro un potere che l’ha così cinicamente abbandonata, progettando, senza tante storie, di ridurla a puro folclore. Dovrebbe negare se stessa per riconquistare i fedeli (o coloro che hanno un ‘nuovo’ bisogno di fede) che proprio per quello che essa è l’hanno abbandonata. Riprendendo una lotta che è peraltro nelle sue tradizioni (la lotta del Papato contro l’Impero) ma non per la conquista del potere, la Chiesaproseguiva Pasolini “potrebbe essere la guida, grandiosa ma non autoritaria, di tutti coloro che rifiutano (…) il nuovo potere consumistico che è completamente irreligioso, totalitario, violento; falsamente tollerante, anzi, più repressivo che mai; corruttore; degradante. (…) O fare questo o accettare un potere che non la vuole più: ossia suicidarsi”. Continua

Il Papa ripete “fermatevi!” ai belligeranti e chiede protezione per tutti i popoli alla Regina della pace: martedì 31 maggio guiderà, dalla basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma, la preghiera del Rosario in collegamento con i maggiori santuari mariani del mondo, a cominciare da quello della Madre di Dio di Zarvanytsia, in Ucraina. Avrà accanto a sé anche una famiglia ucraina in rappresentanza delle popolazioni che più soffrono per le guerre.

Di illuminare le menti sull’insensatezza della guerra c’è assoluto bisogno perché è chiaro che – come il Pontefice sottolineò dopo Pasqua – non ci sarà nessun vincitore: ci saranno solo macerie. Materiali, economiche, morali e umane.

Questo monito, che due mesi fa potevano ritenere pacifismo irrealistico, oggi s’impone a tutti come un’evidenza. Pure nei governi si fa strada, sempre più, la consapevolezza che la guerra non è la soluzione, ma il problema. Lo hanno ripetuto personalità diversissime come Kissinger, Berlusconi e De Benedetti.

Ma alcuni attaccano il Papa per la guerra in Ucraina e sono di parte “progressista”. Anche altri catto-progressisti lo attaccano dalla Germania per diversi loro temi, ma la pace fino a ieri sembrava un tema di sinistra. Oggi non più. Continua

Oggi – Domenica in Albis – per la Chiesa è la festa della Divina Misericordia, istituita nel 2000 da Giovanni Paolo II e papa Francesco la celebra per la prima volta con una Messa pubblica nella Basilica di San Pietro.  Anche negli ultimi due anni lo ha fatto, ma a causa del Covid, in forma privata nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia.

La misericordia è il tema che ama: fondamento del suo pontificato. Nel 2016 il Pontefice ha indetto addirittura un Giubileo dedicato alla misericordia. Ma, a spiegare questa solenne celebrazione, c’è anche il momento storicoche viviamo col divampare di una guerra che rischia di diventare un conflitto mondiale che porta alla distruzione totale dell’umanità.

La messa del Papa in San Pietro per invocare la Divina Misericordia è un altro momento – come la Consacrazione della Russia e dell’Ucraina – con cui il Vicario di Cristo sta innalzando una barriera di preghiere (il katéchon di San Paolo) per fermare il dilagare nel mondo dell’odio fratricida e della guerra. È una “diplomazia soprannaturale” a cui il Papa ricorre, deluso da quella mondana. Continua

Papa Francesco esce fuori da tutti gli schemi ideologici e oggi – dopo nove anni del suo pontificato – continua a sorprendere e diventa sempre più evidente che gli occhiali manichei con cui lo si è guardato (progressismo/conservatorismo o modernismo/tradizionalismo) sono da buttare.

Il “pensiero binario” impone la logica dello schieramento, ma non fa capire la complessità della realtà. È “un Pontefice non facile da decifrare”, dice giustamente Massimo Borghesi. Lo dimostrano i giornali, che fino a ieri lo hanno osannato, infastiditi oggi per le sue posizioni sulla guerra. Le opposte tifoserie sono confuse.

PAPA INCOMPRESO

“Forse né gli uni, né gli altri, hanno mai compreso veramente il pontificato del primo papa non europeo. E oggi” scrive Americo Mascarucci nel libro “Papa Francesco in controluce” (Giubilei-Regnani)dobbiamo onestamente riconoscere di aver dato troppo per scontato papa Francesco, osservandolo con le lenti della faziosità e del pregiudizio, e spesso confondendo il suo messaggio, caricandolo di propaganda e ideologia. Al punto che chi lo ha sempre osannato si ritrova in parte deluso (come accade all’episcopato modernista tedesco, per esempio, che si attendeva aperture rivoluzionarie) e chi invece lo ha combattuto in buona fede, è costretto ad ammettere di non averlo capito”. Continua

“L’impressione è che l’intera umanità si stia recando a una sorta di appuntamento planetario con la propria violenza”. Lo scriveva, qualche anno fa, René Girard, uno dei grandi pensatori del nostro tempo.

Siamo arrivati a quell’appuntamento? Sebbene preoccupati dalla guerra in Ucraina, fatichiamo a comprendere la reale gravità della situazione. Eppure questa Pasqua dell’anno 2022 potrebbe davvero essere l’ultima. L’ultima della civiltà umana. Non è un’esagerazione.

L’escalation è evidente. Non c’è solo il probabile ulteriore allargamento della Nato a Finlandia e Svezia. Ormai l’impegno americano nella guerra è massiccio e dopo l’approvazione da parte di Biden dell’invio di nuove micidiali armi all’Ucraina per altri 800 milioni di dollari (3 miliardi dall’inizio della guerra), con la nota diplomatica del 12 aprile la Russia ha ufficializzato l’avvertimento finale: “Chiediamo agli Stati Uniti e ai suoi alleati di fermare l’irresponsabile militarizzazione dell’Ucraina, che comporta conseguenze imprevedibili per la sicurezza regionale e internazionale”. Continua